di Ilaria Conti
Roma - Per rafforzare l'export l'Italia guarda con grande interesse all'Iran: con la fine delle sanzioni per Teheran, si stima un'incremento di 3 miliardi di euro nei prossimi due anni. Licia Mattioli, presidente del comitato tecnico per l'internazionalizzazione e gli investitori esteri di Confindustria, in un'intervista all'AGI, definisce l'Iran un mercato "di estrema importanza" per il nostro Paese, a pochi giorni dal visita del presidente della Repubblica Islamica dell'Iran Hassan Rouhani a Roma e dal Business Forum Iran-Italia. Il meeting organizzato proprio da Confindustria e Ita-Ice, in collaborazione con l'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran in Italia, si terra' martedi' 26 gennaio a Roma e sara' un'occasione per dialogare sulle opportunita' di collaborazione tra i due Paesi dopo la fine dell'embargo. Gli industriali intendono consolidare partnership e investimenti con l'Iran e per questo hanno gia' organizzato una missione specifica dedicata ai settori infrastrutture e oil&gas per l'8-10 febbraio, e altre che seguiranno nel secondo semestre. "In ambito Ue - afferma Mattioli - l'Italia e' tra i paesi con maggiori interessi economici in Iran. Prima delle sanzioni europee esportavamo oltre 2 miliardi di euro, percio' e' un mercato di estrema importanza per molte nostre imprese, soprattutto piccole e medie. Le sanzioni sono costate all'Italia oltre 15 miliardi di export a partire dal 2006, di cui oltre il 60% negli ultimi quattro anni. Il settore piu' colpito e' stato quello della meccanica strumentale, che rappresenta oltre la meta' dell'export italiano in Iran e che ha subito oltre il 70% delle perdite complessive (oltre 11 miliardi di euro dall'inizio delle sanzioni)".
E anche se "ci vorra' tempo per tornare ai livelli di export precedenti alle sanzioni, - sottolinea Mattioli - stime attendibili indicano la possibilita' di recuperare circa 3 miliardi di euro nei prossimi due anni". La presidente del comitato tecnico per l'internazionalizzazione di Confindustria traccia anche il piano di azione degli industriali per quest'anno: "L'attivita' internazionale di Confindustria per il 2016 - spiega si dirigera' prioritariamente verso quei Paesi che per performance di crescita, dinamiche dei consumi e livello di integrazione nel sistema globale degli scambi si stanno dimostrando in grado di trainare lo sviluppo dell'economia e del commercio mondiale". Una particolare attenzione, oltre all'Iran, "verra' quindi riservata agli Stati Uniti, un mercato che sta vivendo un vero e proprio boom e verso il quale il nostro export lo scorso anno e' cresciuto di oltre il 20%". Missioni imprenditoriali sono poi previste in altre realta': "la Corea del Sud, la Tunisia e l'America Latina (Messico e Peru' in primis), riteniamo possano riservare importanti opportunita' di business per le nostre imprese. Sul piano settoriale, accanto ai comparti tradizionali del made in Italy (abbigliamento, agroalimentare, gioielli e arredo casa), sempre maggiore attenzione sara' dedicata ai settori ad alto contenuto di ricerca e innovazione come le energie rinnovabili, i macchinari, la meccanica avanzata, le tecnologie ambientali o il biomedicale; cio' - dice ancora Mattioli - allo scopo di sostenere l'importante percorso di specializzazione nei settori a piu' elevato valore aggiunto intrapreso negli ultimi anni dalle nostre imprese".
Discorso a parte e' l'Africa dove le pmi possono giocare "un ruolo significativo". Il continente da diversi anni "sta attraversando un trend di crescita economica importante, dovuto soprattutto alle ingenti risorse naturali di cui dispone". Ma per poter proseguire su un sentiero di sviluppo "stabile e duraturo", sottolinea Mattioli, "e' necessario che i Governi della regione reinvestano i profitti derivanti dallo sfruttamento di queste risorse in fonti di reddito durevoli, puntando sulla modernizzazione delle infrastrutture, su un'industria alimentare che soddisfi i bisogni interni o sulla creazione di un sistema manifatturiero che crei occupazione e distribuisca ricchezza fra la popolazione". "Quando le nostre aziende investono all'estero, - prosegue - lo fanno infatti contribuendo direttamente all'occupazione e al benessere locale, favorendo il trasferimento di tecnologia e lo sviluppo dei partner con i quali operano. Perche' questo avvenga in realta' complesse come quelle africane, e' innanzitutto necessario che le nostre piccole e medie imprese intraprendano meccanismi aggregativi, magari sfruttando le linee di finanziamento messe a disposizione dalla cooperazione bilaterale o multilaterale". Confindustria giudica poi positivamente alcuni provvedimenti adottati dal governo sul fronte dell'internazionalizzazione, anche se sollecita in questa fase "un cambio di marcia sul fronte del credito all'export attraverso la creazione di una vera e propria Export-Import Bank che possa offrire quei pacchetti finanziari e assicurativi necessari alle imprese che intendono operare sui mercati internazionali".
"Il Piano Made in Italy adottato dal Governo - afferma Mattioli - ha visto l'inserimento di misure per stimolare l'internazionalizzazione delle imprese, in particolare delle pmi. Da un lato l'obiettivo, ampiamente condiviso da Confindustria, e' quello di accrescere il numero delle imprese esportatrici grazie a provvedimenti come quello del Voucher per i Temporary Export Manager, che consente alle aziende di disporre di una risorsa esperta dedicata allo sviluppo del commercio estero, e al Roadshow per l'internazionalizzazione, una serie di iniziative sul territorio italiano mirate ad ampliare la conoscenza degli strumenti necessari allo sviluppo internazionale delle imprese. La decisione di accrescere lo stanziamento di fondi per l'internazionalizzazione - conclude - ci avvicina al livello di spesa dei nostri paesi competitor". (AGI)