L'asticella del rapporto deficit-Pil resta al 2,4% e il governo, su questo, "non arretra di un centimetro" ma "punta a una diminuzione del debito negli anni successivi grazie alla crescita che ci sarà e ai tagli agli sprechi". A tirare le somme al termine del vertice di maggioranza sulla manovra è il vicepremier Luigi Di Maio che anticipa anche che altri dettagli "saranno ulteriormente definiti" stamane, nel corso di un vertice sulla Nota di aggiornamento del Def, il documento che contiene le nuove stime di crescita e gli obiettivi di bilancio, che proprio domani dovrebbe essere trasmesso alle Camere.
Dopo l'incontro di ieri, durato circa due ore, evidentemente non sono ancora stati messi a punto tutti, quei dettagli. Il mantra dal lato della maggioranza è costante e conferma le anticipazioni sulla manovra "che ci avevano indotto a definirla seria razionale e coraggiosa. Confermiamo il programma delle riforme annunciate che partiranno già nel 2019", ha detto il premier Giuseppe Conte, che ha ribadito l'impegno dell'esecutivo per "accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell'arco del triennio". Al presidente del Consiglio era già toccato rintuzzare l'incidente aperto dalle dichiarazioni del leghista Claudio Borghi, il quale aveva dichiarato che "con una moneta autonoma l'Italia risolverebbe molti problemi".
Lunedì il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha partecipato alla riunione dell'Eurogruppo a Lussemburgo ma poi ha disertato i lavori dell'Ecofin, anticipando il rientro a Roma. Durante l'incontro a Palazzo Chigi è probabile che il titolare del Mef abbia riferito a Conte e ai colleghi di governo l'esito dei colloqui con i commissari europei, che hanno fatto capire chiaramente che i conti italiani rischiano la bocciatura. Questo campanello di allarme ha segnato la giornata di ieri e le tensioni sui titoli di Stato italiani, con lo spread che ha sfondato quota 300 punti non si sono fatte attendere. E intenso si sta facendo anche lo scontro politico tra Roma e Bruxelles. In particolare è stato acceso il botta e risposta tra il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ("Parlo solo con persone sobrie", ha detto il ministro dell'Interno, alludendo al presunto etilismo del presidente della Commissione Europea). Anche per questo il premier ha tentato di smorzare i toni per dare all'esterno un'immagine di stabilità in vista della riapertura dei mercati.