Le startup europee attirano sempre più capitali e si quotano con buoni risultati. Ma l'Italia "non riesce a esprimere le sue potenzialità". Il terzo report di uno dei fondi di venture capital che più hanno fatto la storia del tecm Atomico, tra gli investitori di Skype, GoEuro e Stripe, definisce il 2017 "un grande anno" ma tira le orecchie al nostro Paese. Nel report State of European Tech l'Italia, nonostante sia tra i Paesi più ricchi al mondo, non è stata capace di sviluppare un ecosistema degli investimenti in innovazione commisurato al suo potenziale.
Gli investimenti in Europa, dove si corre
Le imprese tecnologiche del continente hanno attratto 19 miliardi di dollari, un balzo notevole rispetto ai 14,5 miliardi del 2016 (e con un mese di tempo per arrotondare il bilancio finale). Il merito (ed è un segnale di maturazione) è la crescita di grandi round: quelli oltre i 50 milioni di dollari sono stati più di 50: un record, che fino a ora apparteneva al 2015 (con 43 round). Il volume degli investimenti, afferma il report, cresce non solo grazie alla propria benzina: si rafforza il ruolo degli investitori extra-continentali.
Nel 2017, sono stati più di 200 i fondi statunitensi ad aver investito in Europa. Un numero raddoppiato rispetto a cinque anni fa. Le buone notizie arrivano anche dall'Asia, che ha contribuito al monte investimenti con 1,8 miliardi di dollari. Merito soprattutto della grande attività di SoftBank: il gruppo giapponese ha guidato un round da 502 milioni in Improbable Worlds, startup londinese che sviluppa mondi virtuali.
Le startup europee si sono dimostrate attivi anche sul fronte Ipo: le piazze europee hanno visto più quotazioni di qualsiasi altro mercato al mondo. Una scelta che paga: il rapporto afferma che le compagnie tecnologiche quotate hanno guadagnato, in media, un quarto del proprio valore rispetto al loro esordio. Negli Stati Uniti il progresso si ferma al 6%.
Di riflesso, tra grandi investimenti e quotazioni, si rimpolpa il gruppo degli unicorni europei: le società tecnologiche con una valutazione superiore al miliardo di dollari sono 41. Sette delle quali sono state fondate dopo il 2003. Tra gli ultimi ingressi ci sono quelli di Purple Bricks, piattaforma britannica per il settore immobiliare, e Rovio, la società che sviluppa Andry Birds (da pochi mesi approdata in borsa).
In Italia qualcosa non ha funzionato, ma...
In un contesto europeo positivo, l'Italia stona. Soprattutto (e non è una novità) per la carenza di investimenti: un centinaio di milioni nel 2017. L'Italia "non è stata capace di generare un ecosistema del venture capital che ne rispecchi il potenziale". Anche se "è incoraggiante che oggi gli investitori tendano a investire anche in scene meno conosciute che sarebbero state trascurate fino a pochi anni fa". Il dato sugli investimenti in startup pro-capite parla da sè: in Italia è di 3 dollari. Israele (304 dollari) e Stati Uniti (246) sono su un altro pianeta.
Ma sono lontani anche Regno Unito (59 dollari), Francia (45) e Germania (26). Tra i Paesi presi in esame da Atomico, solo Russia e Turchia fanno peggio. A livello internazionale, l'Italia riesce ad attirare solo il 2,8% dei lavoratori in ambito tecnologico (è nona in Europa). Ma è italiano il 5% degli specialisti che hanno deciso di emigrare (ponendo l'Italia al quinto posto in questa graduatoria). Tradotto: l'Italia ha un saldo negativo di talenti. Quelli che se ne vanno sono meno di quelli che arrivano.