Roma - L'incertezza sul futuro della Gran Bretagna nell'Unione europea affossa i mercati, e non solo quelli del vecchio continente. Il referendum del 23 giugno spaventa gli investitori e la prospettiva di una Brexit ha innescato un'ondata di vendite a livello globale che ha travolto, stamane, prima le piazze asiatiche e poi, in scia, i listini europei, scatenando una corsa ai beni rifugio come l'oro e rallentando la ripresa dei prezzi del petrolio. La borsa di Tokyo ha archiviato la seduta con un tonfo del 3,5%, Hong Kong ha lasciato sul terreno il 2,6% e Shanghai il 3,2%. Le piazze europee hanno avviato la settimana in deciso calo per poi ampliare il rosso nel corso della mattinata. Parigi arretra dell'1,18%, Francoforte segna un -1,07% e Londra cede lo 0,69%. Milano traina i ribassi: il Ftse Mib cala del 2,16%.
Sul paniere principale in sofferenza tutti titoli (nessuno ha il segno piu' davanti), con le vendite che colpiscono in particolare i bancari, alcuni dei quali sono stati sospesi dalle contrattazioni per eccesso di volatilita'. L'euro chiude in rialzo poco sotto quota 1,13 dollari, dopo essere balzato venerdi' oltre 1,14 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1298 dollari, dopo un top a 1,1303 dollari. Euro/yen sale a 120,13, mentre il dollaro/yen resta debole ma torna sopra quota 106 a a 106,30. La sterlina avanza a 1,429 sul dollaro.
La tensione si riflette anche nel mercato dei titoli di Stato. Lo spread tra Btp e Bund decennali sale a 141 punti con un tasso all'1,44%. Il Tesoro italiano ha fatto il pieno nell'asta odierna collocando tutti i 7 miliardi di euro di Btp a 3 e 7 anni e due tranche di titoli trentennali. Il tasso dei triennali e' salito da 0,04% a 0,08% mentre quello dei titoli a 7 anni e' sceso a 0,83% da 0,86%. Il tasso del Btp trentennale con scadenza settembre 2044 e' al 2,44% mentre quello del trentennale con scadenza marzo 2047 e' al 2,49%. A pesare sono anche i rinnovati timori per la tenuta dell'economia globale e l'attesa per le indicazioni che arriveranno in settimana dalle banche centrali, in particolare dalla Fed e dalla Bank of Japan. La banca centrale americana non dovrebbe annunciare un nuovo aumento dei tassi di interesse ma l'attenzione degli investitori e' concentrata sulle previsioni per l'economia Usa. Intanto dalla Cina arrivano segnali di rallentamento. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Ufficio Nazionale di Statistica cinese, nei primi cinque mesi dell'anno, gli investimenti in capitale fisso di Pechino sono cresciuti del 9,6% rispetto allo stesso periodo del 2015, contro un'aspettativa di crescita di quasi un punto percentuale piu' alta, al 10,5%. (AGI)