Roma - L'Italia ha imboccato con convinzione la strada dell'internazionalizzazione. Ora serve proseguire e adeguarsi anche dal punto di vista strutturale per rispondere in particolare ai bisogni espressi dall'economia "made in Islam", che gia' controlla mercati importanti e nel prossimo decennio conquistera' un numero crescente di consumatori. Ne e' convinto Raimondo Schiavone, consigliere delegato della Camera di Commercio Italo Araba, curatore del volume
"Internazionalizzazione delle imprese. L'Italia e la sfida dei mercati esteri", che verra' presentato domani pomeriggio alla Stampa Estera a Roma. Come spiega Schiavone all'AGI, l'internazionalizzazione e' un "tema importante, come sta dimostrando il governo nella sua forte opera di supporto e nella sua attivita', con la ristrutturazione dell'Ice e una serie di investimenti importanti". Di fronte, infatti, alla riduzione dei consumi interni, i mercati esteri sono diventati una strada obbligata e "l'Italia ha bisogno di aumentare l'export". Una voce che per quanto riguarda l'area dei Paesi arabi già vanta "un saldo positivo considerevole, per un valore di circa 30 miliardi". Un quadro importante, anche rispetto ad altre zone del mondo, che risente pero' della "situazione geopolitica", con tre Paesi 'pesanti' per l'Italia - Libia, Siria e Iraq - che a causa dell'instabilita' e della guerra sono venuti meno.
Un altro "dato incontrovertibile" da tenere presente, prosegue Schiavone, "e' che nel 2025 un terzo della popolazione mondiale sara' di fede islamica". Da qui, l'importanza dell'economia "made in Islam", dalla finanzia islamica all'economia halal (prodotti che seguono i precetti religiosi). "Di fatto, controlla i mercati a crescita importante", per questo un nostro "adeguamento dal punto di vista strutturale, soprattutto in campo agroalimentare, diventa importante e necessario". In questo senso, "si stanno gia' facendo dei passi a livello nazionale". Proprio di cio', ricorda il consigliere delegato della Camera di Commercio Italo Araba, "ci occupiamo quotidianamente", forti di uno statuto che ha come obiettivo "la promozione dell'interscambio con i 22 Paesi della Lega araba".
I settori che vedono l'Italia primeggiare sono quelli "classici, dalle macchine utensili all'innovazione tecnologica, insieme a mobili e arredi. Negli Emirati arabi uniti, in particolare, riscuote grande successo la gioielleria. Altra voce importante sono i raffinati, specialmente con l'Arabia saudita". Proprio questi due Paesi sono in cima nella classifica dei principali mercati di sbocco per il made in Italy, insieme all'Algeria, "Paese molto attrattivo, innanzitutto per le costruzioni", seguiti poi da Tunisia ed Egitto.
Nel presentarci al mondo, conclude Schiavone, "siamo abbastanza strutturati e organizzati", forti anche del sostegno del governo e della collaborazione con le altre associazioni e organizzazioni che si occupano di internazionalizzazione. Tuttavia, talvolta "scontiamo una certa mancanza di influenza geopolitica in alcune zone che in certi casi ci costa" rispetto ad altri competitor europei. "Ma guardando ai numeri dell'export, siamo attivi": se "in passato ci siamo cullati nel mercato domestico, oggi l'Italia sta puntando molto sui mercati emergenti". (AGI)