Il fallimento fa parte della storia delle startup. Anche di quelle che, per capacità di conquistare gli investitori, sembravano destinate a un luminoso avvenire. TechCrunch ha stilato la classifica delle 10 giovani società più finanziate chiuse nel 2017. A volte per un vero e proprio fallimento. Altre per una vendita a un concorrente, seguita a condizioni difficili. E, in alcuni casi per tentare di rinascere sotto altre forme. Messe insieme, queste 10 (ex) startup hanno raccolto 1,7 miliardi di dollari.
I megaround, poi il fallimento delle startup
Jawbone è in cima alla classifica, grazie ai suoi 590,8 milioni raccolti in round d'investimento. Cui si aggiungono i 400 milioni di finanziamenti elargiti da BlackRock. Apripista dei dispositivi wearable, Jowbone aveva ricevuto la fiducia dei big: Andreessen Horowit, Sequoia Capital, Khosla Ventures. Ha avviato la liquidazione a luglio. Ma potrebbe resuscitare (sotto altre sembianze) nel Jawbone Health Hub, società registrata nel Delaware all'inizio dell'anno.
Quixey ha cessato l'attività a maggio. Nonostante una raccolta di 164,9 milioni di dollari (e un round da 30 milioni chiuso la scorsa estate). Aveva sviluppato una tecnologia che consentiva agli utenti di cercare app non solo per nome ma per funzione (con un linguaggio naturale). Aveva attirato anche l'attenzione di Alibaba e sviluppato un proprio assistente digitale. Ma non ha retto alla concorrenza di Siri, Alexa, Cortana e Google.
Beepi era una società nata per facilitare la vendita di auto usate tra privati di auto usate. Ha incassato 149 milioni di dollari e raggiunto una valutazione di 560 milioni di dollari. Ma non è riuscita a sostenere il proprio sviluppo. A febbraio ha messo fine alle sue attività fuori dalla California, licenziando 200 dipendenti su 300, e venduto quello che rimaneva a Fair.com, una piattaforma simile che non è ancora stata lanciata.
La macchina per produrre succhi di frutta è un caso da scuola
Juicero è una “macchina” da 400 dollari per produrre al momento succhi di frutta freschi (contenuti in sacchetti, un po' come se fossero capsule per il caffè). Peccato che Bloomberg si sia accorto che per spremere i sacchetti e portare il succo nel bicchiere bastassero due mani e un po' di forza. Insomma: la macchina era poco utile. Risultato: addio startup nonostante i 118,5 milioni raccolti.
Auctionata è una piattaforma per il videostraming. È nata per trasmettere in diretta le vendite all'asta, con la possibilità di parteciparvi. Nata a Berlino nel 2012, ha raccolto 95 milioni di dollari. Ma, per colpa della difficoltà di sincronizzare battitore e utenti non ha preso piede. Si è fusa con Paddle8, per poi spegnersi, a febbraio.
Yik Yak è tra le più note startup di questa top 10. Capace di attrarre 73,5 milioni di dollari e di raggiungere una valutazione vicina ai 400 milioni, ha cessato di esistere a maggio. Era un'app che consentiva di inviare messaggi anonimi agli utenti nel raggio di 5 miglia. Il successo iniziale è stata una fiammata, spenta da questioni legate al cyberbullismo e, nel 2016, da un crollo degli utenti del 76%.
Modelli di business un po' azzardati
Sping era un servizio che combinava le consegne a domicilio di cibo con una produzione propria. A differenza di Deliveroo o Foodora, quindi, non aveva una rete di ristoranti ma una propria cucina. Non sono bastati i 56,7 milioni incassati per tenerla in vita: è fallita a maggio.
Pearl ha avuto vita breve: fondata nel 2016 e chiusa a giungo 2017, un anno dopo aver incassato il suo unico round (da 50 milioni). Creata da ingegneri ex-Apple, la società aveva sviluppato una telecamere (che facesse da retrovisore) integrata nelle targhe automobilistiche. Il costo eccessivo (500 dollari) ne ha frenato il successo, anche perché l'uso di dispositivi simili è, sempre più spesso, una dotazione di serie.
Hello è la società produttrice di Sense, un dispositivo che traccia il sonno ma non richiede di essere indossato. Si poggia sul comodino e il gioco è fatto. Dopo 40,5 milioni di dollari in 4 round, aveva toccato una valutazione tra i 250 e i 300 milioni. Ha sospeso l'attività da giugno, in attesa di un compratore.
HomeHero ha raccolto 23 milioni di dollari da 7 investitori (tra i quali il gigante cinese Tencent). Il business (una sorta di Uber dell'assistenza sanitaria) non è decollato anche perché la startup non è riuscita a passare dai clienti privati alle imprese (le compagnie assicurative cha avrebbero dovuto spingere il fatturato).