Il braccio di ferro sui conti pubblici italiani torna a preoccupare l'Europa e i mercati. I titoli di Stato sono di nuovo sotto pressione, con lo spread che sfonda la soglia psicologia dei 300 punti base e il rendimento del decennale volato al 3,401%, il livello più alto da marzo 2014. Il Financial Times dedica l'apertura dell'edizione online all'Italia e all'alta tensione con Bruxelles dopo la decisione del governo gialloverde di inserire nella Nota di aggiornamento al Def il rapporto deficit/Pil al 2,4% per i prossimi tre anni. Immediate le ripercussioni a Piazza Affari, che apre in calo dell'1,4% nelle prime contrattazioni con i titoli bancari in forte rosso e recupera nel finale con una flessione dello 0,39%. Ma è la polemica politica con l'Europa a tenere banco, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Ministro dell'Economia Giovanni Tria, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si riuniscono a Palazzo Chigi per studiare i dettagli del Def, che domani sarà al vaglio delle Camere.
Dialogo e fermezza
Gli Stati membri dell'Eurozona sostengono la Commissione nel chiedere all'Italia "una chiara risposta" e il rispetto delle regole di bilancio. Dialoganti nei toni ma fermi nella sostanza, i ministri dell'Ecofin si schierano compatti con l'esecutivo Ue per chiedere al governo di rispettare le regole condivise dalla "famiglia" di Eurolandia. Alla fine del Consiglio di Lussemburgo (senza Giovanni Tria tornato ieri sera a Roma e con il dg del Tesoro, Alessandro Rivera a rappresentare l'Italia), è il ministro delle finanze austriaco, Hartwig Loeger, presidente di turno del Consiglio, a dare voce alla richiesta dei partner: "La maggioranza dei ministri finanziari ha chiesto che le regole del patto di stabilità siano rispettate - dice Loeger - l'Eurogruppo rappresenta l'unione monetaria, siamo insieme nella stessa famiglia e insieme dobbiamo risolvere la situazione per garantire stabilità. L'attesa dei ministri è che le regole devono essere rispettate e i ministri si aspettano che la Commissione nel caso dell'Italia dia una chiara risposta".
La stessa 'risposta chiara' auspicata nella serata di ieri dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker e su cui oggi è tornato il vicepresidente, Valdis Dombrovskis: "Juncker ha detto che abbiamo bisogno di applicare le regole del Patto di Stabilità e crescita e questo è quello che la commissione è disposta a fare", dice Dombrovskis. "Juncker ha detto che dobbiamo essere rigidi ma giusti, che abbiamo bisogno di una applicazione equa delle regole. Come commissione noi abbiamo presentato una comunicazione sul migliore uso della flessibilità nell'uso del Patto di Stabilita' e l'Italia è il paese che trae maggiori vantaggi da questa flessibilità. Oggi il problema è che il piano presentato dall'Italia sembra andare ben al di là della flessibilità. l'Italia ha il secondo debito in Europa dopo la Grecia e il costo più alto del servizio del debito dell'Unione europea, è importante che porti avanti delle politiche fiscali responsabili mantenendo i tassi di interesse a dei livelli accettabili".
L'Ecofin è compatto
In sostanza, il deficit nominale al 2,4% per tre anni che l'Italia intende difendere, ripete Bruxelles, è incompatibile con l'obiettivo di riduzione del deficit strutturale su cui l'Italia si è impegnata per ottenere dei margini di flessibilità: la discussione, per rientrare all'interno degli impegni assunti dall'Italia non puo' discostarsi troppo da un disavanzo dell'1,6%. L'Italia in questo delicatissimo passaggio, non ha nessuna sponda. Ieri già Olanda e Francia avevano pubblicamente chiesto all'Italia un passo indietro. Oggi il portavoce di Angela Merkel, in risposta a Luigi Di Maio che ha accusato "Merkel, Macron e Renzi di "combattere per far cadere il governo con lo spread" "ribadisce che "le regole del patto di stabilita' e di crescita europeo nonché una solida politica dei conti pubblici sono la migliore base per uno sviluppo di lungo termine". E anche il ministro delle Finanze del Belgio, Johan Van Overtveldt chiede il rispetto delle regole: "È una responsabilità di tutti, anche dell'Italia".
Polemica sulla frase di Borghi
A complicare una giornata già difficile per lo spread e i mercati, le parole del presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi sui vantaggi che comporterebbe per l'Italia recuperare la sovranità monetaria, parole successivamente precisate dallo stesso Borghi ma alle quali replica il commissario Ue Pierre Moscovici: "L'Italia è al cuore dell'Eurozona, è nell'interesse dell'Europa avere un'Italia forte ed è interesse dell'Italia avere un forte euro e una forte Eurozona. Dobbiamo avere "sangue freddo" e a procedere con "spirito collaborativo e negoziale". "L'uscita dall'euro sarebbe una sciocchezza sesquipedale, un errore gravissimo che arrecherebbe un danno a tutte le imprese e creerebbe il caos nel nostro paese - dice Antonio Tajani - Proposte del genere fanno soltanto male al Paese, soprattutto se pronunciate da autorevoli esponenti politici che rivestono incarichi istituzionali". La frase di Borghi va letta nel contesto della dichiarazione di ieri di Juncker, secondo il quale fare altre concessioni all'Italia significherebbe "la fine dell'euro".
Conte, su Facebook, prova a chiudere l'incidente: "L'Italia è un paese fondatore dell'Unione Europea e dell'Unione Monetaria e ci tengo a ribadirlo: l'euro è la nostra moneta ed è' per noi irrinunciabile. Qualsiasi altra dichiarazione che prospetti una diversa valutazione è da considerarsi come una libera e arbitraria opinione che non ha nulla a che vedere con la politica del governo che presiedo, perche' non contemplata nel contratto posto a fondamento di questa esperienza di governo".
Salvini attacca Juncker. Di Maio: "Non ci fermeranno"
Ad alzare il livello della polemica è anche Salvini, secondo il quale "le parole e le minacce di Juncker e di altri burocrati europei continuano a far salire lo spread, con l'obiettivo di attaccare il governo e l'economia italiane? Siamo pronti a chiedere i danni a chi vuole il male dell'Italia". Qualche ora dopo rincara la dose: "Parlo con persone sobrie, che non fanno paragoni che non stanno né in cielo né in terra", ha detto a proposito del paragone tra Italia e Grecia avanzato da Juncker.
"Siamo molto criticati perché stiamo superando la legge Fornero, perché ci occupiamo dei 'massacrati' delle banche, perché stiamo cercando di trovare uno strumento per dare lavoro ai giovani. Ma questa roba era nel programma", aggiunge Di Maio, "adesso è il momento di aiutare la gente e lo faremo non solo con la democrazia diretta. Non hanno ancora letto la nota di aggiornamento al Def in Ue e già la stanno impallinando, allora devo pensare che c'è un pregiudizio". "Impazzissero pure", ha proseguito, "noi abbiamo delle promesse da mantenere, non ci fermiamo davanti alle minacce, non si arretra di un centimetro. In questi giorni si sta dicendo a un governo eletto che cosa deve fare" e lo dice una commissione "che non ha l'un per cento dei voti, che non è stata eletta dal popolo europeo e da quello italiano".