Sale la tensione in casa Mediaset in vista dell'assemblea del 4 settembre chiamata a decidere sulla fusione con la controllata spagnola e la contestuale nascita della holding olandese MediaforEurope (MfE), nelle intenzioni del 'Biscione' destinata a diventare il primo nucleo di un eventuale polo generalista televisivo pan-europeo. Con un esposto alla Consob, Mediaset ha deciso di denunciare Vivendi che, a suo dire, "sta agendo per deprimere il corso di Borsa del titolo", e chiede pertanto alle autorità di vigilanza di invitare ufficialmente i francesi "ad assumere una posizione pubblica e inequivoca" in vista della riunione dei soci del 4 settembre.
Gli advisor divisi
Chi intanto si è già pronunciato sono stati alcuni tra i principali proxy advisor che si sono spaccati nel dare i loro suggerimenti ai fondi su come comportarsi all'assemblea. Iss si è mostrato scettico in quanto ritiene che il progetto di fusione, seppure alla base abbia "una motivazione strategica ragionevole", tuttavia "solleva preoccupazioni significative in termini di governance", a causa del fatto che "ridurrebbe i diritti degli azionisti di minoranza". Glass Lewis invece ha dato un giudizio positivo in quanto non è stata rilevata "nessuna preoccupazione rilevante dal punto di vista strategico o quantitativo" e pertanto ha consigliato ai soci "di votare a favore di questa proposta".
Il via libera a MfE dovrà essere approvato con maggioranza semplice dalla controllata Mediaset Espana di cui il 'Biscione' controlla il 54% della società; mentre in Italia l'operazione necessita del voto favorevole dei due terzi del capitale presente: Fininvest controlla il 44% di Mediaset, che a sua volta custodisce il 3,7% di azioni proprie; Vivendi possiede il 28,8%, di cui il 19,2% conferito nel veicolo Simon Fiduciaria e solo il restante 9,6% direttamente. Solo su questo ultimo pacchetto, dunque, il gruppo francese potrebbe esercitare il proprio diritto di voto il prossimo 4 settembre.
Il prezzo fissato per chi ha intenzione di esercitare il diritto di recesso, per il quale Mediaset ha ipotizzato un esborso massimo di 180 milioni di euro, è pari a 2,77 euro per azione. Al termine degli scambi, le azioni Mediaset si sono attestate sopra questa soglia chiudendo a quota 2,95 euro, in rialzo dello 0,51%.
Storia di una lunga guerra
L'esposto alla Consob contro Vivendi ufficializzato da Mediaset, è solo l'ultimo tassello della 'guerra' finanziaria e giuridica tra le due aziende, una guerra la cui parola fine è ancora tutta da scrivere. Tutto inizia con un accordo per lo sviluppo di nuovi progetti industriali su scala internazionale di Mediaset Premium e il contemporaneo scambio reciproco di un pacchetto di azioni pari al 3,5%.
Con quel contratto, il gruppo francese si impegna all'acquisto della pay tv del Biscione. Successivamente Vivendi comunica di non voler più rispettare l'accordo: "È come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci fossimo ritrovati in un McDonald's", è la frase con la quale il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, idealmente straccia quel contratto. Mediaset annuncia quindi una serie di azioni "a tutela della società" e Fininvest, primo azionista di Mediaset, deposita al tribunale di Milano un atto di citazione in cui chiede un risarcimento non inferiore a 570 milioni di euro.
La risposta di Vivendi parte dalla Borsa: acquista titoli Mediaset e si porta al 28,8% del capitale e al 29,94% dei diritti di voto, a un soffio dalla soglia del 30% sopra la quale scatta l'obbligo di Opa. Successivamente l'AgCom, per il contemporaneo controllo del 23,9% di Tim, obbliga Vivendi a conferire il 19,2% di Mediaset nei veicolo Simon Fiduciaria, lasciandole il restante 9,6%. In ogni caso, lo shopping costa ai francesi 1,3 miliardi di euro circa.
Sempre nello stesso arco temporale, Fininvest rafforza la propria posizione portandosi al 44% circa del capitale e facendo approvare in assemblea il voto plurimo che rafforza ulteriormente la propria presa sulla società. Ultima mossa è ancora di Mediaset che lancia un progetto per fondersi con la controllata spagnola e trasferire in Olanda la nuova creatura, destinata a essere, nelle intenzioni dei vertici del Biscione, il nucleo aggregante di un futuro polo generalista televisivo pan-europeo. Parallelamente si muove la magistratura milanese, che indaga i vertici di Vivendi, Vincent Bollorè e lo stesso de Puyfontaine, per aggiotaggio