La Cina assesta il secondo colpo alle monete virtuali in pochi giorni, dopo il bando del sistema di raccolta fondi. Secondo quanto riferito dall'agenzia Caixin, Pechino avrebbe intenzione di varare ulteriori misure restrittive nei confronti delle criptovalute, imponendo la chiusura delle agenzie che offrono servizi di cambio dei Bitcoin (gli exchange, ndr). Dopo la diffusione di questa notizia il Bitcoin venerdì è sceso di 10,48%. Così come Ehtereum, l'altra criptovaluta cresciuta molto in questi mesi, perde il 12%.
"Le autorità cinesi hanno deciso di chiudere gli exchange di monete virtuali in Cina", si legge nella nota. I giornalisti dell'agenzia hanno trovato conferma dell'indiscrezione da un funzionario governativo, che ha spiegato che il bando è già stato applicato nei confronti dei primi cambiavalute locali. La notizia arriva dopo che, il 4 settembre, la Cina aveva bloccato le Ico (initial coin offering, ovvero la raccolta di denaro fatta immettendo nuova moneta virtuale, in cambio di un contratto).
La Cina pensa ad una propria criptomoneta, che controllerebbe meglio: il Bityuan
La decisione aveva già fatto crollare Bitcoin del 20%. Ma la moneta si era velocemente riapprezzata fino alla notizia di oggi 8 settembre, con il nuovo crollo. In questo quadro va aggiunto che, come riporta l'agenzia Bloomberg, Pechino avrebbe intenzione da un lato di evitare la bolla delle nuove criptovalute, dall'altro di preparare il terreno alla creazione di una propria moneta virtuale, che potrebbe regolare meglio. Ci sarebbe già un nome: Bityuan. I test sarebbero già stati effettuati a marzo.
Le Ico, la compravendita di azioni per startup, spesso con nulla dietro
Le Ico sono di fatto diventate compravendite di azioni, che aggirano tutte le regolamentazioni finanziarie esistenti a tutela dell'investitore. In Cina, e non solo, centinaia di startup hanno cominciato a vendere azioni in cambio di moneta virtuale spesso senza aver nemmeno un prodotto, o un'azienda vera, ma approfittando della crescita di popolarità e valore delle criptomonete come Bitcoin. Un meccanismo per convincere all'investitore ingenuo, attratto da facili guadagni, che ricalca per certi versi le logiche della prima bolla di internet, la dotcom del 2000.
"Bitcoin si dimostra fragile"
"Perché Bitcoin soffre della decisione cinese di bloccare anche i cambia valute? Perché senza un exchange decentralizzato il Bitcoin è fragile". Antonio Simeone, amministratore delegato di Euklid, società che si occupa di algo trading e esperto di Bitcoin, ha spiegato su BlogItalia di Agi.it che la peggiore fragilità di Bitcoin in questo momento è il fatto di non aver ancora preso sul serio la possibilità di decentralizzare non solo pagamenti e scambi dentro la sua rete di computer (blockchain), ma anche i cambiavalute (chiamati exchange).
Perché decentralizzare i cambiavalute farebbe bene a Bitcoin
Oggi infatti per ottenere Bitcoin o si decide di vendere beni o servizi con quella criptovaluta (farsi pagare in Bitocoin), oppure ci si rivolge agli exchange per comprarne. E' un modello 'centralizzato', ci sono cioè luoghi fisici dove si cambiano le valute. Decentralizzarlo significherebbe in pratica consentire a tutti i nodi della rete di computer che regge Bitcoin (si chiama blockchain, o catena di blocchi), di poter accettare le richieste dei singoli che vogliono comprare la criptovaluta senza passare dai cambiavalute, addebitando il costo sul conto corrente bancario di chi fa l'offerta. Al compratore andranno Bitcoin, al venditore il controvalore economico in dollari o euro. Un po' come se tutti i nodi o i possessori di Bitcoin diventassero degli exchange.
Se oltre alla Cina dichiarasse guerra ai Bitcoin exchange anche l'Europa
Questa decentralizzazione dei cambi di valuta sarebbe secondo gli esperti l'unica alternativa al crescente tentativo di regolamentare Bitcoin da parte delle istituzioni: "In Europa", continua Simeone, "la politica sembra affrontare la cosa in maniera ancora molto soft, ma i cinesi ci vanno giù pesante con regolamentazioni e restrizioni. Per chi lavora con Bitcoin la domanda in questi giorni è: e se un giorno dovessero seguirli i nostri politici cosa succederà?". La risposta è piuttosto scontata: Bitcoin perderebbe ancora valore, con conseguenze enormi per chi ci ha investito. E forse metterne a rischio l'esistenza.
@arcangelorociola