C’è un elemento che potrebbe gettare una luce diversa sulla decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di opporsi alla nomina di Paolo Savona all'Economia. L'ottantunenne economista di origine cagliaritana, individuato dai leader di M5s e Lega come inquilino ideale di via XX Settembre, probabilmente non è l’autore diretto di quello che è stato chiamato il Piano B, ovvero un piano di uscita ordinata dell’Italia dall’Euro. "Non avrei mai messo in discussione l'euro, ma avrei chiesto all'Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall'interno di tutti i paesi-membri", ha scritto il prof oggi. Ma sicuramente Savona è vicino al think tank Scenarieconomici.it al quale ha spesso affidato la pubblicazione delle sue riflessioni, anche quest'ultima, fino alla lettera aperta a Mattarella dove cercava di rassicurarlo sulla sua fedeltà all’Europa, pur non menzionando la moneta unica.
Per funzionare il Piano B deve essere segreto
Bene, sul sito Scenarieconomici, sito schiettamente euroscettico, dove più volte sono state pubblicate idee contrarie alla moneta unica, si può trovare facilmente quello che sarebbe stato questo Piano B, ovvero il "ritorno ordinato alla sovranità monetaria". La serie di slide ha come titolo: “Il Piano B per l’Italia nella sua interezza!”.
La numero 25 recita: “Segretezza o divulgazione?”, dove si legge che “il grado di riuscita del Piano B è in funzione del livello di segretezza e riservatezza che si riesce a mantenere in quanto la divulgazione anche parziale potrebbe pregiudicare l’efficacia operativa in caso di improvvisa adozione”. Se non rimaneva segreto, alle istituzioni e all'opinione pubblica, non avrebbe avuto successo.
Di conseguenza, per garantirne l'efficacia, poche persone avrebbero dovuto esserne al corrente. Poche persone riunite in una “Cabina di regia”, con l’istituzione di un “Comitato” ad hoc per la pianificazione delle procedure necessarie. Al Comitato avrebbero dovuto inoltre partecipare membri designati della Banca d’Italia, il ministero dell’Economia, il ministero dell’Industria (oggi Sviluppo economico), quello del Lavoro e quello degli Esteri, insieme alla Consob, al Nel e al Copasir.
Savona non lo preferiva, ma lo conosceva bene
Quello che si legge, più che un piano, è un modus operandi, che il think thank vicino a Savona aveva ipotizzato (lui figura tra coloro che hanno elaborato il Piano, anche se lo stesso sito ha precisato nei giorni scorsi che invece non è così). Savona si era detto sicuro, in diretta televisiva qualche anno fa a L’Infedele di Gad Lerner, che un tale piano fosse già stato pensato dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dalla Banca d’Italia. Benché non ne fosse l’autore diretto, e benché si sia sempre detto favorevole ad un ripensamento dell’Euro e non alla sua cancellazione se non come estrema ratio, comunque Savona ha partecipato a diverse conferenze e discussioni su come attuare il Piano B, come lo stesso Scenari economici ricorda.
Savona ha avuto legittime posizioni contrarie all’Euro, anche molto dure. Il gruppo di economisti a lui vicini ha esplicitamente spiegato come doveva funzionare la rottura dell’Euro e il ritorno dell’Italia ad una totale sovranità monetaria.
La prima bozza del 'Contratto' e quell'uscita dall'Euro, poi sparita
E nella prima bozza del contratto di governo, quella pubblicata da Huffington Post, Lega e Movimento 5 stelle parlavano chiaramente di ipotesi di uscita dell’Italia dall’Euro, anche se poi quella parte è stata modificata nella versione definitiva.
Dell'uscita dall'Euro, nei dialoghi tra Lega e M5s, di sicuro quindi si è parlato. E il fatto che poi si sia deciso di non pubblicare più quella parte al momento è oggetto di mistero, perché non è chiaro se alla fine i due partiti ci abbiano ripensato, o se abbiano evitato di pubblicare quella parte per evitare di agitare i mercati anzitempo con conseguenze difficili da prevedere. In un modo o nell'altro, il ministro che avrebbe potuto portare (in ipotesi, o in concreto) l'Italia fuori dall'Euro doveva essere Savona e nessun altro.
I dubbi di Mattarella visti da un'altra prospettiva
Di qui forse i dubbi di Mattarella sull'economista. Cosa sarebbe successo se i tentativi di cambiare le regole dell'euro dal di dentro non avessero soddisfatto a pieno i leader dei due partiti? A guardare le cose con ordine, la pubblicazione della prima bozza, l’idea di un piano segreto di uscita dall’Euro e un ministro che quel piano lo conosceva bene, pur ribadendo di non preferirlo in assoluto, non si può escludere che sia stata questa serie di elementi ad aver allarmato il Capo dello Stato. Scelta opinabile dal punto di vista politico, ma legittima dal punto di vista costituzionale.
Nel Piano B infatti si legge apertamente che questa opzione segreta sarebbe stata una rottura dei trattati europei, e il Presidente della Repubblica può opporsi ad una nomina che li metterebbe in discussione, come abbiamo appreso in queste ore.
Ma l’Italia potrebbe uscire dall’Euro per volontà politica, si legge ancora nel testo. Cosa che al momento manca per un argomento così complesso e con conseguenze al momento imprevedibili. Ieri Mattarella infatti ha ricordato che l’ipotesi di uscita dall’Euro non è stata oggetto della campagna elettorale. Ma al momento non è escluso che possa diventare oggetto della prossima. A quel punto, comunque vadano le cose, addio segretezza.