Roma - Il cuneo fiscale in Italia è salito dello 0,76% tra il 2014 e il 2015, attestandosi al 48,96% per un lavoratore medio single senza figli. è quanto si legge nel rapporto 'Taxing Wages' dell'Ocse. Si tratta del quinto cuneo fiscale più alto tra i 34 paesi dell'area Ocse, dopo il Belgio (55,3%, -0,28%), l'Austria (49,5%, +0,09%), la Germania (49,4%, +0,18%) e l'Ungheria (49,03%, nessuna variazione). Italia e Ungheria nella tabella Ocse risultano entrambi a 49 punti, ma in realtà, come precisano fonti interne dell'organizzazione di Parigi, si tratta di un arrotondamento, la vera classifica vede l'Ungheria al quarto posto con il 49,03% e l'Italia subito dietro con il 48,96%. In fondo alla classifica troviamo il Cile, con un cuneo fiscale invariato al 7%.
La media dell'area Ocse è invariata al 35,7%, dopo un rialzo complessivo dello 0,9% tra il 2010 e il 2014 e un calo dal 36% al 35% tra 2007 e il 2010. L'Italia, insieme a Austria, Belgio, Francia, Germania e Ungheria è tra i paesi con un cuneo fiscale tra i più alti, intorno al 50%, inoltre l'incremento dello 0,76% dell'Italia è anch'esso tra i più alti tra i paesi Ocse, insieme a quello di Australia (+0,69%) Lussemburgo (+0,64%), Israele (+0,49%) e Portogallo (+0,86%). Il rapporto Ocse indaga su quanto pesano le tasse sulle famiglie. Nel caso di una famiglia con due figli il cuneo fiscale in Italia cresce dello 0,93% e si attesta aln 39,9%, dietro la Francia (40,5%, -0,04%) e il Belgio (40,4%, -0,22%). All'ultimo posto c'è la Nuova Zelanda al 4,9%.
I dati dell'Ocse sono l'amara conferma del drammatico livello raggiunto dalla pressione fiscale sui lavoratori italiani, afferma il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. "Questa è la causa principale della mancata crescita dell'economia italiana - aggiunge Proietti - nel Def non c'è consapevolezza dell'urgenza di affrontare questo tema, il Governo e il Parlamento devono tagliare subito le tasse su salari e stipendi. Questo - conclude - è l'unico modo per invertire una tendenza che vede i lavoratori italiani tra i più tartassati d'Europa, favorendo una ripresa dei consumi interni con un beneficio per tutto il sistema produttivo". Intanto il tasso di disoccupazione nell'area Ocse resta fermo al 6,5% a febbraio, a quota 40 milioni di unità (8,8 in meno rispetto al gennaio 2013 e 7,5 in più rispetto all'aprile 2008). Nell'area euro il tasso di disoccupazione a dicembre scende dal 10,2% al 10,3%, mentre in Italia avanza all'11,7% dall'11,6% di gennaio. La disoccupazione giovanile nei paesi Ocse sale al 13,2%, mentre in Italia scende dal 39,3% al 39,1%. (AGI)