In Italia tornano ad esserci ‘posti di lavoro vacanti’. Il dato è stato diffuso oggi dall’Istat che stima che la quota di posti di lavoro vacanti è salito allo 0,9%, un incremento di un decimale rispetto allo ai primi tre mesi dell’anno, riporta Repubblica.
Ma cosa sono i posti di lavoro vacanti? Secondo la definizione dell’istituto di ricerca sono “quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell'impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo". Posti di lavoro che sarebbero stati creati, o che vengono ad oggi cercati nei settori dell’industria e dei servizi. E’ il miglior dato dal 2010, anno in cui è iniziata la serie storica.
Ma il problema sono le competenze
“Ma c’è anche un rovescio della medaglia”, scrive Il Sole 24 Ore. Potrebbe essere che in qualche caso “il valore possa indicare uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro”. Ovvero, le imprese cercano nuovi lavoratori ma in settori specifici, con competenze che le persone in cerca di lavoro non hanno. Ma al netto delle competenze disponibili, rimane un dato positivo per l’industria italiana che, se cerca nuovi lavoratori, vuol dire che cresce o è in procinto di farlo. Il minimo storico di questo dato, scrive ancora il Sole, è stato toccato nel “periodo più nero della nostra storia recente in termini di occupati, tra il 2012 e il 2013”.
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Il 4 agosto l’istituto di ricerca nella sua nota mensile aveva decretato il consolidamento della crescita del Paese. “In Italia si consolida la crescita economica con segnali positivi diffusi a livello settoriale sul mercato del lavoro. Migliora anche la fiducia di consumatori e imprese” aveva decretato l’Istat.
I lavori e le professioni più richieste
Sempre il Sole 24 Ore stila un elenco delle professioni e delle competenze più ricercate dalle aziende con uno sguardo al futuro: "Si espandono le professioni qualificate, dalla progettazione di software all'analisi finanziaria.
Si riducono quelle più legate a lavori meccanici e di routine, come l'utilizzo di macchinari o l'immissione dati". Il quotidiano finanziario cita l'analisi su 'L'impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale' presentata in un'audizione al Senato da Giorgio Alleva, presidente dell'Istat. L'indagine ha messo a confronto un campione di 27 professioni “vincenti” (in crescita di almeno 20mila unità) e “perdenti” (in calo dello stesso valore) nel mercato del lavoro 2011-2016.
"A imporsi sono soprattutto le carriere ad alto tasso di qualifiche nel commercio e nei servizi (+403mila) e le professioni intellettuali e scientifiche a elevata specializzazione (+330mila), mentre diminuiscono le attività del gruppo di artigiani, operai specializzati e agricoltori (giù di 579mila unità) e dei profili «esecutivi di ufficio», come segreteria e contabilità: meno 109mila posizioni nell'arco di cinque anni. Nel mezzo, si fa largo la crescita delle carriere Ict (in rialzo a ritmi di quasi il 5%) e dei lavori classificati come «elementari» e a basso livello di istruzione: un incremento di 268mila unità, in favore di un segmento che già rappresenta la quota più robusta di attività lavorative in Italia (circa il 35%)".