All’inattesa impennata registrata dalla produzione industriale a dicembre hanno contribuito le misure attuate dal governo per rilanciare gli investimenti, come il superammortamento per l’Industria 4.0. "E' da un pezzo che sono investimenti e consumi a tirare quel poco di crescita che abbiamo”, spiega all'Agi direttore del Centro Studi di Confindustria, Luca Paolazzi. Un incremento degli investimenti che appare "legato anche alle misure adottate dal governo per rilanciare gli investimenti, misure che sono state prese a cominciare dalla Legge di Stabilità 2016 con il superammortamento, che è stato rinnovato per il 2017 con l’aggiunta del superammortamento legato all’Industria 4.0”.
Il volano dei consumi interni
Le spie del cambiamento erano comunque già nell’aria, sebbene nessuno si aspettasse un dato così positivo. Il mese scorso l’indice che misura la fiducia degli industriali era salito ai massimi da un anno e già a novembre i dati su ordini e fatturato avevano segnato un significativo aumento, salendo rispettivamente dell’1,5% e del 2,4% rispetto al mese precedente. A fare la differenza erano stati l’incremento degli investimenti interni e la crescita delle produzioni rivolte verso l’economia domestica, che avevano mostrato un andamento migliore rispetto a quelle verso l’estero. Viene così confermato il trend, in corso da alcuni trimestri, di una domanda interna in crescita, laddove “le esportazioni hanno sofferto molto, a cavallo tra il 2015 e il 2016, dell’andamento dell’economia mondiale e del rallentamento della domanda di importazioni di molti Paesi, a cominciare dalla Cina. Anche nei Paesi produttori di materie prime e di petrolio, dopo il crollo dei prezzi, c’era stata una fase di stallo della domanda mondiale, che ora viceversa si sta riprendendo”.
Il rischio di una frenata a gennaio
La discrepanza con l'andamento dell'output in altri Paesi potrebbe però far prevedere una frenata a gennaio. “E’ un dato sorprendente perché si inserisce in un mese nel quale la produzione industriale tedesca è scesa del 3%, quella francese dello 0,9% e quella spagnola dello 0,5%, quindi ci si deve domandare cosa stia succedendo”, osserva Paolazzi, “è un dato molto positivo che si inquadra in un processo di riaccelerazione dell’industria italiana e che favorisce un incremento del Pil superiore alle attuali previsioni”. L’espansione congiunturale dell’1,4% registrata a dicembre è però “solo in parte coerente con i dati qualitativi, che facevano prevedere un miglioramento ma non di questa entità, tanto è vero che in altre nazioni che sicuramente marciano a un passo più veloce del nostro, Germania e Spagna in primis, nello stesso mese si sono registrati dei cali ed è dunque giusto aspettarsi un ridimensionamento a gennaio; non è la prima volta che nella sequenza dei dati Istat si osservano forti oscillazioni tra un mese e l’altro, in concomitanza di ponti e festività”.
Più elettronica e meno abbigliamento
Energia, trasporti ed elettronica sono sempre più il nuovo volto del Made in Italy. Questi i comparti che hanno portato la produzione industriale a segnare a dicembre un rialzo del 6,6% rispetto allo stesso mese del 2015 (rispetto a novembre, la crescita è invece pari all’1,4%). Nella media del 2016, la crescita è dell'1,6%, la più alta dal 2010. Un balzo al quale ha contribuito la ripresa del prezzo del petrolio. Il ritorno del barile sopra 50 dollari, grazie all’accordo tra i Paesi dell’Opec per un taglio congiunto della produzione, ha fatto sì che il comparto energetico fosse il settore di attività economica che ha registrato l’aumento più consistente dell’output: l’11,9% tendenziale, percentuale che sale al 14,9% considerando nello specifico la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria. Seguono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,2%) e la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+11,9%). In controtendenza il settore tessile e la pelletteria, unico comparto, insieme alla fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, che registra un calo della produzione, accusando una flessione del 4,1%.