A distanza di tre mesi dall’entrata in vigore, il Bonus Cultura stenta a decollare, tanto che si parla già di flop. Il provvedimento del governo Renzi stanzia 500 euro per ogni 18enne del 2016 da spendere in musica, teatro, libri, eventi, concerti e cinema entro il 31 dicembre 2017. Ma solo il 40% degli aventi diritto si sono iscritti alla piattaforma digitale per fare lo ‘shopping culturale’. Perché questo scarso interesse? Il problema non è di una generazione senza stimoli, ma del farraginoso meccanismo di registrazione e della scarsissima offerta.
La corsa a ostacoli per l’iscrizione
Per ottenere il bonus è necessario, infatti, superare tre passaggi: per prima cosa bisogna ottenere l’identità digitale - il cosiddetto Spid, Sistema pubblico di identità digitale -, poi ci si deve registrare su 18app e, infine, trovare l’evento giusto nella propria zona. Ma quello che sembrava un meccanismo semplice e immediato si è trasformato in un vero e proprio tallone d’Achille che rischia di far fallire l’intero provvedimento.
Vi ricordiamo che il #bonuscultura per i 99 non è ancora attivo, intanto chi ha compiuto 18 anni può chiedere #spid https://t.co/cy9TuRWBgn pic.twitter.com/7uoC2lYDgy
— 18app (@18app) 4 febbraio 2017
Come ottenere lo Spid
E' forse la parte più complessa della procedura. Prima di tutto occorre munirsi di un indirizzo e-mail, numero del cellulare, documento di identità valido (carta di identità o passaporto), tessera sanitaria con il codice fiscale. Poi bisogna rivolgersi a uno dei quattro identity provider: InfoCert, Sielteid, Tim e Poste italiane. La procedura varia a seconda del provider: con Sielte, ad esempio, è possibile registrarsi gratuitamente via webcam o di persona; con InfoCert la registrazione via webcam ha un costo di 9,90 euro mentre di persona è gratis. Se si sceglie Poste, occorre registrarsi preventivamente online e poi recarsi in un ufficio, mentre con Tim per ora la procedura è online ma serve la carta di identità elettronica.
Tutti i numeri del Bonus
Secondo i dati della Presidenza del Consiglio, dei 527.427 giovani che hanno compiuto 18 anni nel 2016, circa 286mila hanno un’identità digitale, mentre 230mila sono quelli che si sono iscritti a 18app. In pratica il 40% degli aventi diritto.
Quanto ai soldi, sono stati spesi 18,5 milioni di euro dei 290 milioni stanziati dal governo. Appena il 6,38%.
Sette comuni su otto hanno detto no
E’ dopo aver ottenuto l’agognata identità digitale ed aver effettuato l’accesso su 18app, però, che ci si scontra con il problema più grande: la scarsissima offerta culturale. Per la Presidenza del Consiglio settemila esercenti hanno aderito all’iniziativa. Secondo una verifica effettuata dal quotidiano La Stampa sono circa 4.000 e tutti concentrati nelle grandi città. In ogni caso il dato è bassissimo e indica che i neodiciottenni italiani possono spendere i bonus cultura solo in mille degli ottomila comuni italiani.
Non solo. Perfino nelle grandi città non è semplice spendere i 500 euro. Se si effettua una ricerca per “teatro” a Roma, compaiono solo 12 risultati, quattro dei quali corrispondono a Mediaworld. La grande catena occupa anche 4 risultati su 7 alla voce “Musica”, nonostante il bonus non includa preveda l’acquisto di dvd e cd.
Hai qualche dubbio su #18app? Consulta le domande più frequenti FAQ #SPID https://t.co/zpX1z9cVWm pic.twitter.com/xTMK6WFBY4
— AgID (@AgidGov) 30 novembre 2016
Il mercato ‘nero’ dei buoni inutilizzati
Tra coloro che sono riusciti a ottenere il bonus c’è anche chi non sa che farne, ma ha deciso di guadagnarci comunque qualcosa. Anche in modo illegale. Sono bastati pochi mesi per dare il via a un vero e proprio mercato nero del libro che vede i titolari del bonus acquistare - online o fisicamente - libri per altre persone che li pagheranno la metà. La pratica è vietata dalle “Condizioni d’uso” che al punto 4 stabiliscono che “I buoni generati attraverso il servizio sono destinati ad essere utilizzati esclusivamente dall’utente. E’, pertanto, vietata ogni forma di cessione a terzi di tali buoni così come del relativo valore”.
“E' per pochi davvero motivati e che vivono nelle zone giuste”
Chi non ha costanza, rinuncia. Ne è convinto Vito Alberto Lippolis, che qualche tempo fa aveva raccontato la sua esperienza ad Agi. “Per ottenere l'identità elettronica mi sono rivolto a Poste Italiane ed è trascorso un mese dalla mia prima richiesta all'ottenimento dello Spid". Il problema, ha continuato Vito, "è nel personale che non ha ancora le competenze in quanto non è stato formato precedentemente. Chi non ha costanza, rinuncia".
Ma le difficoltà non sono finite: "Una volta entrati nella piattaforma si accede alla lista degli esercenti. Ma a oggi l'offerta è molto limitata nelle città di provincia così come nelle metropoli come Milano e Roma. Se si escludono i colossi come Amazon e le grandi catene Feltrinelli e Mondadori, le piccole e medie aziende sono quasi assenti. Mentre Ticket-one non specifica quali concerti inserirà nella piattaforma e quali no". E la conseguenza, continua Vito, "è che solo chi è davvero motivato o vive in centri più attivi sulla piattaforma può trarre vantaggio dall'iniziativa".