Apple sarà la prima "trillion dollar company", cioè la prima società con una capitalizzazione superiore ai mille miliardi di dollari. Il traguardo è in vista da tempo, ma adesso è davvero a un passo: la Mela ha chiuso l'ultima seduta a 964,27 miliardi.
La spinta finale: conti e buyback
A spingere il titolo sono stati i dati dell'ultima trimestrale: fatturato oltre le attese, a 61,1 miliardi e in aumento del 16% anno su anno; utili a 2,73 dollari per azioni e 13,82 miliardi, il 25% in più del secondo trimestre 2017. Dalla diffusione dell'ultimo bilancio, il titolo ha guadagnato l'11,5%. Merito però non solo del conto economico ma anche del piano di riacquisto di azioni proprie per 100 miliardi di dollari. L'iPhone X e il suo prezzo hanno condizionato le unita' vendute (52,2 milioni di smartphone, solo il 3% in più rispetto a un anno fa) ma hanno fatto lievitare incassi totali e spesa media per ogni dispositivo (passata da 655 a 728 dollari). Lo squilibrio di un bilancio ancora troppo dipendente dagli iPhone è bilanciato dai risultati dei Servizi (tra i quali AppleCare, Apple Pay, App Store): sono cresciuti anno su anno del 31% e dell'8% in un solo trimestre. Quindi non solo crescono ma accelerano. E ormai sono (di gran lunga) la seconda voce di ricavi: 9,2 miliardi, pari al 15% del fatturato.
Una compagnia grande come uno Stato
A furia di snocciolare numeri, si rischia di perdere le dimensioni complessive raggiunte da Cupertino: 61,1 miliardi di fatturato in un trimestre significa macinare in 90 giorni il prodotto interno lordo di Paesi come Panama e Uruguay. Prendendo l'intera annata (il 2017, chiuso con 229 miliardi di dollari di ricavi) Apple 'vale' quanto il Portogallo.
I meriti di Cook
Se a Jobs (fondatore con Wozniak) si riconosce la paternità stilistica di Apple, spesso si dimentica il ruolo cruciale di Tim Cook nel successo finanziario della società. Proseguendo sulla linea Jobs, ma imprimendo anche forti sterzate (come l'ampliamento dei formati degli smartphone), Cook è alla guida dal 2011. Per Recode, che nel 2017 lo ha inserito al quinto posto tra le personalità nel mondo tecnologico, è "ufficialmente un sottovalutato". Perché l'ombra di Jobs, più carismatico, copre i meriti dell'attuale ceo. Spiegate però dai numeri: negli ultimi cinque anni, il valore delle azioni Apple è triplicato.
Il fondatore dimenticato
Quando Apple toccherà i mille miliardi, ci sarà chi festeggerà e chi si mangerà le mani. Chissà come la prenderà Ronald Wayne, "il fondatore dimenticato". Oltre a Jobs e Wozniak c'era anche lui. Oggi ultraottantenne (quindi più anziano dei due colleghi) deteneva una quota del 10%. La vende nel 1976, appena la società incassa la prima commessa, per 800 dollari. Oggi varrebbe centinaia di milioni di dollari. Il traguardo dei mille miliardi potrebbe essere raggiunto il giorno del compleanno di Wyne, il 17 maggio.
Milionari con pochi risparmi
Per capire quanto sia stata ghiotta l'occasione di investire in Apple, basta fare i conti in tasca a chi abbia puntato sulla Mela qualche centinaio di dollari nel 1980. Nel corso degli anni, infatti, Apple è ricorsa per quattro volte al cosiddetto frazionamento azionario: per rendere la società piu' liquida e aprire il capitale a nuovi investitori, il gruppo ha diviso ogni azione in due nel 1987, nel 2000 e nel 2005. E addirittura le ha spezzettate in 7 parti nel 2014. Risultato: chi avesse comprato 100 titoli Apple 28 anni fa per 2.200 dollari (resistendo alla tentazione di vendere), oggi ne avrebbe 5.600. Che ai valori attuali varrebbero poco più di un milione di dollari. Senza contare i dividendi incassati.
La rimonta di Amazon
Ormai ci sono pochi dubbi sul fatto che sarà Apple a essere la prima "trillion dollar company". Ma potrebbe presto ritrovarsi in compagnia. Amazon è infatti a quota 780,77 miliardi. Ha superato Alphabet (altra papabile "trilionaria", a 765 miliardi). E cresce a un ritmo molto piu' sostenuto della Mela. Le azioni di Cupertino si sono apprezzate del 24% negli ultimi 12 mesi. Quelle di Amazon del 70%.