Le oltre 20 milioni di famiglie che hanno scelto il mercato elettrico tutelato saranno costrette a cambiare contratto non prima del luglio 2020. Come era nei propositi della maggioranza, in particolare del M5s, slitta di un anno la completa liberalizzazione del mercato elettrico. Si tratta di un nuovo rinvio dopo quelli già decisi in passato, proprio su impulso dell'authority. Lo stesso governo Gentiloni aveva fissato al 1 luglio 2019 il nuovo termine per la fine del mercato di "maggior tutela". A spingere la politica a rimandare più volte è il timore di rincari delle tariffe, almeno in un primo momento, e, spiega Repubblica, "l'impreparazione di una parte delle famiglie e destreggiarsi con un servizio per il quale non è mai chiaro come vengano suddivisi i costi, tra prezzo delle materia prima (l'elettricità o il gas), gli oneri aggiuntivi e il peso della fiscalità".
Come funziona ora
"Il mercato dell'energia, sia per l'elettricità sia per il gas naturale, è già liberalizzato da oltre dieci anni, nel senso che è stato aperto completamente ai privati", prosegue il quotidiano, "ma per l'energia elettrica non è stato abolito il cosiddetto "mercato di tutela": in pratica, non è mai stato imposto il passaggio a un nuovo operatore. In questo modo, i consumatori sono stati lasciati liberi di sottoscrivere nuovi contratti, in base alle offerte più o meno convenienti, oppure di rimanere con l'operatore con cui erano legati prima della liberalizzazione. A queste 20 milioni di utenze si applicano tariffe che, al netto di alcuni oneri fissi (come gli incentivi alle rinnovabili o i contributi per i miglioramenti alle infrastrutture), variano ogni tre mesi e sono stabilite da un authority indipendente che negli anni ha preso varie denominazioni. Ora si chiama Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Perché fissa anche le tariffe per il servizio idrico e per lo smaltimento dei rifiuti".
La situazione delle famiglie italiane
"Alla fine del 2017 delle 30 milioni di famiglie che avevano un contratto di fornitura elettrica, circa il 60%, vale a dire più o meno 17,3 milioni, erano ancora 'coperte' dal mercato tutelato elettrico. Nel mercato del gas la percentuale è lievemente superiore: su 20 milioni di contratti il 63%, pari a circa 12,6 milioni, è sotto il regime di maggior tutela", leggiamo sul sito di SkyTg24, che riporta anche le dichiarazioni del sottosegretario al Mise con deleghe all'Energia, Davide Crippa, che motiva così la decisione dell'esecutivo: "Vogliamo utilizzare questo periodo di tempo concesso dal Parlamento per migliorare le condizioni per la realizzazione di un sistema competitivo che sia in grado di coniugare migliori prezzi per il consumatore con sicurezza e tranquillità delle famiglie, con contratti luce e gas chiari, trasparenti e senza condizioni vessatorie nei loro confronti". Secondo Crippa, infatti, la misura "si è resa indispensabile considerando che, visto il precedente termine di luglio 2019, non sussistono le necessarie garanzie di informazione per i consumatori, di mercato, di competitività e di trasparenza". Quindi adesso il governo lavorerà "con tutti i soggetti coinvolti come Arera, Antitrust, operatori del settore e consumatori al fine di raggiungere l'obiettivo fondamentale di garantire alla collettività un mercato energetico efficiente, sostenibile e trasparente".