di Alessandro Galiani
Roma - Lo spread vola a 182 punti e la Borsa di Milano, unica in Europa, finisce in rosso per il timore che al referendum costituzionale del 4 dicembre, un'eventuale sconfitta del premier Matteo Renzi possa bloccare il processo delle riforme in Italia e indebolire il governo in carica.
LA RISALITA DELLO SPREAD
Già da qualche giorno le nuvole intorno al nostro spread si sono scurite. Mercoledì scorso, anche sulla scia della vittoria negli Usa di Donald Trump, il differenziale tra Btp decennali e omologhi tedeschi è risalito sopra 160 punti e nei giorni seguenti, malgrado il rimbalzo delle Borse mondiali, lo spread ha continuato ad allargarsi, a dimostrazione che, oltre all'effetto Trump, sull'Italia pesa anche quello del referendum. Venerdì il differenziale è risalito sopra 170 punti e il tasso sul decennale è tornato al 2%, il massimo da un anno e mezzo. Oggi la situazione è peggiorata e lo spread è avanzato sopra quota 180, fino a 182 punti, e il tasso al 2,2%. Archiviate le elezioni Usa, l'attenzione degli investitori si è concentrata sul referendum del 4 dicembre, mentre anche le elezioni in Austria ed Olanda mantengono alta la tensione in Europa. L'aumento del rendimento del Btp a 10 anni, salito sopra al 2%, fino al 2,2%, sui massimi da un anno e mezzo, si inserisce invece in un'ondata di vendite generalizzate sul mercato del debito, legate alla previsione che la politica economica di Donald Trump farà risalire l'inflazione, rendendo i titoli di Stato un investimento meno conveniente. L'aumento dello spread invece ha ragioni tutte italiane.
ATTESE SU POLITICHE TRUMP FANNO SALIRE IL DOLLARO
L'effetto Trump infatti pesa anche sul Bund tedesco, salito oggi allo 0,364% e si fa sentire sul rapporto tra Bonos spagnolo e Bund, salito di circa 4-5 punti a 124 punti, decisamente meno dei 10 punti di incremento del nostro spread.
LA VIRATA NEGATIVA DI PIAZZA AFFARI
L'effetto referendum soffia anche sulla Borsa di Milano, che arretra intorno a -0,6%, mentre Londra, Francoforte e Parigi, avanzano, seppure di pochi decimali. Già in Asia stamattina si era capito che l'effetto Trump aveva un effetto contrastante sui listini. Tokyo è salita dell'1,7%, grazie ai buoni dati macro provenienti dal Giappone e Hong Kong invece è scesa dell'1,37% per il timore che la vittoria di Trump accelererà il rialzo dei tassi negli Usa. Anche il dollaro è balzato in avanti per questo motivo, toccando il top da 10 mesi sull'euro e il massimo da giugno sullo yen. In Europa invece i listini sono partiti bene, sulla scia dell'aspettativa che le misure messe in cantiere da Donald Trump alimentino la crescita Usa e in vista di un possibile aumento dei tassi da parte della Fed. In particolare si sono messi in evidenza i settori delle banche e della sanità, mentre l'alta tecnologia e l'energia hanno fatto più fatica. Con la risalita dello spread però Milano ha cominciato a perdere colpi, penalizzata da Fca, scesa intorno al 3% e soprattutto dai bancari che, con l'eccezione di Mps, hanno cominciato a declinare, proprio per l'effetto spread-referendum.