Taranto - E' attesa per domani la sentenza del giudice dell'udienza preliminare, Anna De Simone, sulle 47 richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura di Taranto nei confronti di altrettanti imputati, 44 persone fisiche e 3 società, per il reato di disastro ambientale contestato all'Ilva con la gestione del gruppo industriale Riva. Dopo lo stop intervenuto a novembre scorso in Corte d'Assise a Taranto in quanto la Procura aveva rilevato un errore in un verbale di udienza - mancava il nome del difensore di ufficio per una decina di imputati, il che poteva far supporre che quel giorno gli stessi imputati non avessero beneficiato del diritto alla difesa -, il processo è stato parzialmente azzerato ed è nuovamente cominciato dall'udienza preliminare dinanzi ad un nuovo gup. Nuovo magistrato essendosi il gup precedente, Wilma Gilli, già pronunciato. Azzeramento parziale in quanto è stata salvata la costituzione delle numerose parti civili, oltre 800 tra soggetti pubblici e privati, e si è ripartiti dalla requisitoria dei pm a cui hanno fatto seguito le arringhe della difesa. E' stato molto serrato il calendario di udienze disposto dal gup in modo da arrivare alle decisioni entro la fine di febbraio. Rispetto al precedente processo, non ci sono state novita' negli interventi di Procura e difesa. I pm hanno infatti rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 47 imputati, la difesa, invece, il loro proscioglimento.
E' il caso, tra gli altri, parlando degli ultimi casi discussi, dell'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, del direttore generale dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, dell'imprenditore Nicola Riva della proprieta' Ilva e gia' presidente, sino ai primi di luglio 2012, presidente del cda dell'azienda, e del sindaco di Taranto, Ezio Stefano. La difesa dell'ex presidente Vendola, accusato di concussione, ha ricordato come il governo regionale pugliese abbia contrastato l'inquinamento dell'Ilva attraverso controlli e leggi specifiche come quelle sul benzoapirene e sulla diossina, mentre quella del dg Assennato, accusato di favoreggiamento, ha detto che nessun atto dell'Arpa ha mai agevolato Vendola. L'accusa infatti sostiene che Vendola avesse fatto pressioni sull'Arpa perche' attenuasse i suoi controlli ambientali sull'Ilva. Rispondendo invece all'accusa di omissione di atti d'ufficio, i legali del sindaco di Taranto hanno ricordato come Stefano abbia fatto due ordinanze contro l'Ilva, a seguito dei rilievi sull'inquinamento, e che entrambe, su istanza dell'azienda, sono poi state sospese dal Tar di Lecce.
La difesa Ilva ha invece annunciato che riproporra' in Corte d'Assise la richiesta di patteggiamento, gia' avanzata nella prima udienza del gup ma sulla quale la Procura aveva negato l'assenso. La precedente udienza preliminare davanti al gup Gilli si era chiusa a fine luglio con 47 rinvii a giudizio, cioè quanti ne aveva chiesto la Procura e quindi oltre a Vendola, Assennato e Claudio Riva, anche Fabio Riva, della proprietà Ilva, l'ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, l'ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, consiglieri ed ex consiglieri regionali della Puglia. Diversi i reati contestati. In 52 erano giunti alla precedente udienza preliminare ma in cinque avevano scelto l'abbreviato e il gup Gilli in proposito si è pronunciato. (AGI)