Milano - Lunedì nero per i mercati di tutto il mondo, che archiviano una seduta da dimenticare. è la reazione ai timori di un rallentamento dell'economia globale da parte degli investitori che scelgono così di indirizzarsi verso titoli difensivi e di vendere quelli più a rischio.
In una giornata povera di spunti, per via della chiusura delle piazze cinesi e dell'assenza di dati macroeconomici di rilievo, la preoccupazione diffusa è per la volatilità dei prezzi delle materie prime e il rafforzamento dell'euro, che pesa sugli esportatori. Sono anche ricominciate, nel frattempo, le tensioni intorno alla borsa di Atene, che cede il 7,9% con i bancari in picchiata.
Il tracollo è dovuto alla fase di stallo delle trattative tra il governo Tsipras e la 'troikà di creditori internazionali, che ha chiesto di abbassare il tetto massimo degli assegni pensionistici, una proposta che ha scatenato forti proteste di piazza in Grecia. Il comparto del credito risulta comunque in sofferenza in tutta Europa. Milano cede il 4,69% a 16.441,20 punti (ai livelli del 2013), Londra perde il 2,71%, Francoforte scende del 3,30%, a 8.979,36 punti, sotto quota 9 mila per la prima volta dall'ottobre 2014, e Parigi arretra del 3,20% a 4.066,31 punti.
L'indice paneuropeo Stoxx 600 scende ai minimi da 15 mesi e anche Wall Street è in forte calo. Il petrolio intanto è sopra i 30 dollari, mentre lo spread ha toccato livelli record a quasi 150 punti, cosa che non accadeva dallo scorso marzo.
Fa intanto discutere la proposta dei governatori della Bundesbank e della Banque de France, Jens Weidmann e Francois Villeroy de Galhau: in un editoriale a quattro mani apparso sul Sueddeutsche Zeitung, hanno sottolineato la criticità dell'attuale stato dell'unione monetaria e la necessità di stringere la cooperazione finanziaria tra le nazioni dell'Eurozona, con la nomina di un Ministro delle finanze unico.
Secondo i due banchieri centrali, la crisi europea del debito non è stata ancora del tutto superata e che sia l'Eurozona che la Ue continuano a trovarsi di fronte sfide importanti quali gli elevati tassi di disoccupazione in numerosi stati membri, una crescita sovente anemica e la mancanza di un programma credibile per la gestione dell'emergenza rifugiati. (AGI)