E’ arrivata fino a Roma, suscitando l'intervento del Papa, l’eco del caso Oriocenter: il centro commerciale alle porte di Bergamo in cui i lavoratori protestano da giorni contro l’apertura a Natale e Capodanno. E dalla realtà sorta vicino all’aeroporto bergamasco la questione si è allargata e riguarda tutti i commercianti: è giusto tenere aperti i negozi nei giorni di festa?
Sull’argomento si sono espressi - in modo opposto – il candidato premier 5 Stelle Luigi di Maio e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Ma soprattutto, nel corso dell’Angelus, ha detto la sua anche Papa Francesco. Nessun riferimento al braccio di ferro in corso all’Oriocenter né alle dichiarazioni dei due politici, ma con un tempismo non casuale ha ricordato che “il riposo domenicale fa vivere da figli e non da schiavi”. E se vale per la domenica, va da sé che il principio non cambi per il Natale e le altre feste cattoliche.
Cosa era successo
All’Oriocenter l’agitazione è iniziata dal 10 novembre, quando dal Consorzio operatori è arrivata la circolare indirizzata ai 280 negozi del centro che annunciava, per la prima volta nella storia del centro, l’apertura totale per il 26 dicembre dalle 9 alle 22, come un qualsiasi giorno feriale, e fino alle 23 per l’area food e cinema, dove si lavorerà dalle 17 alle 23 anche il giorno di Natale e il primo dell’anno.
“Dopo il primo maggio, Ferragosto, 25 aprile, 2 giugno, Ognissanti, Immacolata, Epifania, Pasquetta e tutte le domeniche del mese, c’era rimasto solo Natale. Ora vogliono toglierci anche questo”, protestano i lavoratori. “Si parla tanto di famiglia, ma poi guai se non compri una maglietta il giorno di Natale! Mica salviamo la vita di qualcuno vendendo panini e mutande!”. Dalle parole sono passati ai fatti: oltre la metà dei 3.000 lavoratori ha firmato una petizione di protesta. La loro paura è quella che si arriverà alla richiesta di tenere aperto il centro 365 giorni all’anno. Il timore dei vertici dell’Oriocenter, quello di ritrovarsi con migliaia di lavoratori a braccia incrociate sotto le festività.
Lo scontro Di Maio-Calenda
Per Di Maio quella di tenere aperte le saracinesche anche nei giorni festivi è una proposta sbagliata: “Ho un appello da fare a tutte le forze politiche. Prima delle feste di Natale, prima dello scioglimento della legislatura, il Senato deve approvare la proposta di legge a prima firma Michele Dell’Orco, già approvata alla Camera dei Deputati all’unanimità, che dice una cosa molto semplice: tutte le famiglie hanno il diritto al riposo, anche quelle che posseggono o gestiscono esercizi commerciali. Famiglie più felici sono la premessa di una Italia più forte!”, ha scritto sul blog di Beppe Grillo.
Poi ha continuato con i dettagli della proposta: “su dodici giorni festivi all’anno sei devono essere di chiusura per i negozi. Questi giorni devono essere contrattati fra associazioni di categoria e i Comuni ma garantiscono che il 25% degli esercizi commerciali a rotazione deve restare aperto. Approvando questa legge si istituirebbe, inoltre, un Fondo per il sostegno delle piccole imprese del commercio. Le liberalizzazioni selvagge di Monti e dei decreti Bersani hanno fallito. Hanno solamente spalmato su sette giorni lo stesso incasso che i negozi facevano prima in sei. A fronte di nessun beneficio economico, le conseguenze sociali sono state disastrose”.
La risposta del ministro dello Sviluppo economico non si è fatta attendere: “Io trasecolo. Sono proposte che porteranno Amazon a vendere di più. Con queste proposte si fa un favore ad Amazon e ai grandi player che non sono nostri", ha commentato Calenda ospite di “Porta a Porta”.
"Il riposo cristiano"
“La domenica è un giorno santo per noi, santificato dalla celebrazione eucaristica, presenza viva del Signore tra noi e per noi. È la Messa, dunque, che fa la domenica cristiana", ha detto Francesco. Il Concilio Vaticano II ha voluto ribadire - ha ricordato il papa - che "la domenica è il giorno di festa primordiale che deve essere proposto e inculcato alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro". "L'astensione domenicale dal lavoro non esisteva nei primi secoli: è un apporto specifico del cristianesimo - ha ricordato Francesco -. Per tradizione biblica gli ebrei riposano il sabato, mentre nella società romana non era previsto un giorno settimanale di astensione dai lavori servili. Fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall’Eucaristia, a fare della domenica – quasi universalmente – il giorno del riposo".