"Sono ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico da 45 giorni, mi è capitato già tre volte, a tavoli di trattativa, sentire grandi multinazionali che avevano preso soldi da noi negli anni passati dire 'a me non me ne frega niente, io me ne vado, vi lascio i lavoratori'. Dalla mattina alla sera hanno lasciato 400 lettere di licenziamento e se ne sono andati. E quando li incontravo, a parte il fatto che non si presentava neanche il numero cinque della struttura Europa, sentivo un atteggiamento di oltraggio allo Stato per come erano stati abituati in tutti questi anni".
Ripristinare il rispetto dello Stato
Chiama in causa i grandi gruppi, Luigi Di Maio, e la loro tendenza a delocalizzare, assicurando che l'atteggiamento delle istituzioni italiane nei loro riguardi è cambiato. "Erano stati abituati che gli davano i soldi - ha spiegato il vicepremier parlando ai lavoratori dell'azienda De Masi di San Ferdinando (Rc) - potevano sfruttare la nostra manodopera come volevano e poi se ne potevano andare. Io sento che in questo momento la cosa che dobbiamo ripristinare prima di ogni altra cosa è il rispetto dello Stato da parte di tutti, ma soprattutto da parte o degli altri stati o da parte di qualche grande gruppo multinazionale che crede di poter venire qui a fare quello che vuole".
La concorrenza dei paesi stranieri
Il vice presidente del Consiglio ha anche messo all'indice i Paesi stranieri che con la loro concorrenza danneggiano i prodotti italiani. "Negli anni - ha detto al riguardo - gli altri Paesi hanno fatto il loro mestiere, che era quello di portare i loro prodotti qui. Siamo noi che gli abbiamo lasciato fare questo loro mestiere, senza, come Stato, proteggere le nostre eccellenze". Il vicepremier ha citato il caso del Canada "che ci sta danneggiando nella filiera piu' bassa che è quella dell'agricoltura e dell'allevamento".
"Il libero commercio non è una religione"
Il libero commercio, ha detto rivolto a chi lo accusa di essere contro il libero scambio delle merci, "non è una religione, funziona se aiuta le nostre imprese. Se non funziona è perchè sta danneggiando la nostra economia". Al riguardo, Di Maio ha citato la norma sulle delocalizzazioni varate di recente dal governo "che cerca di premiare chi resta, perché le persone che sono su questo palco - ha detto rivolto agli imprenditori presenti - pagano le tasse e le loro tasse finiscono, sotto forma di incentivi, anche a grandi gruppi industriali che arrivano in Italia per aprire i loro stabilimenti. Sono i benvenuti - ha puntualizzato Di Maio - perchè noi vogliamo attrarre investimenti sul territorio nazionale".
"Ma se dopo due anni, dopo che ti sei fatto grande, dopo che hai comprato i macchinari con i soldi delle nostre tasse, dopo che hai assunto la nostra manodopera e l'hai usata per farti grande, vuoi prendere i macchinari e portarli in Romania, grazie alla nuova legge ci ridai i soldi con gli interessi e ti prendi anche una sanzione pecuniaria pari a 4 volte i soldi che hai avuto dallo Stato. Ciò significa cominciare a dire che questo non è il Paese dove puoi fare tutto quello che vuoi. Se vieni qui sei bene accetto se vuoi investire, ma poi resti sul territorio perchè l'Italia - ha spiegato - dà tanto con le sue manovalanze e anche con i propri strumenti".