Roma - L’ammontare delle sofferenze bancarie in Italia si sta stabilizzando e potremmo essere vicini a un’inversione di tendenza. Lo ha sottolineato Daniele Previtali, docente di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari alla Luiss Guido Carli di Roma, commentando il Rapporto Banche CER (Centro Europa Ricerche) che fotografa lo stato del sistema bancario italiano delineandone profili di criticità e di evoluzione per il prossimo futuro.
Presentato alla Luiss, il rapporto prevede una sezione monografica, questa volta dedicata al tema delle sofferenze.
Quali sono i principali risultati del Rapporto Banche del CER?
Innanzitutto una situazione complessiva che definirei “di attrito”. Il dato che mi colpisce di più è senza dubbio quello della contrazione degli impieghi al sistema produttivo e quello dell’andamento del moltiplicatore della moneta e del credito che si trova ai valori minimi della serie storica. A mio avviso, è un dato molto preoccupante perché significa che nonostante la persistenzadi una politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea, la liquidità disponibile nel sistema finanziario non riesce ancora ad essere canalizzata verso le imprese. In tal senso, il Rapporto del CER mette in evidenza e riconosce,anche con la specifica sezione monografica, che una delle causefondamentali di questo problema è rappresentato dallo stock di sofferenze, ovvero quei crediti che per le banche sono inesigibili.Le sofferenze incidono sui requisiti patrimoniali che le banche devono detenere ai fini della vigilanza, riducono fortemente la redditività e la disponibilità di nuovo credito per l’economia.
Rispetto agli altri paesi europei, come si posiziona l’Italia in termini di crediti deteriorati?
Il Rapporto richiamando anche il risultato degli Stress Test 2016condotti dall’EBA (European Banking Authority) e pubblicati lo scorso luglio, evidenzia come l’Italia “primeggia” incontrastata. Se, ad esempio, si prende in considerazione il rapporto dei crediti deteriorati sul totale di quelli erogati, tra le prime (peggiori) otto banche europee, cinque sono italiane. La stessa cosa si verifica se si rapportano i crediti deteriorati alle riserve patrimoniali. Maquesta condizione in cui versa il nostro sistema bancario non è dovuta alla sola mala gestio delle nostre banche domestiche che comunque si circoscrive a pochi casi isolati, ma piuttosto al ritardo con cui il sistema Italia ha risposto al problema dei crediti deteriorati. In particolare, il Rapporto evidenzia come le misure che sono state messe in campo nell’ultimo anno con il supporto del Governo (GACS, interventi sulla giustizia civile e Fondo Atlante I e II) sono certamente utili, ma la potenza di fuoco messa a disposizioneè ancora piuttosto marginale. La speranza è che questi primi interventi facciano poi decollare un vero e proprio mercato del credito deteriorato. D’altra parte con gli attuali vincoli europei, sono possibili solo operazioni di mercato.
Ci sono comunque dei segnali positivi per il sistema bancario?
Sì. Nonostante la complessa e difficile situazione in cui si trova il sistema, l’analisi del CER offre degli spunti per vedere il bicchiere mezzo pieno. Il primo è quello della stazionarietà nella variazione annua delle sofferenze e la riduzione degli accantonamenti che segnala che il rischio di credito è giunto forse al suo apice e si èstabilizzato. Poi che il credito alle famiglie sta aumentando e questo potrebbe essere un buona notizia anche per il mercato immobiliare. Un ulteriore spunto positivo è dato infine dalla redditività del sistema che nel 2015 è stata positiva e che fa propendere gli analisti del CER ad una stima al rialzo anche per i prossimi anni. Colgo questo spunto per segnalare che a mio avviso è proprio sulla redditività che si gioca la partita della stabilità e della solidità delle banche. Bisogna creare gli incentivi macro, microeconomici e regolamentari che consentano alle banche di tornare a fare buon credito, in modo profittevole, e rispettando i principi di sana e prudente gestione. E questo non ad esclusivo vantaggio delle banche, ma per il mutuo beneficio di tutto il sistema produttivo. (AGI)