Martedì 7 agosto le azioni di Tesla hanno fatto un balzo in Borsa del 6% dopo che il suo fondatore e amministratore delegato, Elon Musk, ha avanzato su Twitter l'ipotesi di privatizzare la compagnia e abbandonare quindi la quotazione in Borsa. Le azioni sono aumentate del 11% a 379 dollari.
"Sto considerando di rendere Tesla privata a 420 dollari. I soldi ci sono", ha scritto l'imprenditore. La conferma è arrivata due ore dopo, in una nota ufficiale della società come lettera ai dipendenti di Musk, in cui conferma intenzioni, spiega il piano, e dà spiegazioni sulle ragioni della sua decisione. La mossa potrebbe portare la società a valere circa 70 miliardi, e potrebbe diventare di diritto la più grossa operazione di privatizzazione di una società quotata, almeno nella storia americana.
A dirla tutta subito dopo il tweet in pochi l'hanno preso sul serio. "Fa sul serio?" si chiedevano in molti su Twitter, giocando sul fatto che il prezzo 420 dollari per azione era in realtà una presa in giro (420 è il numero con cui si identifica la cultura dei consumatori di cannabis), altri lo accusavano di distorcere palesemente il mercato azionario. Ma la conferma è arrivata qualche ora dopo. Scrive Musk nella lettera, che qui riportiamo in versione integrale.
Am considering taking Tesla private at $420. Funding secured.
— Elon Musk (@elonmusk) 7 agosto 2018
La lettera di Elon Musk
"Oggi ho annunciato che sto pensando al delisting di Tesla ricomprando le azioni ad un prezzo di 420 dollari per ognuna. Volevo rendervi partecipi del mio ragionamento, e perché penso che questo sia il miglior percorso da seguire".
"Innanzitutto, non è stata ancora presa una decisione definitiva, ma la ragione sta nella necessità di creare un ambiente in cui Tesla funzioni al meglio. Come azienda quotata, siamo soggetti a oscillazioni selvagge nel nostro prezzo delle azioni che può essere una grande distrazione per tutti coloro che lavorano in Tesla, e tutti gli azionisti. Essere pubblici ci sottopone anche al ciclo dei profitti trimestrali, che esercitano un'enorme pressione su Tesla a prendere decisioni che potrebbero magari essere giuste per un certo trimestre, ma non necessariamente giuste per il lungo termine".
"Infine, essere quotati significa anche molte persone hanno più motivi per attaccare la società. Sono convinto che lavoriamo al meglio quando tutti sono concentrati sulla nostra missione a lungo termine e quando non ci sono incentivi perversi di persone che vogliono cercare di danneggiare ciò che tutti stiamo cercando di ottenere. Questo è particolarmente vero per un'azienda come Tesla che ha una missione lungimirante. Ma SpaceX è un esempio perfetto: è molto più efficiente dal punto di vista operativo e ciò è dovuto in gran parte al fatto che è privato".
"Questo non vuol dire che avrà senso per Tesla rimanere privata anche nel lungo termine. In futuro, quando Tesla entrerà in una fase di crescita più lenta e prevedibile, probabilmente avrà senso tornare sui mercati. Ecco, ciò che immagino con questa privatizzazione è che tenga insieme tutti gli azionisti, compresi tutti i nostri dipendenti".
"Innanzitutto, vorrei strutturare questo in modo che tutti gli azionisti possano scegliere. Possono rimanere investitori in una Tesla privata oppure possono vendere a 420 dollari per azione, che è un premio del 20% rispetto al prezzo delle azioni in seguito alla nostra richiesta di guadagni Q2 (che era già aumentata del 16%). La mia speranza è che tutti gli azionisti restino, ma se preferiscono vendere, ciò darebbe loro un bel premio".
"In secondo luogo, la mia intenzione è che tutti i dipendenti Tesla restino azionisti della società, proprio come accade a SpaceX. Se dovessimo diventare privati, i dipendenti sarebbero comunque in grado di vendere periodicamente le loro azioni e esercitare le loro opzioni. Ciò consentirebbe a voi di condividere ancora il valore crescente dell'azienda, quello che avete contribuito duramente a costruire nel tempo".
"In terzo luogo, l'intenzione non è quella di unire SpaceX e Tesla. Continuerebbero ad avere proprietà separate e strutture di governance. Tuttavia, la struttura prevista per Tesla è simile in molti modi alla struttura SpaceX: azionisti esterni e azionisti tra i dipendenti che hanno l'opportunità di vendere o acquistare circa ogni sei mesi".
"Infine, questo non ha nulla a che fare con l'accumulo di controllo a mio vantaggio. Possiedo circa il 20% della società ora, e non immagino che questo possa cambiare dopo che ogni accordo è stato completato. Fondamentalmente, sto cercando di raggiungere un risultato che permetta a Tesla di operare al meglio, libera il più possibile da distrazioni e pensieri a breve termine. Questa proposta di renderla privata dovrebbe essere realizzata con un voto dei nostri azionisti. Se il processo finisce nel modo in cui mi aspetto, una Tesla privata sarebbe in definitiva un'enorme opportunità per tutti noi. In ogni caso, il futuro è molto luminoso e continueremo a lottare per raggiungere la nostra missione".
Adesso lo scoglio del consiglio di amministrazione
Per Musk portare a termine questo piano potrebbe essere assai complesso. A cominciare dal fatto di dover negoziare con il proprio board, e poi con chi in questo momento possiede le azioni (gli servirà il 51% dei voti favorevoli in consiglio di amministrazione). E 20% in possesso di Musk non è una garanzia di successo.