Italiaonline ha chiuso il 2017 con un bilancio positivo, ma il piano 2018-2020 prevede 400 esuberi (La Stampa). Ecco chi è e cosa fa.
Che cosa fa Italiaonline
Italiaonline è una società nata nel giugno 2016 dalla fusione di Italiaonline e Seat Pagine Gialle. L'obiettivo era sposare l'anima digitale (nel dna di Italiaonline) con un editore nato con la carta per "creare - si legge nel comunicato che sanciva il matrimonio - il leader di mercato nel settore della pubblicità digitale e dei servizi internet per le piccole e medie imprese in Italia".
La vecchia Italiaonline aveva portato sotto lo stesso tetto - dopo una serie di operazioni - i due maggiori portali internet italiani (Libero.it e Virgilio.it).
A questi si sono aggiunti Supereva, DiLei, QuiFinanza, SiViaggia, Buonissimo. A seguire il matrimonio con Seat PagineBianche, PagineGialle e TuttoCittà. Secondo l'ultimo bilancio, la rete di siti raggiunge oltre 18 milioni di utenti al mese. Ma Italiaonline non produce solo contenuti: è un'agenzia pubblicitaria (con 250 clienti) e un'agenzia digitale che fornisce servizi a circa 250.000 Pmi. Due due terzi del fatturato arrivano dal digitale.
I conti della società
Il 15 marzo scorso il cda ha approvato il bilancio del 2017. Per bocca dell'ad, Antonio Converti, la società si è detta "molto soddisfatta dei risultati raggiunti che, unitamente alla crescita dei risultati operativi, hanno mostrato nel corso dei diversi trimestri dell'esercizio un deciso miglioramento della tendenza dei ricavi supportato dallo sviluppo positivo del segmento digitale".
L'anno si è chiuso con un utile netto di 26,4 milioni, in crescita del 17% rispetto al 2016, anche se con fatturato in calo del 10% (a 338,5 milioni). Si tratta di dati "in linea con le attese", accompagnati da un incremento dei margini operativi. Si tratta di dati "in linea con le attese", accompagnati da un incremento dei margini operativi. Italiaonline ha distribuito agli azionisti un dividendo di 80 milioni a maggio 2017. Ce ne sarà un altro poco oltre i 204.000 euro destinato ai soli azionisti di risparmio.
Perché i 400 esuberi, nonostante i conti
Gli esuberi fanno parte del piano industriale 2018-2020, che prevede una crescita dei ricavi al 2020 tra il 4 e il 6 per cento e un'ebitda (il margine operativo lordo, ovvero il reddito della società senza considerare le tasse e gli interessi, ndr) tra il 23 e il 25 per cento. Le uscite programmate dall'azienda sono in tutto 400 e colpiscono in gran parte (248 dipendenti) la sede di Torino. Sede che dovrebbe essere depotenziata anche con il trasferimento di 241 lavoratori dal Piemonte a Milano. Secondo una stima della Slc-Cgil di Firenze, Prato e Pistoia, dovrebbero esserci circa 60 esuberi anche in Toscana.
Il piano industriale messo a punto dall'azienda prevede "il progressivo, indispensabile inserimento di 100 nuove posizioni professionali di alta specializzazione digitale non presenti in azienda". Tra tagli e accorpamenti, l'azienda prevede di risparmiare "circa 50 milioni" tra il 2018 e il 2020.
I sindacati protestano sia contro gli esuberi sia contro le ricollocazioni, affermando che l'azienda è sana. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, si è schierata al loro fianco, parlando d "decisione inaccettabile" alla luce dei bilanci. Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, si sta occupando della vicenda e lancia un messaggio: "I lavoratori non devono abbandonare la speranza".