I sindacati promettono battaglia per il reintegro di Marica Ricutti, la madre di due bimbi, uno dei quali disabile, licenziata dall'Ikea di Corsico, nella periferia di Milano, perché non in grado di rispettare i turni fissati dall'algoritmo che stabilisce gli orari di lavoro dei 6.500 dipendenti italiani della multinazionale svedese. Secondo l'azienda, la donna, separata, lavorava sette giorni al mese ed era sempre stato fatto di tutto per venire incontro alle esigenze della trentanovenne, che lavorava da otto anni nel punto vendita e, scrive il Secolo XIX, "non aveva mai ricevuto un richiamo e nemmeno una contestazione sulla sua professionalità".
"La signora Ricutti sapeva bene, però, che non avrebbe potuto entrare al lavoro alle 7 del mattino, come previsto dal nuovo turno assegnatole dall’algoritmo al reparto ristorante. Soprattutto il martedì, non era possibile. Quel giorno deve portare suo figlio in un centro specializzato dove sta seguendo una terapia", spiega il quotidiano genovese, "ecco perché ha cercato più volte di incontrare il capo del personale. Ha spiegato i suoi problemi, ottenendo rassicurazione verbali. Solo a quel punto, convinta di essere stata compresa, ha accettato lo spostamento nel nuovo reparto. "Mi avevano detto che avrebbero tenuto conto della situazione, non mi sarei mai aspettata un trattamento del genere", racconta la donna".
A Bari un altro dipendente licenziato per una pausa troppo lunga
"Nessuno ha cambiato il suo turno. Il cervellone non ha previsto eccezioni. L’algoritmo contemplava sempre lo stesso orario: 7 del mattino. Per quattro volte la signora Ricutti ha timbrato il cartellino alle 9, come nel suo orario precedente. Era il 3 di ottobre quando ha ricevuto la prima lettera di contestazione della sua carriera. Il 13 novembre è stata convocata per fornire spiegazioni. Ma quello che ha detto non ha convinto i responsabili dell’azienda", prosegue il Secolo XIX, "il suo caso non è isolato. Proprio ieri, un lavoratore dell’Ikea di Bari, padre di due bambini piccoli, è stato licenziato per una pausa più lunga del consentito: 5 minuti. Molti altri lavoratori hanno segnalato problemi di adattamento all’algoritmo.
"Ikea rifiuta qualsiasi mediazione sindacale"
"È un’azienda che è cambiata radicalmente negli ultimi anni", dice Fabrizio Russo, il segretario nazionale della Filcams Cgil. "rifiuta qualsiasi mediazione sindacale". Proprio tramite la Filcams Cgil, la donna farà ricorso, ha annunciato lei stessa in un'intervista all'Huffington Post. "Non ho mai chiesto di essere privilegiata, né volevo fare lavoro d'ufficio dalla mattina alla sera. Ho sempre capito le ragioni di un'azienda che, per carità, punta al fatturato e alla clientela, ma che forse sta perdendo di vista qualcosa", afferma la donna, "forse sta venendo meno il valore della dignità umana. Io e tutti i lavoratori non siamo numeri, siamo persone, con una dignità che dovrebbe essere rispettata".
La donna sta ricevendo numerosi attestati di solidarietà sui social, a partire dalla leader del sindacato di Corso Italia, Susanna Camusso, che ha anch'essa rilanciato l'hashtag #PessimaIkea.
Violata la mia dignità.Parla Marica Ricutti licenziata da Ikea @CgilNazionale @Rassegna_it https://t.co/tNtv1zqkSz
— RadioArticolo1 (@RadioArticolo1) 29 novembre 2017
"Siamo sempre stati disponibili a concordare le migliori soluzioni per le necessità della lavoratrice che negli ultimi otto mesi ha lavorato meno di 7 giorni al mese, usufruendo di cambi turno e spostamenti orario concordati con i colleghi e la direzione", è la replica di Ikea ripresa dal Giorno. Secondo la multinazionale svedese, il provvedimento si è reso "necessario, perché la sua autodeterminazione degli orari di lavoro ha messo in difficoltà i colleghi". Un comportamento "non tollerabile", per il colosso svedese che si difende dalle accuse di un atteggiamento "ingiustificabile e ingiusto". Ma i sindacati, con in testa Maria Carla Rossi della segreteria Filcams Cgil Milano Lombardia non si arrendono e risponderanno "al più presto alle affermazioni di Ikea. Abbiamo impugnato il licenziamento".