Il 3 dicembre ha chiuso i battenti Matt Umanov. Per chi ama la musica e, ancora di più, per chi ama la chitarra, è stata una tragedia, dato che il negozio al Village di New York era uno dei punti di riferimento di rockstar, appassionati e dilettanti. Tutti hanno subito puntato il dito contro le vendite on-line che stano massacrando i piccoli negozi, ma il signor Umanov si è affrettato ad assicurare che Amazon e compagni non c'entravano. Allora tutti a maledire gli affitti tropo alti, che costringono i piccoli... No, nemmeno quello, ha detto il vecchio Matt, che oltre a detenere il marchio possiede anche le mura. Semplicemente, dopo 53 anni passati a vendere strumenti ad artisti come Bob Dylan e George Harrison, aveva voglia di riposarsi. Ma il suo caso è una (felice) eccezione.
Gli sguardi vuoti sul marciapiede
A New York, fino a pochi anni fa caratterizzata dal fiorire di negozi e botteghe a conduzione familiare, si moltiplicano le vetrine vuote. Sulle avenue tanto quanto sulle street si affacciano 'occhi' vuoti che un tempo erano stati mercerie, alimentari, negozi di abbigliamento. I famosi Lincoln Plaza Cinemas nell'Upper West Side hanno annunciato che chiuderanno a gennaio. Un colpo ai cinefili della città, certamente, ma anche un segno degli effetti che la rapida gentrificazione, unita all'innovazione tecnologica, stanno avendo sulla città.
Negli ultimi anni, migliaia di piccoli rivenditori hanno chiuso, sostituiti da franchise. Quando anche loro falliscono, i negozi restano vuoti e i proprietari, spesso investitori istituzionali, non sono disposti ad abbassare gli affitti.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno superato il precedente record di chiusure di negozi, dopo la crisi finanziaria del 2008. Il ritornello è che sia tutta colpa del profondo cambiamento innescato dal consumo online, con Amazon spesso identificato come il principale colpevole. Ma questa è forse una semplificazione eccessiva.
La città che svanisce
"Non è Amazon, è l'affitto", dice al Guardian Jeremiah Moss, autore del blog e libro Vanishing New York. "Nel corso dei decenni, le piccole imprese hanno resistito alla New York degli anni '70 quasi in bancarotta e preda della criminalità. Le aziende potrebbero sopravvivere anche a Internet, ma hanno bisogno di un affitto ragionevole per riuscirci".
Parte del problema è il cambiamento dei proprietari immobiliari di New York. Molti non sono più società familiari, ma investitori istituzionali e hedge fund che non sono disposti ad abbassare gli affitti per adeguarsi alle condizioni del mercato. "Stanno portando le piccole imprese fuori città e sostituendole con catene di negozi e 'temporary shop' di lusso", afferma Moss.
Inoltre le banche svalutano una proprietà se occupata da una piccola impresa e ne aumentano il valore se si tratta di una catena. Qual è l'esito finale? Moss non ha dubbi: "Omogeneizza e cambia il carattere della città", dice. Anche laddove i locatari offrono contratti di affitto competitivi, spesso sono per due, massimo cinque anni, non 10 come un tempo. Perché quel tempo non esiste più.