Le controversie più disparate sui social media (la più clamorosa, tra le ultime, lo ha visto dare del "pedofilo" a uno dei soccorritori dei bambini estratti dalla grotta in Thailandia); la decisione - annunciata in un Tweet e poi rimangiata - di togliere Tesla da Wall Street; un generalizzato crollo psicofisico, dovuto all'iperlavoro, che starebbe avendo gravi conseguenze anche sulla sua vita privata. Per Elon Musk è un periodo difficile, forse il più difficile di sempre. L'istrionico imprenditore ha bisogno di aiuto, sia dal punto di vista professionale che psicologico. E a dirlo è Jamie Anderson, fund manager di Baillie Gifford, il fondo di investimento scozzese che, con il 7,72% delle partecipazioni, è il principale investitore istituzionale di Tesla, nonché tra gli azionisti che convinsero Musk a fare marcia indietro sull'addio alla borsa.
Quel famoso tweet suscitò molta preoccupazione in Anderson, che - in un'intervista a Reuters - ha spiegato di averla condivisa con la Sec, l'autorità di borsa americana, interessata a scoprire su che base Musk sostenesse di avere già "assicurati i fondi" per l'uscita da Wall Street. L'imprenditore anelava al "delisting" in modo da non dover più correre dietro alle aspettative dei mercati, scandite dall'impietosa routine di bilanci trimestrali, in una fase che lo vede impegnato a cercare di portare in utile i conti del costruttore di auto elettriche, mancati ancora una volta gli obiettivi di produzione della Model 3.
Un vice per Elon
"Ha bisogno di aiuto, e intendo sia dal punto di vista psicologico che pratico", ha dichiarato Anderson all'agenzia stampa britannica, alla quale ha spiegato di aver esortato più volte Musk ad assumere un vice che gli consenta di assestarsi su ritmi di lavoro più umani. L'imprenditore si sarebbe mostrato aperto all'idea del fund manager, che lo avrebbe inoltre redarguito sulla sua eccessiva impulsività nell'affidare i suoi pensieri a Twitter, "non una gran cosa". Ma cosa farà la Sec, una volta ascoltato Anderson? "Non so cosa faranno con lui, ma non c'è alcuna implicazione su possibili comportamenti errati", ha proseguito Anderson, "credo che, naturalmente, volevano sapere se i grandi azionisti sapessero qualcosa di quel tweet sui fondi assicurati".
Anderson ha comunque giurato che la vicenda non ha intaccato la sua fiducia nello "straordinario amministratore delegato": "Crediamo che ci sia una buona possibilità che Tesla possa provare di essere una compagnia estremamente redditizia e avvantaggiata competitivamente, in grado di produrre elevati ritorni". Una fiducia non condivisa degli altri due principali investitori istituzionali, T. Rowe Price e Fidelity, che lo scorso trimestre hanno ceduto oltre tre milioni di azioni Tesla ciascuno.
Tesla perde pezzi
Che non tutti stiano riuscendo a mantenere la pazienza con l'ex ragazzo prodigio è inoltre evidente dalle dimissioni eccellenti che stanno decimando gli alti dirigenti della compagnia. Secondo Bloomberg, Justin McAnear, vicepresidente della divisione finanza mondiale, starebbe per abbandonare la neve dopo che, lo scorso aprile, il capo degli ingegneri, Shen Jackson si era preso un aspettativa, in teoria per motivi familiari, trasformatasi la settimana scorsa in un addio irrevocabile.