Dopo mesi di trattative convulse e false partenze, Londra e Bruxelles sono riuscite a stringere un primo accordo sulla Brexit. Lo spettro di un'uscita disordinata della Gran Bretagna dalla Ue, le cui conseguenze sarebbero imprevedibili, non si è però del tutto allontanato. Per evitare sorprese, Ryanair ha quindi deciso di fondare una nuova sussidiaria con sede nel Regno Unito, Ryanair Uk, la quale ha inoltrato una richiesta di Certificato di Operatore Aereo alle autorità britanniche, così da poter continuare a solcare indisturbata i cieli d'Albione qualora le cose si mettessero male.
A differenza di altri settori, il mercato dell'aviazione non può appoggiarsi su regole della World Trade Organization qualora vengano meno gli accordi tra i Paesi interlocutori. Una volta che la Gran Bretagna sarà uscita dall'Unione Europea, perderanno validità gli accordi stretti in materia a livello europeo. È pertanto necessario che la Ue e Londra stringano un accordo bilaterale entro il prossimo settembre. In caso contrario, Ryanair verrà qualificata come operatore straniero e non potrà più garantire le rotte interne in Gran Bretagna a partire dal marzo 2019, il termine ultimo entro il quale dovrà essere finalizzata l'intesa sulla Brexit. La maggior parte degli osservatori afferma che, data l'importanza della materia, almeno un accordo provvisorio verrà raggiunto. Michael O' Leary, il numero uno del vettore low cost irlandese, non vuole però rischiare. Lo scorso autunno il manager aveva diffuso una nota nella quale affermava che le autorità britanniche non si sono rese pienamente conto del devastante impatto che una "hard Brexit" avrebbe sul settore dell'aviazione. E O' Leary non è solo nella sua perplessità. Un'altra grande compagnia low cost, EasyJet, che ha invece sede legale nella capitale inglese, ha fatto l'inverso, aprendo una sussidiaria a Vienna per prepararsi a ogni evenienza.