La malattia di Sergio Marchionne è stato uno dei segreti meglio custoditi di casa Fiat e quando, la mattina del 21 luglio, è piombata nelle redazioni ha creato lo scompiglio che creano tutti gli eventi destinati a segnare una svolta in percorsi che sembravano immutabili.
Ma non tutte le cose che si credevano immutabili sono state mutate dalla consapevolezza che il manager più discusso e forse più importante dell'industria italiana negli ultimi 15 anni non tornerà mai più al lavoro. Una cosa che non è cambiata, ad esempio, è l'ostilità di una parte del mondo politico e dei sindacati. Dalla sinistra estrema a Chiara Appendino, da Confindustria alla Cgil, là dove non c'è stato silenzio ci sono stati gelo o esplicito disprezzo.
Il comunicato diffuso dal sindaco di Torino, per l'appunto Chiara Appendino, cita a malapena Marchionne e guarda già al futuro, alla collaborazione con il nuovo ad di Fca, Mike Manley.
"Dopo i 14 anni passati da Sergio Marchionne alla guida di Fiat prima e poi di Fca, ora il timone, come ha deciso questo pomeriggio il consiglio di amministrazione, passa a Mike Manley, a cui auguro di mantenere Fca ai vertici del mercato internazionale dell'auto raggiunti dal suo predecessore e con cui auspico di poter collaborare nell'interesse sia del gruppo, sia della nostra citta', la cui economia e' ancora fortemente legata all'industria dell'auto".
Dal fronte sindacale, come riporta Huffington Post, Giorgio Airaudo, ex responsabile auto di Fiom-Cgil, spezza il silenzio dei metalmeccanici della Cgil. Al manager contesta di aver trasformato la Fiat "in un'azienda apolide, sradicata dall'Italia: il tutto nel plauso dei Governi", che "gli hanno permesso tutto, senza chiedere mai". Di converso "i risultati sono stati ottimi per gli azionisti. Gli Agnelli dovrebbero dedicargli un monumento".
A far maggiormente discutere è la prima pagina del Manifesto. sia in edicola che sul sito, che dà il senso della rabbia di quella sinistra radicale che giudica Sergio Marchionne come il demonio e la esperienza in Fca come quello spartiacque che ha portato effetti regressivi sulla società e sul mondo del lavoro in Italia. "E così Fiat" titola il quotidiano comunista, che ritrae in foto Marchionne a capo chino. "Ha tolto diritti ai lavoratori e ha portato il gruppo dell'auto via dal Paese" si legge nella prima pagina. Una scelta che non è piaciuta sui social, dove sono moltissime le critiche.