L'ipotesi di uno scorporo di Maserati e Alfa Romeo, unita a quella della componentistica auto, in primis Magneti Marelli, piace ai mercati e anche ieri il titolo di Fca è volato a Milano, impennandosi del 5%, per poi chiudere a 2.97. L'idea di uno spin off di Magneti e quella di separare le attività del lusso da quelle dell'auto di massa non è nuova, ma ieri si è arricchita di particolari, a partire dalla tempistica. Il piano di Sergio Marchionne prevederebbe una messa a punto entro la fine 2018, cioè per quando lascerà il timone del gruppo in altre mani. I tempi dunque sono abbastanza ravvicinati.
Lo scorporo di Marelli e Comau
La Stampa fornisce alcuni dettagli sulle prossime mosse di Marchionne, a partire da quella che il giornale torinese chiama operazione "debt free", che consiste nello scorporare la componentistica, controllata al 100% dal Lingotto, a partire da Magneti Marelli, la società che produce le parti elettriche. L'obiettivo è quello di azzerrare l'indebitamento di Fca, entro la fine del prossimo anno, producendo cash per 7 miliardi di euro. Così ripulito il gruppo varrebbe di più e avrebbe più 'appeal' nei confronti di un eventuale partner. Marchionne, non l'ha mai nascosto, punta creare maggiore valore per gli azionisti e intende liberare il valore nascosto di Maserati, Alfa e Magneti, così come ha già fatto per Ferrari, che prima dello scorporo valeva 10 miliardi e ora ne vale 18.
Anche Fiat 7 anni fa valeva 19 miliardi e ora, divisa in 3 entità (Cnhi, Fca e Ferrari), ne vale 46. Stavolta, secondo La Stampa, il Lingotto intende partire da Magneti Marelli, non da Alfa e Maserati, avviando lo scorporo della componentistica entro l'anno, come ha già fatto la giapponese Nissan. A Torino e a Detroit stimano che Marelli valga circa 7 miliardi di euro. Seconda tappa: lo scorporo di Comau, l'azienda che produce robot e automazione, che però richiede tempi più lunghi per la separazione.
I negoziati in Cina per Jeep e Ram
Il New York Times ha seguito un'altra pista e rivela che Fca da mesi sarebbe in trattative in Cina con alcune aziende per un potenziale investimento e per accordi che includono due marchi americani del gruppo: Jeep, che da oltre 70 anni produce fuoristrada e che offre una gamma completa di Suv e Ram, la divisione che produce pick up e veicoli commerciali. Il New York Times insomma, si concentra sui rumor che nei giorni scorsi hanno visto protagonista i produttori cinesi di Great Wall Motors, specialisti nei Suv e molto più piccoli di Fca, i quali hanno manifestato il loro interesse per tutta o parte di Fca, in particolare Jeep, mandando in fibrillazione i mercati e alle stelle il titolo di Fca, salvo alla fine ammettere di non aver avviato ancora alcun contatto con il Lingotto. "Fiat Chrysler è a un bivio. Guarda alla Cina in cerca di una soluzione" titola il NYT, secondo il quale Fca già all'inizio dell'anno avrebbe inviato una squadra in Cina per sondare il terreno su possibili fusioni, o acquisizioni.
Dietro a questa pista, secondo il giornale americano, ci starebbe il presidente di Fca, Alan Elkann, il quale spingerebbe per un accordo di ampia portata, o addirittura una vendita di Fca, prima delle dimissioni di Marchionne, attese per il 2018. A dimostrazione di queste possibili manovre cinesi per Jeep e Ram, il NYT cita il doppio annullamento di una nuova fabbrica riorganizzata per fare Jeep Cherokees a Belvedere, in Illinois. Inoltre il NYT cita il parere di numerosi esperiti, tra il professore di storia economica, Giuseppe Berta, secondo il quale Elkann vuole vendere Fca e può farlo solo scorporando l'azienda e vendendola "a spezzatino". Inoltre il NYT cita anche Thomas La Sorda, ex dirigente Chrysler, secondo il quale in questi giorni nessuno di Fca "ha mai detto che non venderà mai Jeep" e questo "ha inviato un messaggio molto chiaro ai cda di tutto il mondo", rendendo evidente l'intenzione dell'azienda di cedere parti del gruppo e di vendere, o fondere l'intera Fca.