Della lunga intervista che Mark Zuckerberg ha dato al direttore di Vox Ezra Klein, ci sono almeno due elementi interessanti. Il primo riguarda Facebook, perché l’amministratore delegato della società ha detto che ci vorranno alcuni anni per risolvere i problemi che il caso Cambridge Analytica ha fatto emergere. Il secondo riguarda Apple, con una risposta piuttosto dura alle critiche rivoltegli da Tim Cook, accusato di avere una visione del modello di Facebook “piuttosto superficiale e non completamente aderente alla verità”. La seconda nasconde un po' di aspetti interessanti perché fa emergere due modi diversi di intendere il far soldi in Silicon Valley, e discutere su quale sia il più etico.
Il caso Cambridge Analytica ha fatto emergere posizioni piuttosto divergenti tra i due amministratori delegati, a capo di due delle tech company più potenti al mondo. Il 24 marzo scorso, Cook auspicava secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg una “appropriata regolamentazione” per aziende come Facebook, perché “la loro capacità di conoscere tutto della navigazione delle persone, i loro gusti, ogni dettaglio privato della loro vita in dati accumulati per anni dal mio punto di vista non dovrebbe esistere”.
Cook sottolinea due punti di vista opposti di come intendere il business: “La verità è che noi potremmo fare un sacco di soldi (ton of money, ndr) se dovessimo monetizzare i nostri clienti. Sempre che cominciassimo a considerare i nostri clienti come se fossero il nostro prodotto. Ma siamo scelti proprio perché non lo facciamo”.
La tesi di Cook
Cook ribadisce la tesi che se qualcosa è gratis, il suo prezzo è il cliente. Un argomento che è stato spesso ribadito nelle discussioni e nei commenti al caso Cambridge Analytica.
Facebook è un servizio gratuito, ma la sua gratuità ha un prezzo che solo adesso si comincia a valutare seriamente: la profilazione degli utenti, l’uso dei loro dati a fini pubblicitari, e se questi dati non vengono adeguatamente protetti, può succedere che finiscano anche in modo indiretto in possesso di società come Cambridge Analytica.
La risposta di Zuckerberg
Nel podcast pubblicato da Vox, Zuckerberg risponde piuttosto duramente alle critiche di Cook. Dice Zuckerberg a Klein: “Sai, trovo questo argomento, quello che vorrebbe che se non paghi qualcosa non possiamo prenderci cura di te (dei tuoi dati), qualcosa di incredibilmente ingenuo. E non in linea con la verità.
La realtà è che se vuoi costruire un servizio che aiuta a connettere chiunque nel mondo, beh allora ci sono moltissime persone che non possono permettersi di pagare quel servizio. E inoltre, come molti media, un modello basato sulla pubblicità è l’unico modello razionale per raggiungere il maggior numero di persone possibili gratuitamente. E non penso che tutto questo significhi non avere cura dei nostri utenti”.
È la seconda volta in pochi mesi che Zuckerberg si trova a dover rispondere ad accuse da parte dei suoi colleghi della Silicon Valley: lo fece già lo scorso luglio quando Elon Musk, fondatore di Tesla, lo accusò di avere una visione limitata dell'intelligenza artificiale.
Nella risposta di Zuckerberg a Cook, la prima data in modo così diretto al capo di Apple, emergono due differenti modi di intendere il business dell’innovazione. Sia Facebook che Apple lavorano per quello che è un po’ diventato il motto della Silicon Valley: rendere il mondo un posto migliore, attraverso un’offerta di prodotti innovativi capaci di diventare un modello globale. Un mantra, a volte diventato una caricatura come sa chi segue la famosa serie che della Silicon Valley porta il nome.
Anche Apple vuole cambiare il mondo, e il suo modello è basato su prodotti ad alto costo, di gamma alta si sarebbe detto un tempo, con prezzi che non tutti possono permettersi. Ma cambiare il mondo, in meglio nelle intenzioni, per Apple è l’aver creato il Macintosh nel 1984, aver cambiato forse anche la pubblicità con quella famosa che ne precedette il lancio, o l’iPod per non parlare della rivoluzione degli smartphone con il primo iPhone nel 2007.
Zuckerberg fa parte di un’altra generazione di imprenditori di internet. Il suo prodotto si muove su un terreno di business completamente diverso, fatto di grandi quantità di dati e di pubblicità (non è un caso che a Klein, suo coetaneo e direttore di un sito autorevole di informazione online, difenda in maniera esplicita il proprio modello di business, visto che anche la grande popolarità di Voi è dovuta alla qualità del suo servizio, ma anche al fatto che sia totalmente gratuito).
Come ricorda Vanity, Zuckerberg al Time aveva detto di essere piuttosto frustrato perché “Molta gente sembra voler dire che un modello di business basato sulla pubblicità non ti porta ad essere in linea con i tuoi utenti. Penso sia un’idea ridicola.
Pensi che pagare per avere un prodotto Apple renda l’azienda più in linea con te? Se Apple fosse in linea con le richieste dei propri clienti, allora farebbe dei prodotti più economici!”.
Due modelli opposti di intendere gli affari
Cook non ha mai risposto direttamente a questa accusa, ma, nota, lo scorso mese Cook nel discorso in cui puntò il dito contro Zuckerberg disse: “Vi sto parlando dalla Silicon Valley, due alcune delle aziende più di successo hanno costruito il proprio business usando le informazioni personali dei propri clienti. Loro raccolgono ogni cosa possono imparare degli utenti e cercano di monetizzarlo. Pensiamo sia sbagliato e non è quello che aziende come Apple vogliono fare”.
Due modelli opposti. È indubbio che entrambi hanno fatto il proprio per cambiare il mondo, Apple sull'aver portato un computer nelle nostre tasche, Facebook per aver fatto in modo che quel computer diventasse un'interfaccia fondamentale della nostra vita sociale. Ma è davvero difficile farsi un’idea su quale sia il modello più etico: come è difficile capire se l’etica alla fine c’entri ancora, o sia mai c’entrata, con il mondo del business.