È la settimana chiave per le audizioni di fronte alla commissione d'inchiesta sulle banche.
Dopo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che ha chiarito di non aver mai autorizzato ministri a occuparsi della vicenda Banca Etruria e prima dell'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni (il quale dovrà chiarire se davvero Maria Elena Boschi aveva premuto perché Piazza Cordusio rilevasse l'istituto aretino) tocca al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, per l'occasione "riabilitato" dal segretario del Pd, Matteo Renzi, che ne aveva chiesto la testa identificandolo come il responsabile, almeno per omissione, delle crisi bancarie degli ultimi anni. Un'interpretazione opposta dell'audizione viene proposta dal Movimento Cinque Stelle, secondo il quale le parole di Visco, lungi dal "fugare i dubbi" su possibili interferenze del governo Renzi, le confermerebbe.
"Renzi mi chiese di Banca Etruria, Boschi no"
Davanti alla commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini, Visco ha affermato che l'allora ministro delle Riforme "non effettuò nessuna sollecitazione di alcuna natura in favore di Banca Etruria nè chiese informazioni riservate" nell'incontro con il vicedirettore di Palazzo Koch, Fabio Panetta, al quale avrebbe espresso solo "dispiacere e preoccupazione per le conseguenze per il territorio".
"Pressioni no, siamo persone mature che sanno che di certe cose non si parla e non ne abbiamo parlato", ha aggiunto, "Boschi ha chiarito esplicitamente di non voler trattare atti su Etruria e di non aver nulla da recriminare per la sanzione ma ha espresso preoccupazione per l'economia della provincia la cui crisi avrebbe potuto essere aggravata dalla crisi del credito, sottolineando che bisognava stare attenti".
"L'ex premier mi parlò degli orafi"
L'ex presidente del Consiglio, invece, chiese al governatore informazioni sulla possibile aggregazione tra Banca Etruria e Popolare di Vicenza, domanda al quale Visco non rispose: "Renzi parlò degli orafi. Era l'aprile del 2014. Io la presi come una battuta questa sugli orafi e come tale risposi, non entrai per niente nelle questioni di vigilanza. In un successivo incontro, ci fu la richiesta di Renzi di parlare di banche in difficoltà e io risposi che di banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell'Economia".
Visco ha poi negato ogni screzio con il leader dem: "Ho avuto rapporti di collaborazione pienissimi con il governo Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Nei miei colloqui con i presidenti del Consiglio, non c'è mai stato uno screzio, sempre ampia condivisione".
"Non è vero che non abbiamo vigilato"
Visco ha poi respinto le accuse di "evidenti e gravi responsabilità nella gestione e perfino nella genesi di queste crisi": "La mala gestio di alcune banche c'è stata e l'abbiamo più volte sottolineato. Le gravissime condizioni dell'economia hanno fatto esplodere le situazioni patologiche. A determinare l'evoluzione del sistema finanziario italiano non è stata una vigilanza disattenta ma la peggiore crisi economica nella storia del nostro paese. Nell'opinione di alcuni la Banca d'Italia avrebbe sempre detto che 'andava tutto bene' e avrebbe sottovalutato la situazione quando con la seconda recessione, innescata nel 2011 dalla crisi dei debiti sovrani, una nuova ondata di deterioramento della qualità dei crediti si e' aggiunta a quella sopportata dalle banche nel triennio precedente. Non è vero".
Renzi: "Grazie governatore, fine del linciaggio verbale"
"Ringrazio molto il governatore Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio governo nella sua audizione di questa mattina", è la reazione di Renzi, che glissa sulle accuse respinte da Bankitalia, "confermo che abbiamo sempre avuto la massima collaborazione istituzionale, anche quando non eravamo d'accordo su tutto nel merito. Mi fa piacere che egli finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Ringrazio dunque il governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio governo".
E la questione degli orafi? "Rivendico il fatto di essermi interessato a tutti i singoli territori, nessuno escluso, oggetto di crisi bancarie. Le difficoltà del calzaturiero marchigiano o del settore orafo aretino o dell'export Veneto o del turismo pugliese stavano a cuore a me e al mio governo come possono testimoniare le mie iniziative pubbliche e i numerosi incontri con Banca d'Italia, svoltisi sempre alla presenza di collaboratori e colleghi, quali Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio".
Il Movimento Cinque Stelle dà però un'interpretazione diverse dell'audizione di Visco.
Visco svela le pressioni di Renzi su Banca Etruria
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 19 dicembre 2017
Per uno scandalo di questa portata un vero partito democratico avrebbe già mandato a casa il suo segretario
Come fa il PD a subire in silenzio questa violenza istituzionale?
Fino a quando, dunque, abuserete della nostra pazienza?
"Ecco sbugiardato anche Renzi. L'ex premier ha sempre sostenuto di non aver mai avuto rapporti con le banche, se non per due mutui a lui intestati. Le battute stanno a zero: oggi apprendiamo dal governatore Visco che il segretario Pd gli chiese per ben due volte notizie su Etruria. E in maniera impropria, visto che il numero uno di via Nazionale si rifugiò nel segreto d'ufficio e spiegò che di certi temi parlava soltanto con il ministro dell'Economia", affermano i membri M5S della Commissione di inchiesta sul sistema bancario, "siamo di fronte a una manovra a tenaglia di Renzi e Boschi. Perché Visco conferma che l'ex ministra espresse preoccupazione pure al vice direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta, in ben due incontri, oltre che a Vegas. E già la preoccupazione di un ministro - aggiungono i portavoce Cinquestelle - è una pressione indebita su un organismo che dovrebbe essere indipendente, talmente indipendente che i parlamentari non possono nemmeno indirizzare ad esso un'interrogazione".