Pechino - Cresce del 6,9% la Cina, nel 2015, al livello piu' basso degli ultimi 25 anni, ma in linea con le stime del governo di una crescita intorno al 7%. Nel quarto trimestre l'economia cinese si e' espansa a un ritmo del 6,8%, di poco al di sotto delle aspettative degli analisti che la davano al 6,9%. Nel 2014, la Cina aveva raggiunto un tasso di crescita del 7,3%.
A marzo scorso, il primo ministro Li Keqiang aveva affermato che la Cina avrebbe potuto accettare una decelerazione a patto di creare un numero adeguato di nuovi posti di lavoro per assorbire la domanda. Il settore dei servizi ha contato per la prima volta lo scorso anno per oltre la meta' del prodotto interno lordo cinese, il 50,5%, contro il 48,1% registrato lo scorso anno.
Dal 2013, i servizi sono la prima voce dell'economia cinese, superando il settore manifatturiero. Tra i dati usciti oggi ci sono anche quelli relativi alla produzione industriale, al 5,9% di crescita a dicembre, in calo rispetto al 6,2% di novembre scorso. Lievemente al di sotto delle aspettative il dato riguardante le vendite al dettaglio, che sono cresciute dell'11,1% a dicembre contro un'aspettativa dell'11,3%.
Il Pil della Cina e' aumentato del 6,9% nel 2015 e ha registrato un incremento del 6,8% nel quarto trimestre dell'anno scorso. Il dato, che indica l'incremento annuale piu' basso in 25 anni, e' sotto il 7,3% di crescita registrato nel 2014 e conferma la persistente tendenza allo stallo dell'economia del Paese.
La cifra corrisponde tuttavia alle previsioni del governo cinese, che si era prefissato l'obiettivo di un aumento del Pil "intorno al 7%" per il passato esercizio.
L'anno da poco conclusosi è stato segnato per gli analisti dal processo di trasformazione dell'economia voluto dal governo, con un'importanza maggiore dei consumi interni e dei servizi - che contano per la prima volta per oltre meta' del prodotto interno lordo, al 50,5% - rispetto a investimenti ed esportazioni.
Il 2015 dell'economia cinese è stato anche l'anno dei crolli di Borsa, dalla svalutazione dello yuan e dalle manovre espansive della banca centrale cinese, che ha tagliato per sei volte i tassi di interesse per favorire la ripresa dell'economia, anche se molti indicatori economici segnalano significative contrazioni.
Il dato annuale della crescita industriale mostra un forte rallentamento, secondo i dati dell'Ufficio Nazionale di Statistica, in aumento su base annua del 6,1% contro un aumento dell'8,3% nel 2014; in chiaro rallentamento anche il settore manifatturiero, cresciuto del 7% nel 2015 contro un aumento del 9,4% l'anno precedente. Gli investimenti in beni durevoli nelle aree urbane hanno registrato un aumento su base annua del 10%, contro un'espansione del 15,7% a fine 2014: in particolare, in forte rallentamento gli investimenti nel settore immobiliare, che sono cresciuti dell'1% contro un aumento del 10,5% l'anno precedente.
La crescita cinese è all'interno di un "range ragionevole", secondo quanto dichiarato oggi da Wang Baoan, dell'Ufficio Nazionale di Statistica con segnali di miglioramento per quanto riguarda i nuovi motori della crescita. Wang ha poi sottolineato che sull'economia di Pechino devono ancora essere valutati gli effetti delle riforme strutturali dell'economia volute dal presidente cinese, Xi Jinping che prevedono, tra gli altri, anche un ridimensionamento delle imprese di Stato e la fine delle zombie companies, le compagnie statali improduttive, entro il 2020. Gli ultimi dati mostrano, pero' un rallentamento su cui pesano il calo della domanda sia esterna che interna e alcuni problemi cronici dell'economia di Pechino, come la sovrapproduzione industriale, un generale rallentamento degli investimenti e una forte crescita del debito. Nel 2015, le vendite al dettaglio hanno segnato un aumento su base annua del 10,7%, in calo rispetto al 12% di crescita registrato fine 2014. Intanto, le piazze cinesi sembrano accogliere con favore i nuovi dati: dopo un'apertura quasi invariata la Borsa di Shanghai ha chiuso positivamente la seduta mattutina segnando un rialzo superiore al 3% e tornando al di sopra della soglia psicologica dei tremila punti. (AGI)
(19 gennaio 2016)