Roma - Settimana cruciale per il governo impegnato in una difficile partita con l'Europa sulla flessibilita' in vista della legge di bilancio da presentare entro meta' ottobre, nel confronto con i sindacati sul capitolo pensioni che sara' parte della monovra e a mettere nero su bianco la revisione delle stime di crescita e del deficit. In queste ore proseguono serrati i contatti tra Tesoro e Palazzo Chigi, e tra Roma e Bruxelles, in vista del Consiglio dei ministri di domani che esaminera' la Nota di aggiornamento al Def. La revisione del quadro macroeconomico era attesa nella riunione del Cdm di oggi gia' dedicata alla scelta della data del referendum ma si continua a limare le stime, lavoro che richiedera' ancora 24 ore. Da qui il motivo dello slittamento all'ultimo giorno utile, appunto il 27. "E' ormai consolidatonell'impostazione. Stiamo facendo le ultime messe a punto deldocumento", ha spiegato il sottosegretario alla presidenza delConsiglio, Claudio De Vincenti, annunciando che il Cdm si svolgera' domani in serata. L'esecutivo e' a caccia di risorse per mettere in campo una manovra da circa 20-25 miliardi ma molto dipendera' dalla trattativa con la Commissione europea che in queste ore si sta giocando tutta sui due numeri chiave: rapporto deficit/Pil e debito/Pil.
La crescita del Pil per il 2016 sara' rivista al ribasso e con ogni probabilita' dal +1,2% si scendera' al +0,8-0,9% mentre per il 2017 la stima dovrebbe essere fissata intorno all'1%, ben sotto il +1,4% previsto ad aprile. L'asticella dell'indebitamento netto, nelle nuove stime governative, dovrebbe essere portata dal 2,3% al 2,4-2,5% quest'anno. Con una crescita inferiore alle attese, sia quest'anno che il prossimo, l'Italia sara' costretta a rinegoziare anche l'impegno assunto con Bruxelles di un deficit all'1,8% del Pil nel 2017. Dopo aver incassato gia' circa un punto di Pil di flessibilita' quest'anno, il governo chiede spazi di manovra aggiuntivi ma se, in un primo momento l'esecutivo contava di innalzare l'asticella del deficit al 2,3%-2,4%, adesso l'obiettivo potrebbe non discostarsi molto da quello prefissato, per cui la previsione alla fine potrebbe fermarsi anche al 2,1%-2,2%, il che consentirebbe di ottenere un margine inferiore a quello sperato. Lo stesso ministro Padoan ha ribadito che ulteriore flessibilita' non c'e'.
Tuttavia il governo e' ancora pronto a far leva sia sul rallentamento dell'economia globale che sulle spese straordinarie da sostenere per i costi della ricostruzione del terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto scorso, spese che potrebbero essere scorporate dai vincoli del Patto di stabilita' consentendo cosi' di strappare margini aggiuntivi. A rischio anche l'obiettivo di riduzione del rapporto debito/Pil rispetto al 2015. L'Istat ha rivisto al ribasso, sulla base dei dati della Banca d'Italia, la stima al 132,2% dal 131,8% del 2014. Ad aprile l'istituto di statistica nei dati trasmessi alla Commissione europea indicava una previsione del 132,7%. Da queste variabili e, soprattutto, dal braccio di ferro con Bruxelles, dipendera' l'impianto e l'entita' della manovra che e' gia' in cantiere. I margini sono stretti e il grosso delle risorse sara' destinato a disinnescare gli aumenti di Iva e accise, le cosiddette clausole di salvaguardia che valgono da sole 15 miliardi. Tra le voci di spesa anche il capitolo pensioni su cui e' aperto il confronto tra governo e sindacati. L'incontro in programma domani e' stato rinviato a mercoledi' alla luce dello slittamento del Cdm sul Def. Sul piatto, per la previdenza, ci sono solo due miliardi, una cifra ritenuta insufficiente dai sindacati. (AGI)