Tensione ancora altissima sull'asse Roma-Bruxelles, in una partita tra Commissione Ue e governo italiano che si trasforma ogni giorno di più in scontro aperto. A riaccendere la miccia le parole del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, che in un intervento pronunciato a Parigi e distribuito alla stampa sotto embargo, ha accusato l'esecutivo Lega-M5S di essere "euroscettico e xenofobo" e di volersi "sbarazzare degli obblighi europei" sui migranti e sulla tenuta dei conti.
Moscovici ammette gli errori della classe dirigente europea nella gestione della crisi, soprattutto sul piano politico, e aggiunge che le scelte di questi anni e il modo in cui sono state prese, hanno dato l'impressione che a decidere siano stati "tecnocrati anziché uomini politici responsabili: questo ha inevitabilmente aumentato la distanza che separa i cittadini dall'Europa".
L'argomento della "grande vittoria dei tecnocrati sulla democrazia ha alimentato il discorso dei partiti euroscettici e nazionalisti che si sono consolidati sviluppando una retorica basata su due argomenti: Bruxelles e l'Europa sono la causa di tutti i nostri mali e ora è il momento per il popolo - quello vero - di riprendersi il potere dalle mani dei tecnocrati".
Sta accadendo nell'Europa centrale, in Austria e in Italia, continua il commissario francese: "Orban o Salvini, tutti pretendono di avere il monopolio della rappresentazione della "volontà del popolo. È una retorica viziata ma terribilmente efficace: i loro successi elettorali ne sono la prova. L'asse illiberale e nazionalista si sta consolidando nell'Europa centrale sotto la guida del primo ministro ungherese Viktor Orban - prosegue Moscovici - e anche agli italiani, che hanno anche optato per un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, sta cercando di sbarazzarsi degli obblighi europei".
Eppure la giornata era cominciata in modo diverso
La giornata europea, dopo il violento scontro verbale dei giorni scorsi sembrava essere iniziata in maniera diversa, con un segnale di apertura dal governo italiano sul fronte dei conti: l'esecutivo, il cui piano era stato bocciato su tutta la linea all'Ecofin di Lussemburgo, aveva fatto capire di essere pronto a far calare l'asticella del rapporto deficit/Pil per gli anni successivi al 2019, mantenendo il 2,4% solo per l'anno prossimo. La revisione della traiettoria del deficit dimostra che "l'Italia ha compreso i timori dell'Ue", era stata la reazione a caldo di Moscovici, prima dello scoppio della tempesta per le sue parole sul governo 'xenofobo', è "un buon segnale la revisione dei conti".
Ma poco dopo fonti Ue hanno chiarito che la valutazione della Commissione europea sul rispetto delle regole di bilancio da parte dell'Italia riguarderà gli impegni presi per il 2018 e gli obiettivi per il 2019 e non quelli per gli anni successivi. Insomma è il ragionamento di Bruxelles, l'impegno richiesto all'Italia di correggere il deficit strutturale per la manovra sull'anno prossimo rimane. E la Commissione, come è stato ribadito più volte negli ultimi giorni, ha tutta l'intenzione di farlo rispettare.
Intanto, Mentre il braccio di ferro tra Commissione e governo non si allenta, da Strasburgo il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, prova a rassicurare gli europarlamentari, dice che l'Italia "non è la Grecia" ed esclude categoricamente la sciagurata ipotesi di un default del debito italiano.
"La Bce, e in particolare Draghi, ha fatto veramente dei progressi. Vorrei un meccanismo per cui se un paese è sotto attacco, qualcuno offra uno scudo" ma "ritengo che non ci sia la minima possibilità che ci sia un default del debito pubblico italiano", dice. "Non ho nessuna idea di intraprendere un'azione contro l'euro".
Così Savona, secondo cui all'interno del governo il discorso di stare dentro l'Europa e l'euro "è uno dei punti cardine". Quanto al condono fiscale che l'esecutivo è pronto a varare nella manovra, "lo chiamiamo pace fiscale, ma se si fa turiamoci il naso", perchè' con quelle entrate "siamo in grado di finanziare operazioni importanti, come l'intera Fornero", con la quale il governo promette che saranno assunti due giovani per ogni pensionato che lascia il lavoro.