Nel sempre più acceso dibattito sul rapporto dei regolatori ufficiali con le criptovalute, ancora non definito nella maggior parte dei paesi, la Russia ha delineato la sua posizione: non introdurrà un bando su questi strumenti finanziari, come fatto di recente dalla Cina, ma mira a porne sotto il controllo dello Stato sia emissione, che circolazione, tanto che sui portali specializzati c'è già chi parla di "criptorublo".
I timori del Cremlino
Le linee guida sono state dettate dal presidente Vladimir Putin in un incontro, a Sochi martedì, con il governatore della Banca centrale, Elvira Nabiullina, il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, il consigliere economico del Cremlino, Andrei Belousov, e Serghei Solonin, direttore generale della società Qiwi, che gestisce il più grande sistema di pagamenti elettronici del paese. "L'uso delle criptovalute comporta seri rischi", ha avvertito Putin, tra cui il riciclaggio di denaro, l'evasione fiscale e il finanziamento del terrorismo. "Inoltre, non vi è sicurezza per le criptovalute", ha proseguito, "se il sistema collassa o se si verifica una bolla, non ci sarà un'entità legale che ne sarà responsabile. Questa è una questione seria, che dobbiamo tenere a mente quando parliamo di un tale argomento".
Piuttosto che tentare di risolvere la questione con un divieto, il capo del Cremlino ha chiesto di costruire, "sulla base dell'esperienza internazionale, un sistema normativo che renda possibile codificare le relazioni in questa sfera, proteggere in modo affidabile gli interessi dei cittadini, del business e dello Stato e fornire le garanzie legali per l'uso di strumenti finanziari innovativi". Allo stesso tempo, Putin ha voluto sottolineare che "è importante non porre troppe barriere, ma piuttosto fornire le condizioni fondamentali per aggiornare e far progredire il sistema finanziario nazionale".
Il mining? Sia regolato dallo Stato
Quella di martedì è stata la prima riunione con le massime autorità del sistema finanziario russo che Putin ha tenuto sul tema delle cryptocurrency, ma già a settembre il ministro delle Finanze aveva chiesto di legalizzarle. Proprio Siluanov ha riferito delle decisioni concrete, prese durante la riunione a Sochi con Putin. A suo dire, i maggiori problemi insiti in questi strumenti finanziari sono le difficoltà legate al rispetto della normativa anti-riciclaggio e all'identificazione; per questo, ha detto, è stata stabilita la "necessità che lo Stato regoli e porti sotto il suo controllo il processo di emissione e mining delle cryptocurrency e la loro circolazione". Secondo il ministro delle Finanze, le autorità competenti devono ora cominciare a sviluppare una legislazione volta a legalizzare le transazioni in criptovalute e il mining e un disegno di legge in questo senso è atteso entro la fine del 2017.
L'entusiasmo per le valute virtuali in Russia è iniziato a crescere, quando il capo del Cremlino, a giugno scorso, ha incontrato Vitaly Buterin, il creatore di ethereum, la seconda più importante criptovaluta dopo Bitcoin, dando di fatto la sua benedizione allo sviluppo in Russia della tecnologia blockchain, alla base delle valute virtuali. Stando al primo vice premier, Igor Shuvalov, Putin è un vero fan dell'economia digitale, che dovrebbe essere tra i cavalli di battaglia della sua campagna elettorale per riconquistare il Cremlino nelle presidenziali di marzo.
Le perplessità della banca centrale
A raffreddare gli animi, però, ci sta pensando la Banca centrale, che continua ad esprimere preoccupazioni sui potenziali rischi di strumenti anonimi e fuori controllo. "Siamo totalmente contrari al denaro privato. - ha detto Nabiulluna, la settimana scorsa alla stampa - non importa se sia in forma fisica o virtuale". "Non legalizziamo schemi piramidali", ha poi avvertito. Nell'incontro di Sochi, Putin si è detto consapevole delle perplessità - soprattutto per il rischio di frodi - della Banca di Russia. Per il momento, secondo fonti anonime di Bloomberg, il regolatore preferisce rimandare una vera e propria decisione, finché Putin non premerà per azioni concrete. La stessa fonte ha spiegato che in Russia sono cresciute le preoccupazioni sui pericoli legati a decisioni avventate, dopo che il Bitcoin è crollato in seguito alla messa al bando da parte della People's Bank of China - l'autorità monetaria cinese - delle cosiddette Ico, le offerte iniziali di valute, usate per finanziare società e delle start up attraverso la piattaforma monetaria. Per ora, ha reso noto Serghei Shvetsov, primo vice governatore, la Banca centrale lavorerà con la magistratura per bloccare i siti che permettono l'accesso a scambi in Bitcoin agli investitori al dettaglio.
"Pensiamo si tratti di uno schema piramidale, i rischi sono troppo alti", ha detto il funzionario. Nonostante le remore del regolatore, alcuni progetti russi di cryptocurrencies stanno andando avanti. Come ha scritto Bloomberg, una società di cui è co-proprietario l'ombudsman presidenziale di internet, Dmitri Marinichev, ha raccolto 43 milioni di dollari in una Ico per finanziare un'operazione di mining di una moneta digitale domestica. Sberbank Pjsc, la più grande banca russa, sta studiando la possibilità di aprire conti in criptovaluta nella sua filiale svizzera.