Roma - Sul piano dell'avanzamento economico l'Italia ha alle spalle un quindicennio perduto e l'appuntamento ai livelli pre-crisi e' rimandato al 2028. E' spietata l'analisi del Centro studi Confindustria contenuta nel rapporto 'Le sfide della politica economicà. L'associazione degli industriali allo stesso tempo ha tagliato le stime sul Pil per il 2016 e il 2017 e parla di crescita "bassa e insoddisfacente": per l'anno in corso il prodotto interno lordo passa a +0,7% (da +0,8%) e per il prossimo anno a +0,5% (da +0,6%).
"Nel contesto di accresciuta turbolenza globale l'economia italiana presenta una debolezza superiore all'atteso. La risalita del Pil si e' arrestata già dalla scorsa primavera. Gli ultimi indicatori congiunturali non puntano a un suo rapido riavvio, piuttosto confermano il profilo piatto. I rischi si mantengono verso il basso. La crescita indicata per il 2017, sebbene già del tutto insoddisfacente, non e' scontata e va conquistata". "L'urgenza di misure a favore degli investimenti e che spronino la produttività e' ribadita dalla sostanziale conferma delle previsioni Csc di bassa crescita", prosegue il rapporto. "Il forte aumento dell'incertezza - spiega Luca Paolazzi, direttore del Csc - e' legato questa volta anche alla questione politica, all'evidente incertezza politica".
"Il tempo sprecato - si legge nel rapporto - si allunga notevolmente se si considera il prodotto per abitante, indicatore perfettibile ma significativo di benessere. Ai ritmi attuali di incremento del prodotto, l'appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 e' rinviato al 2028 mentre non verrà mai riagguantato il sentiero di crescita che si sarebbe avuto proseguendo con il passo precedente, pur lento". Riemerge inoltre "con forza la questione del divario di crescita tra l'Italia e gli altri paesi europei, che pure in media non sono brillanti". Sul fronte lavoro, l'occupazione continua a salire (+1% nel 2016) ma perderà slancio a metà anno e nel 2017; dall'altra parte i disoccupati sono in lento calo ma il tasso dei senza lavoro resterà "elevato". A tal proposito, il Csc promuove il Jobs Act grazie al quale sono stati creati molti posti fissi in piu'. Anche se la strada e' ancora lunga visto che sono 7,9 milioni le persone in cerca di lavoro nel 2016, il 78,1% in piu' rispetto al 2008. Vitale, in questo senso, "proseguire e anzi approfondire il processo riformista. Cio' dipende dall'esito del referendum sulle modifiche alla Costituzione, le quali migliorerebbero la governabilità del paese e aiuterebbero a far cadere alcuni degli impedimenti agli investimenti". Per il presidente Vincenzo Boccia "serve un patto per la crescita e Confindustria e' pronta a cogliere questa sfida". "La crescita - spiega - non e' solo una questione politica ma deve essere un indirizzo collettivo e comune del Paese". (AGI)