Dopo merci, magazzini e (dati degli) utenti, ad Amazon mancano solo i servizi bancari per potersi intestare l’intera filiera del consumo. Da lungo tempo diventata qualcosa di diverso da un mero sito di e-commerce, la società di Jeff Bezos sta già considerando la possibilità di offrire ai propri clienti conti bancari, con possibilità di prelievi e versamenti. E nel futuro potrebbero esserci anche servizi finanziari.
“Pensiamo che Amazon sia ben posizionata per rivoluzionare l’industria”. La previsione arriva da Seattle, dove l’istituto di ricerca Sanford C. Bernstein & Co ha pubblicato un report nel quale si benedice un eventuale ingresso della società di Bezos nei servizi finanziari.
Le chiavi di Amazon per entrare nella finanza
Robot-consulenti e cento milioni di utenti Premium: questi gli elementi chiave per comprendere l’interessamento di Amazon alla finanza. Grazie all’intelligenza artificiale infatti l’azienda potrebbe offrire servizi di analisi e assistenza in tempo reale, rendendo così le operazioni finanziarie più permeabili al grande pubblico, si legge nel rapporto. Dall’altra l’enorme quantità di persone che hanno sottoscritto un account a pagamento sul portale di e-commerce costituiscono un’incredibile fonte di dati: cibo di cui si nutrono sia le intelligenze artificiali che le strategie di marketing.
Ma le suggestioni del mondo futuribile sono già acqua passata in Cina, dove la principale concorrente di Amazon, Alibaba, ha creato un fondo d’investimento che in breve tempo è diventato il più grande al mondo. Ant Financial Services Group, società controllata da Alibaba, ha infatti utilizzato il proprio metodo di pagamento, Alipay, come ponte per trascinare gli utenti nel fondo d’investimento: “Un modello che altre società tecnologiche potrebbero replicare”, scrive Bernstein.
E anche se Amazon non ha mai confermato di aver preso in considerazione i suggerimenti degli analisti, a marzo il Wall Street Journal aveva riportato di una serie di incontri tra l’azienda e J. P. Morgan. Obiettivo: portare l’azienda a offrire dei conti di deposito targati Amazon.
Se Amazon diventa una banca riduce i costi di commissione
“L’iniziativa non punta a far diventare Amazon una banca - spiega la fonte del giornale -. Ma un prodotto simile a un conto corrente consentirebbe alla società di ridurre le commissioni pagate alle aziende finanziarie e di raccogliere dati sui redditi dei consumatori e sulle loro abitudini di spesa”. Con l’unico limite, imposto dalle stringenti normative statunitensi, di non poter erogare prestiti. Prerogativa riservata agli istituti bancari.
E se l’idea di un conto corrente su Amazon può suonare strana, molti analisti sono concordi nel dire che la solidità del marchio funzionerebbe da garante per la qualità del servizio. Secondo una ricerca condotta da LendEdu, portale per l’erogazione di prestiti agli studenti e a privati, il 45 per cento degli intervistati sarebbe disposto ad affidarsi ad Amazon per il proprio conto bancario principale. Mentre il 49,6 per cento si dichiara disponibile ad avere un conto anche secondario presso l’azienda.
A fare gola sia alla multinazionale sia ai clienti potrebbero essere anche i molteplici modi di integrare i servizi. Secondo la Cnn, Amazon avrebbe già in serbo un servizio di trasferimento di denaro tra privati integrato con l’assistente vocale Alexa. Che presto potrebbe consentire anche di pagare un pieno di benzina con un comando vocale.
Il distacco da Facebook e gli altri
In un periodo di transizione dell’economia tech statunitense, Amazon punta a emanciparsi dall’accostamento ai social network compresi nella dicitura Faang (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google). E nella settimana in cui Twitter e Facebook subiscono il più grave crollo della loro carriera, la creatura di Bezos tira la volata e convince gli investitori. Nel secondo trimestre del 2018 infatti la società ha segnato una crescita delle vendite nette del 39 per cento a 52,9 miliardi di dollari, con un utile operativo che sfonda la quota dei 3 miliardi di dollari. Risultati raggiunti anche grazie a operazioni come l’acquisto della catena di supermercati Whole Food: come a dire che, dietro alle suggestioni del mondo smart, comunque sia l’economia più solida è sempre quella reale.