Il nuovo trattato sul Mes rappresenta "un passo nella giusta direzione" e non contiene alcun "automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e di un eventuale meccanismo per la loro ristrutturazione". Il giudizio è del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui la riforma va però affiancata dal completamento dell'Unione bancaria. Di sicuro, ha osservato in audizione alla Camera, non penalizza l'Italia che dovrebbe invece preoccuparsi di consolidare la riduzione del suo debito pubblico che resta comunque "sostenibile".
Obbligatorio, ha avvertito il numero uno di via Nazionale, "è non far risalire lo spread con mosse o dichiarazioni avventate". E far ripartire il Pil: questo, ha affermato il governatore, "è un Paese che da 20 anni non riesce a crescere" e che ha, dunque, "un problema di economia reale che non riusciamo a risolvere e che gli altri non hanno" Visco ha definito le modifiche al Mes "di portata complessivamente limitata". I cambiamenti proposti, ha rilevato, "ribadiscono principi di buon senso che sono già presenti nel Trattato. Per l'Esm, come per qualsiasi prestatore", ha spiegato l'inquilino di Palazzo Koch, "non avrebbe senso erogare credito a chi ha un debito che non è considerato sostenibile, visto che si tratterrebbe di un trasferimento a fondo perduto".
In ogni caso, ha aggiunto, "è indispensabile proseguire in maniera credibile nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche nei paesi ad alto debito, cogliendo senza esitazione l'opportunità fornita dall'attuale contesto di bassi tassi di interesse. Se ognuno farà la sua parte, sarà evidente che tutti gli Stati membri hanno a cuore il successo dell'unione monetaria e, soprattutto, la prosperità e il benessere dei cittadini europei".
La riforma del Mes però ha aspetti migliorabili
Certo, ha proseguito Visco, la riforma ha aspetti che potrebbero essere migliorati. "La proposta", ha affermato, "è evidentemente il risultato di un compromesso tra i timori di chi da sempre avversa passi in avanti nella condivisione dei rischi e quelli opposti di chi paventa un rinvio ingiustificato dei progressi verso una 'autentica Unione economica e monetaria'". Ma in questa prospettiva "il modo migliore per convincere tutti dell'utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea".
Secondo Visco, "bisogna completare l'unione bancaria con un più efficace meccanismo di gestione delle crisi di tutti gli intermediari, anche quelli medio-piccoli, e con una vera assicurazione comune sui depositi, che garantisca eguale protezione ai risparmiatori indipendentemente dal luogo in cui opera la loro banca". In questo quadro, ha aggiunto il governatore, "misure di riduzione dei rischi come quelle spesso proposte, da un lato, da chi vuole rivedere il trattamento prudenziale delle esposizioni sovrane delle banche o, dall'altro, da chi sottolinea la necessità di non adottare un approccio selettivo nella valutazione dei rischi bancari (focalizzato unicamente sulle esposizioni deteriorate) troverebbero la loro giusta collocazione".
In questa prospettiva, ha spiegato il numero uno di Palazzo Koch, "limiti di concentrazione sui titoli pubblici detenuti dalle banche, non differenziati tra debitori sovrani e in ogni caso con una 'franchigia' iniziale sufficientemente elevata, potrebbero anche essere presi in considerazione". Ma soltanto se "contestualmente", ha concluso Visco, "l'area dell'euro deciderà di dotarsi del safe asset comune, senza il quale il processo di diversificazione dei portafogli delle banche non potrebbe, tra l'altro, svolgersi in modo ordinato".