Roma- Per commemorare la morte dell'amico Prince, Stevie Wonder ha fatto quello che gli riesce meglio: si e' seduto al piano e ha suonato una struggente versione di Purple Rain. Se ne sono forse accorti in pochi, ma il pianoforte era l'italianissimo Fazioli. Uno strumento sofisticato che garantisce "tutta un'altra musica", come assicura il famoso jazzista statunitense Herbie Hancock, il piu' entusiasta fan di questa eccellenza del Made in Italy. E la pensano cosi' anche Danilo Rea e Angela Hewitt. Dalla provincia di Pordenone dove viene prodotto, il pianoforte e' arrivato fino alla Casa Bianca dove star del calibro di Aretha Franklyn e Sting si sono sedute davanti a un Fazioli in occasione dell'International Jazz Day che si e' tenuto il 30 aprile.
Era il 1981 quando Paolo Fazioli, ingegnere romano ed erede di una ditta di mobili, apri' una fabbrica di pianoforti a Sacile, a 60 chilometri da Venezia, nella Val di Fiemme. Fazioli aveva un'idea ben precisa: voleva realizzare il miglior pianoforte a coda al mondo. Dopo poco piu' di 30 anni dall'apertura della fabbrica e quel primo cliente (un rivenditore locale), il risultato e' uno strumento da circa 150mila euro che nel 2013 l'Economist ha definito "Il migliore al mondo" e che la stampa straniera non ha esitato a definire lo Stradivari dei pianoforti. Per riuscire nell'impresa Paolo Fazioli ha attinto dai suoi tre mondi: la passione per la musica coltivata al Conservatorio, gli studi di ingegneria , soprattutto per quanto riguarda la riproduzione del suono, e la conoscenza dei legni e delle loro caratteristiche appresa nella ditta di famiglia. Paolo intui', quindi, che avrebbe potuto impiantare la fabbrica vicino alle foreste di abeti rossi della Val di Fiemme, le stesse che nel Settecento fornivano materiale ad Antonio Stradivari. Un legno pregiato di cui solo la minima parte risulta idonea alla realizzazione della tavola armonica, vero "cuore" del pianoforte.
La produzione e' prevalentemente su ordinazione con 140 pianoforti all'anno che vanno a inserirsi in una fetta di mercato in cui Steinway&Sons e Yamaha fanno la parte del leone. "Abbiamo ingrandito la fabbrica e il prossimo obiettivo - spiega Paolo Fazioli all'Agi - e' quello di ampliare la produzione a 150-160 pianoforti. Ma non di piu' perche' altrimenti dovremmo adottare una logica diversa e cio' va a discapito della qualita'. Una parte del montaggio, incollaggio e assemblaggio viene eseguita a mano dai nostri dipendenti, mentre per altre fasi si ricorre alle macchine che garantiscono una maggiore precisione".
"Si tratta di pianoforti concepiti secondo una nuova concezione - continua l'ingegnere - e che utilizzano materiali e tecnologie di ultima generazione. Fondamentale per noi e' anche la ricerca continua". Tutto viene curato nei minimi dettagli: "il ciclo di produzione dura circa due anni, con alcune fasi che richiedono determinati tempi tecnici che non si possono abbreviare, come quello del trattamento del legno. Fondamentali anche i parametri di umidita' del prodotto". Oggi la Fazioli esporta in tutto il mondo, soprattutto in Cina, Russia e Sud Est Asiatico e in America meridionale che l'ingegnere definisce "il nuovo domani". E' proprio dalla Cina che sono arrivate negli anni le richieste piu' bizzarre, "come quel cliente che ci chiese di riportare sul coperchio del pianoforte alcuni dipinti del Canaletto. Oppure un altro che volle lo strumento tutto rosso" racconta Fazioli.
Per anni presenza fissa nei soggiorni delle case italiane, oggi il mercato del pianoforte acustico e' in sofferenza. Secondo Gianni Cameroni di Dismamusica, l'osservatorio sull'andamento globale del mercato italiano degli strumenti e delle edizioni musicali, "il calo e' dovuto a due problemi: il primo e' culturale, con gli italiani che sempre meno si accostano allo studio della musica. Il secondo e' invece sociale: il pianoforte e' uno strumento troppo grande per gli appartamenti di taglio piccolo e troppo rumoroso per chi vive in condominio". "Il pianoforte acustico ha registrato lo scorso anno un calo di delle vendite, ferme a 1757 pezzi, un centinaio in meno rispetto al 2014" spiega Cameroni, che anticipa all'Agi i dati ufficiali che verranno pubblicati nei prossimi giorni. In crescita, tuttavia, il fatturato pari a 13.750.000 euro con un aumento del 7,3% per i pianoforti a coda, cui corrisponde una crescita dello 0,7% della vendite per pezzo.
Pianoforte, 1.400 euro l'anno per imparare a suonarlo
Diverso il caso dei pianoforti digitali le cui vendite sono 20 volte superiori allo strumento tradizionale. Ma per Fazioli l'elettronico e l'acustico "hanno due approcci diversi, possono convivere senza invadere l'uno il territorio dell'altro. Ma purtroppo chi fa elettronica sta sconfinando in un piano che non e' suo portando le prestazioni a livelli sempre piu' alti, ma la verita' e' che il pianoforte tradizionale e' inarrivabile". (AGI)