Roma - Quasi due italiani su tre (65%) hanno consumato cibo di strada nel 2016 con la domanda che cresce con l'arrivo dell'estate perche' concilia la praticita' con il costo contenuto, ma anche perche' rappresenta una forma di vendita particolarmente apprezzata dai turisti. E' quanto emerge da un sondaggio on line condotto da Coldiretti e divulgato in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori nella Capitale per difendere l'identita' alimentare nazionale.
Tra coloro che mangiano cibo di strada ad essere nettamente preferito dall'81% per cento e' il cibo della tradizione locale che va dalla piadina agli arrosticini fino alle arancine, mentre il 13 per cento sceglie quello internazionale come gli hot dog e solo il 6 per cento i cibi etnici come il kebab, in netto calo rispetto al passato. "Una conferma che la scoperta del territorio e dei suoi prodotti tipici rappresenta un valore aggiunto inestimabile che purtroppo rischia di sparire dalle strade e dalla piazze delle citta' italiane sotto la pressione dell'omologazione", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "con la scomparsa dei piatti tipici si perde un pezzo di storia delle citta'".
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Il fenomeno del cibo di strada ha radici molto antiche che risalgono al tempo dei Romani, quando gran parte della popolazione era solita gustare i pasti in piedi e velocemente in 'tabernae' aperte lungo la strada. Un patrimonio che va adeguatamente tutelato - conclude Coldiretti - poiche' puo' rappresentare un volano economico dalle grandi potenzialita', specie se si considera che nell'Italia del futuro ci saranno piu' di due cuochi per ogni operaio, con la crisi che ha cambiato profondamente le aspirazioni dei giovani e ha provocato il crollo delle iscrizioni agli istituti professionali a indirizzo industriale rispetto al boom delle scuole di enogastronomia e turismo, come dimostrano le iscrizioni all'alberghiero degli ultimi anni. (AGI)