Nell'accordo di governo M5s-Lega ci sono queste venti parole: “È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso gratuito alla rete Internet per ogni cittadino”. Difficile immaginare misure dettagliate a partire da venti parole. Il programma del Movimento 5 Stelle offre qualche indicazione in più. Ma per il Commissario dell'Agcom Antonio Nicita “il concetto di 'accesso gratuito a Internet' resta di difficile inquadramento”. E non è chiaro neppure se la “cittadinanza digitale” punti ad ampliare o confermare misure già previste.
Cosa dice il contratto sul digitale
Tanto per cominciare un dettaglio che dettaglio non è. Quelle venti parole non sono incluse nel paragrafo 27 (“Trasporti, Infrastrutture e Telecomunicazioni”) ma nel numero 20, relativo a “Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta”. La scelta, secondo Nicita, sottolineerebbe “che l’accesso non è visto come un problema infrastrutturale ma come uno strumento di partecipazione politica e sociale. Proprio per questo motivo – continua Nicita - probabilmente l’accesso viene legato al concetto di 'cittadinanza digitale alla nascita' e non, come si fa in ambito regolamentare a livello europeo, con la definizione di un diritto di accesso alla rete fisica su tutto il territorio nazionale a condizioni economiche accessibili”.
La cittadinanza digitale in Italia
Il concetto di cittadinanza digitale è stato già introdotto nell’ordinamento italiano già dal 2005, con il Codice dell’amministrazione digitale (CAD). E poi con la Carta della cittadinanza digitale (2017, pubblicata nel gennaio 2018). Ci sono quindi già sul campo domicilio digitale, pagamenti digitali per la PA, carta d'identità digitale, Spid (lo strumento che consente di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione utilizzando un'unica coppia di credenziali) e firma digitale. Nel programma elettorale del M5s, garantire la cittadinanza digitale significa realizzare fino in fondo il CAD, frenato - si legge nel documento firmato da Luigi Di Maio – dalla “mancata effettiva adozione dei provvedimenti attuativi”. Il Movimento 5 Stelle intende quindi “dare coerenza e concretezza all’insieme degli interventi che il Codice dell’Amministrazione Digitale prevede”, anche attraverso “un maggior coordinamento a livello centrale”. Nel contratto di governo, però, spiega Nicita, “non è specificato se l’intenzione sia quella di ampliare questo concetto ad altri servizi essenziali, o comunque riferire il concetto di cittadinanza digitale ad altri ambiti oltre che al rapporto con la pubblica amministrazione”.
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Ha senso parlare di “accesso gratuito” a Internet?
L'altro punto del programma riguarda “l'accesso gratuito alla rete per ogni cittadino”. Un concetto che, secondo Nicita, è di “difficile inquadramento. L’accesso ad Internet avviene sia da rete mobile che fissa, in regime di concorrenza, e quindi i prezzi sono disciplinati dalla competizione degli operatori. Ci sono poi tre strumenti diversi che, potenzialmente o nei fatti, contribuiscono l'accesso a Internet dei cittadini, sebbene non in modo gratuito: c'è l’obbligo di servizio universale, attraverso il quale si assicura al cittadino l’accesso alla rete telefonica a banda stretta e alla telefonia, che potrebbe evolvere verso la banda larga in futuro; i progetti di copertura di reti ad altissima velocità sussidiati dallo stato che riguardano l'accesso alle reti ad altissima capacità (oltre 30 e addirittura 100 MB/sec); i voucher alla domanda, sempre su reti ad alta capacità. In tutti questi casi però, non vi è mai il riferimento ad un accesso gratuito tout court”.
Come funzionano le tariffe agevolate
Il servizio universale, infatti – spiega Nicita – passa da un operatore designato (TIM) che si fa carico di fornire accesso a banda stretta a 56K e telefonia vocale, ad un prezzo accessibile definito da AGCOM. L'Autorità “ha segnalando al Governo la necessità diaumentare la banda minima disponibile in accesso da 56 Kb/sec ad almeno 2 Mb/sec. Se il Governo (e in particolare il Mise) vorrà sposare questa proposta, AGCOM dovrà ricalcolare il costo netto del servizio universale in capo a TIM, che poi dovrà essere ripartito su tutti gli operatori che contribuiscono al finanziamento del fondo, a costo zero per lo Stato”. Per quanto riguarda il prezzo del servizio universale, vi sono oggi due tariffe da analizzare. La prima è quella generale per l’accesso, ora pari a 19 euro al mese, applicabile a tutti. La seconda è invece quella agevolata, definita per categorie diconsumatori a basso reddito. “AGCOM – aggiunge Nicita - sta licenziando in questi giorni un provvedimento in cui si invita l’operatore designato TIM a formulare offerte a banda larga flat scontate anche per la clientela che ha diritto alla tariffa agevolata”.
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Voucher e banda ultralarga
Il contratto non scende in particolari, ma il programma del Movimento punta a “incentivare le amministrazioni a intraprendere delle politiche volte a evitare l'esclusione delle categorie più disagiate” attingendo ai risparmi di circa 1,3 miliardi di euro ottenuti nell'assegnazione dei bandi Infratel. Una scelta che si pone in continuità con quanto già previsto. “Sia il finanziamento alla costruzione di reti di nuova generazione che i voucher sono parte della Strategia italiana per la banda ultralarga, approvata dal Consiglio dei ministri nel marzo del 2015”, afferma il Commissario AGCOM. “Questo piano ha l’obiettivo di garantire, entro il 2020, la connettività a 30 Mbps a tutti i cittadini e a 100 Mbps all’85% della popolazione italiana, attraverso sia interventi sull’offerta che sulla domanda. I progetti pubblici ora coprono praticamente l’intero Paese”.
I risparmi realizzati in fase di assegnazione si sono già tradotti in una delibera del CIPE “per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori, siano esse imprese o famiglie”. Cioè, in sostanza, una misura confermata nel programma del Movimento 5 Stelle, che assegnerebbe “voucher da destinare alle famiglie tramite gli operatori, per favorire l'allaccio e la connessione alla rete super veloce”. “Si tratta – spiega Nicita - di contributi una tantum. Per le imprese il contributo massimo si aggira attorno a 10.000 euro per azienda, mentre quello per le famiglie (ancora da definire operativamente) dovrebbe essere di 150 euro”.
Infrastrutture digitali: niente di nuovo
Insomma, niente di rivoluzionarie nel governo del cambiamento, tra misure già applicate e volontà di ampliarle (anche se ancora non si sa come). Un tratto che accomuna le forze a Palazzo Chigi con quelle all'opposizione. “I programmi delle campagne elettorali dei vari partiti sul tema della infrastrutturazione digitale – sottolinea Nicita - si ponevano in sostanziale continuità con il piano del governo nel quadriennio 2014-2018: forti spinte sulla banda ultra larga, infrastrutturazione in fibra, copertura omogenea a livello nazionale, misure di incentivazione dal lato della domanda (voucher), un ritorno di‘indirizzo’ pubblico sul governo delle reti e spinta al 5G”. “Il contratto - conferma Francesco Sacco, professore della SDA Bocconi School of Management ed esperto dieconomia digitale - completare piani già esistenti. I costi infrastrutturali sono già abbattuti dal piano banda ultralarga. Il vero tema è che avrebbero dovuto avere il coraggio di osare di più. Non mi sembra che nell'accordo di governo si comprenda che per il Paese, la corruzione, la trasparenza, l'efficienza il digitale non è uno strumento possibile ma lo strumento necessario”.