Bitcoin rischia di spaccarsi. E' per questo che ha perso 400 dollari in 3 giorni e bruciato 2 miliardi tra il 18 e il 20 marzo. Il suo valore è prima sceso da 1.290 dollari a 900 per poi risalire intorno a quota mille, dove si mantiene tutt'ora. Molti commentatori sui giornali internazionali hanno pensato che il crollo fosse dovuto alla bocciatura della Consob americana, la Sec, che ha vietato la creazione di un fondo di investimento in Bitcoin.
In realtà quello che emerge in questi giorni è che si sta allargando una frattura tra le persone che esaminano e approvano le transazioni in criptomoneta in tutto il mondo. Questa frattura la chiamano "the fork", la forchetta. O forse sarebbe meglio tradurla come biforcazione. I protagonisti di questa scissione interna a Bitcoin sono gli stessi utenti, in particolare quelli che con i loro computer controllano e approvano le transazioni in criptomoneta.
Lo fanno in cambio di percentuali minime, che sommate per enne volte consentono loro un guadagno. E lo fanno attraverso quelli che vengono chiamati i "nodi". Se ne contano circa 7mila ma non vuol dire necessariamente che dietro ogni nodo ci sia un minatore, o viceversa (uno dei tanti aspetti oscuri della valuta, di cui ad oggi non si sa chi l'abbia creata, come, e dove). Di questi, pare che l'11 per cento si sia dichiarato "scissionista". Uno su 10.
Bitcoin "sta subendo un attacco, tra quelli che erano stati ampiamente previsti dal suo 'creatore' Satoshi Nakamoto, da parte di uno dei cosiddetti 'miner', ovvero di coloro che sono chiamati a garantire con i loro computer la correttezza della transazione di denaro". Ne e' convinto Giacomo Zucco, 33 anni, uno dei massimi esperti di Bitcoin in Italia e amministratore delegato di Blockchain Lab.
Perché Bitcoin si sta spaccando?
Il motivo pare riguardi la velocità delle transazioni, molto rallentate nelle ultime settimane. Di circa 4 volte rispetto a sei mesi fa. Oggi, scrive Bloomberg, l'intera rete dei nodi (i libri contabili digitali di Bitcoin) è capace di validare sette transazioni ogni secondo. Per avere un metro di paragone, il network Visa ne fa 24mila ogni secondo. Molti dei "miners" di Bitcoin pensano sia una cosa buona. La moneta si affida a una rete di volontari e i costi operativi delle loro transazioni è giusto mantenerle il più bassi possibile. Ma non tutti la pensano così. Uno ogni dieci ad oggi.
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si spacca in due
"Quello che sta succedendo è che si è creato un grosso dissenso interno tra la comunità di Bitcoin su come risolvere il problema far crescere il network. La frattura riguarda come riuscire a soddisfare le richieste del mercato senza danneggiare il funzionamento di questa tecnologia" ha spiegato all'AGI Franco Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia.
Per questo gli scissionisti hanno creato una seconda moneta, Bitcoin Unlimited. Una nuova versione del software capace di creare "nodi" più grandi, la cui velocità di approvazione delle transazioni può essere molto superiore. Per loro la vera forza di Bitcoin è la velocità delle transazioni. E in questo si differenziano dal gruppo originario, che ritiene nella rete delle persone la vera forza e il vero valore della criptomoneta.
Cosa può succedere adesso?
Bitcoin Unlimited vuole aumentare la dimensione dei nodi per permettere di raggruppare più operazioni in uno stesso blocco. Chi li critica, crede che l'aumento della dimensione dei nodi possa mettere in discussione la sicurezza delle transazioni e accentrare il potere di validare le transazioni nelle mani di pochi che possono permettersi supercomputer adatti a farlo. Potrebbero convincere il 50% dei miners.
I primi miners hanno cominciato a lavorare a Bitcoin Unlimited a dicembre 2015. Da allora allo scorso ottobre sono rimasti un numero esiguo, per crescere vistosamente a settembre 2016 ed "esplodere" nelle ultime settimane. Finora Bitcoin ha resistito. Per riuscire ad essere una seria minaccia, Unlimited dovrebbe aumentare il suo numero di portafogli Bitcoin, di scambi, e aumentare la propria credibilità. Cosa non facile.
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Gli utilizzatori di un servizio come Bitcoin potrebbero essere piuttosto restii a cambiare "moneta". Se dovesse raggiungere un numero cospicuo di scambi e transazioni, potrebbe verificarsi una situazione per cui Bitcoin potrebbe dividersi in due. "Nel caso migliore - spiega Cimatti - il network si aggiornerà sperando che il problema non si presenti più. Nel caso peggiore, il network si dividerebbe in due catene, funzionanti in modo diverso, con lo stesso storico, ma di valore differente".
Chi li possiede deve preoccuparsi?
Due monete diverse, gestite da due diverse reti blockchain. Funzionerebbero entrambe, almeno fino a quando ci saranno nodi che accettano e validano le transazioni. Ma quanto varranno è difficile dirlo. Per ora Bitcoin ha raggiunto picchi di valutazione di 1.300 dollari. La sola ipotesi della forchetta gli ha fatto perdere 400 dollari, per poi recuperarne 100. Difficile ipotizzare quanto resisterà alla scissione.
Per Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia, "èla più grande crisi che possa esserci stata sul Bitcoin dalla sua creazione, più di quella avvenuta nel caso Mtgox", uno scandalo da 400 milioni scoperto nel 2015, quando si volatilizzarono nelle casse di un'azienda i soldi degli investitori in Bitcoin di cui curava gli affari.