Senza immigrati non si pagano le pensioni. Ne è convinto il presidente dell'Inps Tito Boeri che lo ha ribadito in occasione della Relazione annuale dell'istituto di previdenza alla Camera. Come riporta il Messaggero, Boeri - già sotto attacco da giorni dal vice premier Matteo Salvini, che ne ha annunciato in pratica il licenziamento a mezzo stampa - non arretra e anzi torna a lanciare l'allarme sul rischio di una stretta all'immigrazione regolare che avrebbe come effetto quella di far aumentare gli irregolari.
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La storia - ha dichiarato Boeri - “ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all'immigrazione regolare, aumenta l'immigrazione clandestina e viceversa: in genere, a fronte di una riduzione del 10% dell'immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5%”, ha continuato Boeri. Insomma “per ridurre l'immigrazione clandestina il nostro Paese ha bisogno di aumentare quella regolare” perché sono “tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”.
Nel lavoro manuale non qualificato - riporta il Sole24Ore - secondo l’Inps, ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l'8% degli italiani. Boeri ha rilevato come la “forte domanda di lavoro immigrato in Italia” si riversi di fatto “sull'immigrazione irregolare degli overstayer, di chi arriva in aereo o in macchina, non coi barconi ma coi visti turistici, e rimane in Italia a visto scaduto” alimentata “da decreti flussi del tutto irrealistici”.
Il caso di colf e badanti
L’esempio classico, dice l’economista, è quello dei lavoratori domestici: “La domanda di colf e badanti delle famiglie italiane è in costante aumento alla luce anche dell’incremento tendenziale del numero di persone non-autosufficienti. Tuttavia, in mancanza di decreti flussi con quote per colf e badanti (l’ultimo è stato nel 2011), il numero di lavoratori domestici extra-comunitari iscritti alla gestione Inps tende inesorabilmente a ridursi, non compensato (o compensato in minima parte) dall’aumento dei lavoratori comunitari o italiani che non hanno problemi coi visti.
Ma non appena c’è un provvedimento di regolarizzazione del lavoro nero (come nel 2008-9 o nel 2012), il numero di colf e badanti extracomunitarie si impenna, a dimostrazione del fatto che questi lavori continuano a essere richiesti, ma vengono svolti senza versare i contributi sociali”.
Cosa sono i “decreti flussi”
Il decreto di programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale nel territorio dello Stato (conosciuto anche come decreto flussi lavoratori non comunitari stagionali o semplicemente decreto flussi) è l'atto amministrativo con il quale il Governo stabilisce ogni anno quanti cittadini stranieri non comunitari possono entrare in Italia per motivi di lavoro.
Esso delinea inoltre le politiche pubbliche volte a favorire le relazioni familiari, l'inserimento nella società e l'integrazione culturale degli stranieri residenti in Italia, nel rispetto delle diversità e delle identità culturali delle persone, purché non siano in conflitto con l'ordinamento giuridico nazionale, e prevede ogni possibile strumento per un positivo reinserimento nei Paesi di origine.
Il documento programmatico indica le azioni e gli interventi che lo Stato italiano, anche in cooperazione con gli altri Stati membri dell'Unione europea, con le istituzioni comunitarie e con ONG, si propone di svolgere in materia di immigrazione, anche mediante la conclusione di accordi con i Paesi di origine.
Il decreto flussi è stato approvato con cadenza annuale dal 2001, in base alla cosiddetta Legge Turco-Napolitano.
La regolamentazione dei flussi di ingresso in Italia (Legge n. 40/1998) prevede due passaggi:
- un documento triennale (detto Documento Programmatico) per pianificare i flussi migratori in ingresso in Italia nel corso di 3 anni;
- un decreto (decreto flussi) del Presidente del Consiglio dei ministri per programmare annualmente, entro il 30 novembre dell'anno precedente a quello di riferimento, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio italiano (per lavoro subordinato, autonomo e per i ricongiungimenti familiari).
Per l’anno in corso, il decreto flussi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 12 del 16 gennaio 2018 ha fissato a 30.850 la quota massima dei lavoratori non comunitari subordinati, stagionali e non stagionali, e di lavoratori autonomi che potranno fare ingresso in Italia nel 2018. Di questi, 12.850 sono destinati al lavoro subordinato e lavoro autonomo e 18.000 al lavoro subordinato stagionale. Negli ultimi anni si è passati da una quota di 35 mila cittadini non comunitari stabilita per il 2012 ai 17.850 del 2013 e 2014 in cui non erano contemplati i lavoratori stagionali, fino ai 30.850 degli ultimi tre anni che comprende sia gli autonomi che gli stagionali e non.