Roma - Rallentamento della Cina, tracollo del prezzo del petrolio, dubbi sulla ripresa degli Usa e lo spettro della crisi del debito che torna ad aggirarsi per l'Europa.
Questi i principali ingredienti di quello che passera' alla storia come uno dei peggiori inizi di anno per i mercati finanziari.
E' stata infatti un'altra giornata di passione per le borse europee, che hanno chiuso in rosso una seduta iniziata nel peggiore dei modi, ovvero con il tonfo del 5,4% segnato da Tokyo, con gli esportatori innervositi dal super yen, e, per quanto riguarda l'Italia, con la fiammata sopra 150 punti dello spread.
Mentre Wall Street stenta sotto la parita', i mercati del vecchio continente hanno tutti terminato la sessione in deciso ribasso, con Milano maglia nera (-3,21%) a causa delle forti vendite sui bancari, in particolare Ubi (-8,87%), Unicredit (-7,91%) e Intesa (-6,21%).
Titoli del credito nel mirino anche a Parigi (-1,69%), dove scivolano Credit Agricole (-3,87%), Bnp Paribas (-3,51%) e SocGen (-3,95%), mentre a Francoforte (-1,11%) perdono il 4,3% sia Commerzbank che l'osservata speciale Deutsche Bank, costretta oggi a rassicurare gli investitori sui rimborsi delle famigerate obbligazioni CoCo.
Londra se la cava invece con un calo dello 0,88%, con Barclays unico tra i finanziari a soffrire davvero (-4,51%).
Nel frattempo, non aiuta il morale il balzo dell'euro sopra quota 1,13 dollari, che non aiuta certo gli esportatori. La preoccupazione degli addetti ai lavori, in questi giorni convulsi, appare quindi concentrata su un settore in particolare: le banche europee. Se a far notizia sui giornali sono, in patria, le banche popolari e, sulla stampa internazionale, il gigante dai piedi d'argilla Deutsche Bank, seduto su una pila di derivati che vale venti volte il Pil tedesco, le tensioni sono diffuse su tutto il comparto.
L'indice Stoxx Europe 600 Banks, oggi giu' del 4%, ha infilato sei settimane consecutive di ribassi, la striscia negativa piu' lunga dal 2008, l'anno in cui il mondo contava morti e feriti tra le macerie di Lehman Brothers.
In una fase di volatilita' cosi' accentuata gli istituti di credito sono particolarmente vulnerabili, soprattutto in un contesto di tassi di interesse negativi che erode la loro redditivita'.
Dall'inizio dell'anno, l'indice che raccoglie le principali europee ha gia' bruciato il 27%, del suo valore, un tracollo ancora peggiore di quello registrato nello stesso periodo dal prezzo del petrolio.
"L'attuale contesto e' molto, molto negativo per le banche europee", sottolinea Peter Garnry, capo dell'equity strategy di Saxo Bank, "credo sia molto dubbio che le banche, in media, si riveleranno in grado di coprire il costo del capitale, il che le rende, di conseguenza, un investimento non attraente per gli investitori di lungo termine".
Quest'ultimo e' un punto che va sottolineato: la volatilita' del settore bancario in borsa non appare quindi legata solo allo short selling ma alla ritirata degli operatori interessati a scommettere sul 'lungo'.
"Le azioni europee si stanno muovendo al ribasso in generale, con le materie prime che rimangono sotto tiro ma sono i finanziari a guidare i ribassi, a causa della persistente preoccupazione per l'impatto sul settore di un aumento della volatilita' globale", ha sottolineato in una nota agli investitori la societa' di consulenza Charles Schwab. Agli investitori in fuga non resta che rifugiarsi nello yen (vanificando la mossa-shock della Banca del Giappone, che ha da poco abbassato i tassi in territorio negativo), e, soprattutto, nel metallo giallo, balzato ai massimi da sette mesi.
"Tutta questa negativita' nei confronti delle attivita' rischiose ha contribuito a portare l'oro a 1.200 dollari all'oncia, con la paura per il 'risk taking' che si manifesta in una corsa ai beni rifugio", sottolinea Brenda Kelly, capo degli analisti di London Capital Group. (AGI)