L'eventuale riscatto gratis della laurea consentirebbe a chi oggi ha tra i 20 e i 30 anni di andare in pensione prima se sceglierà la strada della pensione anticipata, o di avere una pensione più alta, se invece opterà per la pensione di anzianità. Questi sono, in sintesi, i vantaggi della proposta avanzata dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta e da lui inviata all'Inps per il calcolo delle risorse necessarie. Si tratta ovviamente solo di ipotesi, poiché il provvedimento e' solo sulla carta, per ora è un'idea, non una realtà. Il governo ha però così risposto a stretto giro al suggerimento del presidente dell'Inps, Tito Boeri, secondo il quale lo Stato dovrebbe "anticipare" alcuni anni di contributi ai più giovani che, in virtù di una carriera lavorativa spesso frammentaria e fatta di contratti atipici, rischiano di avere in futuro una pensione molto più bassa di quella goduta dai genitori.
Nessun beneficio per i fuori corso
La proposta prevede che chi si iscrive all'Università a partire dal 2018 riceva dallo Stato il riscatto gratuito degli anni di laurea, cioè potrà inserire, senza sborsare una lira, gli anni di laurea nel conteggio per il calcolo della pensione, a patto che completi gli studi senza finire fuori corso. I costi della proposta però potrebbero lievitare, e non di poco, se si decidesse di renderla retroattiva, applicandola a tutti i nati tra il 1980 e il 2000, i cosiddetti Millennial. Nel mondo sono la generazione più numerosa di sempre: 2,3 miliardi di persone. E nel 2020 costituiranno la metà della forza lavoro globale. Questi giovani sono i figli dei baby boomer, nati tra il 1945 e il 1964, gli anni del 'baby boom', l'esplosione demografica del Secondo dopoguerra, che conobbe il suo picco nel 1957, quando negli Usa nacquero 4,3 milioni di bambini. I baby boomers hanno consciuto il boom economico, sono grandi risparmiatori e hanno conosciuto il posto fisso, oggi sono il 'collo di bottiglia' che rende difficile l'inserimento nel mondo del lavoro delle generazioni successive. I millennial invece risparmiano meno e sono la prima generazione della storia che ha una naturale dimestichezza con la tecnologia digitale, essendo cresciuta negli anni dello sviluppo della rete. Non solo. Sul piano lavorativo, a differenza dei loro genitori, che in genere nel corso della propria vita hanno sempre avuto un lavoro e versato i contributi, i millennial avranno invece delle carriere discontinue, subiranno frequenti cambiamenti di lavoro e dunque verseranno i contributi previdenziali a singhiozzo, rischiando di avere, alla fine del loro percorso lavorativo, pensioni basse o adirittura poco dignitose. Ecco perché la proposta di poter conteggiare gli anni della laurea diventa importante.
Vediamo più nel dettaglio cosa significherebbe vedersi riconosciuti i contributi prevedenziali per gli anni universitari, ipotizzando che questo significherà parificarli a un periodo contributivo pieno (il che non è del tutto scontato). Molto dipenderà da come verrà calcolato l'importo del contributo figurativo che si userà per gli anni universitari. Un'ipotesi potrebbe essere quella di considerare la media dei contributi del periodo lavorativo, ma non è detto che questa sarà la soluzione che si sceglierà di prefigurare.Pensione anticipata o di vecchiaia? Due scenari a confronto
Ad ogni modo, attualmente le strade per raggiungere l'età pensionabile sono due: la pensione anticipata e quella di vecchiaia. I due percorsi subiranno impatti diversi in caso di riscatto gratuito dei contributi universitari. Nel primo caso, quello della pensione anticipata, l'età pensionabile attualmente scatta sulla base del versamento di 42 anni e 15 mesi di contributi per gli uomini e di 41 anni e 15 mesi per le donne. E' possibile che di qui a 40 anni questi requisiti cambino in base alle aspettative di vita, cioé si allunghino ulteriormente, ma allo stato attuale il riscatto consentirebbe di accorciare da 3 a 5 anni, a seconda di quanto è durato il corso di studi, il numero di anni di contributi necessari per il raggiungimento della pensione anticipata. Nel caso della pensione di vecchiaia l'impatto sarebbe invece molto diverso, perché l'età pensionabile scatta con 20 anni di contributi versati e a 66 anni e 7 mesi di età. Il riscatto in questo caso non avrebbe alcuna influenza sull'età pensionabile, mentre garantirebbe un miglior rendimento previdenziale, cioé una pensione più alta, rialzando gli anni di contributi versati.
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