Salvata dallo Stato nel 2017 con una pesante iniezione di capitali pubblici, MontePaschi è tornata sotto i riflettori questa settimana per il rischio che l’istituto abbia bisogno di nuovi sostegni per evitare il fallimento. In Borsa lunedì scorso, 14 gennaio, il titolo è caduto di botto del 10% e il ribasso è proseguito il giorno dopo con un’altra perdita del 7,6% a 1,25 euro. La situazione si è poi stabilizzata e ieri sera l’azione ha segnato un prezzo di chiusura di 1,24 euro.
A innescare la caduta è stata la comunicazione, diffusa dalla stessa banca senese nella serata di venerdì 11 gennaio, che la Banca centrale europea (Bce) ha raccomandato all’istituto di azzerare nei prossimi sette anni i 7 miliardi di euro di crediti deteriorati che ha in portafoglio. Secondo le stime di alcuni analisti questa operazione comporterebbe per il MontePaschi una riduzione del patrimonio di 1,1 miliardi di euro.
Il monito della Bce
La brutta notizia è arrivata dopo solo un mese dalla forzata rinuncia della banca a emettere un bond, programmato da tempo, per raccogliere 750 milioni di euro. L’operazione era stata preparata per fine novembre, ma arrivò a coincidere con il periodo di massima tensione sui mercati finanziari a causa delle polemiche fra Roma e Bruxelles sulla manovra 2019, con conseguente innalzamento dello spread. Il cda decise di accantonare l’operazione per non rischiare di andare a pagare interessi spropositati. Decisione saggia, ma intanto le casse piangono e la raccomandazione della Vigilanza della Bce, guidata da gennaio dall’italiano Andrea Enria, aumenta le preoccupazioni per il futuro.
“Nelle prossime settimane avremo un problema Montepaschi? Forse sì...”. Domenica 13 gennaio, prima ancora della caduta in Borsa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, aveva sottolineato che il governo potrebbe essere obbligato a tornare a occuparsi di MontePaschi.
Il decreto per la nazionalizzazione finalizzata al salvataggio pubblico risale al dicembre 2016 e ha comportato in totale l’esborso da parte dello Stato, per evitare il fallimento della banca, di 6,9 miliardi di euro. In cambio di questa cifra il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) è diventato il primo azionista con 68% del capitale.
Il valore attuale dell'Istituto
Ai prezzi delle azioni di oggi il 100% della banca vale 1,42 miliardi, di conseguenza la quota del Mef vale 965 milioni. Sono stati bruciati 5,9 miliardi di denaro pubblico. Questo è il giudizio della Borsa. Ma le quotazioni di Borsa per definizione oscillano, e in teoria non sarebbe da escludere un recupero in futuro.
Non da escludere, ma sicuramente difficile, stando a quanto ha scritto la Vigilanza della Bce al termine dello Srep, sigla che sta per “Supervisory review and evaluation process”. Nella lettera inviata al management di Siena lo scorso 5 dicembre, gli uomini della Bce hanno sottolineato alcuni rischi e punti di debolezza, che non riguardano solo la gestione dei crediti deteriorati. Particolare attenzione è stata posta sulla redditività della banca, che è inferiore a quella prevista nel piano di rilancio concordato fra il governo italiano, la Bce e la Commissione Ue.
Dopo avere chiuso il 2017 con una maxi-perdita di 3,5 miliardi di euro, il MontePaschi ha realizzato nei primi nove mesi del 2018 un utile di 379 milioni di euro. Fra tre settimane la banca annuncerà i risultati dell’intero 2018. Alcuni analisti si aspettano un utile di poco superiore ai 300 milioni e partendo da questa base, osservano, sarà difficile che profitti del 2021 arrivino a 1,2 miliardi di euro, come previsto dal piano.
Cosa prevede il piano
L’accordo con Bce e Ue prevede che entro metà 2019 il governo italiano dica come intende uscire dall’azionariato della banca, obiettivo fissato per il 2021. Finora le ipotesi riportate dalla stampa indicano la possibile cessione della quota a Poste Italiane e alla Cassa Depositi e Prestiti. E qui ci sarebbero due problemi: 1) messa in questi termini si tratterebbe di una finta privatizzazione, che potrebbe non avere il via libera di Bruxelles; 2) l’operazione deve avvenire a prezzi che rispecchino il valore di Borsa, il che significa che lo Stato rischia di perdere un sacco di soldi, a meno che da qui al 2021 il management di MontePaschi riesca a fare risalire le quotazioni dimostrando una grandissima capacità di rilancio dell’istituto.
Il tema oggi è diventato anche argomento di dibattito politico fra i partiti della maggioranza. Mentre il leader dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, non vuole sentire parlare di nuovi salvataggi di Stato per le banche (almeno non prima delle elezioni europee di maggio), la Lega sembra più propensa a farsi carico della questione. Il sottosegretario leghista Giorgetti domenica ha detto: “Entro due o tre mesi, come previsto dalla legge sulla ricapitalizzazione precauzionale, saremo chiamati a delle scelte”. Il problema è che “le anticipazioni e le valutazioni che sono giunte dall’Europa mettono in dubbio la capacità di arrivare a rispettare i programmi”. Il governo non si sottrarrà: “Io spero che Mps abbia risolto i propri problemi. Ma se non sarà così, il governo dovrà farsene carico responsabilmente. I problemi vanno affrontati”.