Dal 22 al 24 agosto i banchieri centrali di tutto il mondo si riuniranno a Jackson Hole, nel Wyoming, per il tradizionale appuntamento che da 35 anni serve a fare il punto sul futuro dell'economia mondiale. Fed, Bce, Boe e Boj fin dallo scorso luglio si sono messe il casco da pompiere e si dicono pronte a spegnere l'incendio, quindi a mettere in campo tutte le strategie possibili contro il rallentamento dell'economia globale.
Tra fine luglio e agosto i timori di recessione sono cresciuti, estendendosi a macchia di leopardo in tutto il globo e in Europa. Dalla contrazione del Pil della Germania all'inversione negli Usa della curva dei rendimenti a dieci e due anni, si sono accese molte spie rosse. Il simposio sarà una tappa intermedia in vista dei futuri appuntamenti: i partecipanti saranno ansiosi di ottenere nuovi indizi da Jerome Powell sul pensiero del Fomc in vista della riunione di metà settembre.
La Bce a settembre riarmerà il bazooka
A fine ottobre Mario Draghi terminerà il suo mandato e lascerà il testimone alla francese Christine Lagarde. A sorpresa il 15 agosto il presidente della Banca di Finlandia, Olli Rehn, uno dei 'falchi' del consiglio direttivo della Bce, ha giocato d'anticipo, facendo sapere che l'istituto di Francoforte riprenderà in mano il bazooka fin dalla prossima riunione del 12 settembre, varando un piano di stimoli molto più sostanzioso di quello atteso dai mercati.
Le misure allo studio sono diverse e sicuramente quelle di maggiore impatto sui mercati riguarderanno i nuovi tagli dei tassi di interesse e l'avvio di un Qe2 (potrebbe ammontare a 50 miliardi), cioè un nuovo programma di acquisto titoli, che farebbe seguito al Qe1 ritirato alla fine dello scorso anno. L'altra novità, molto attesa dai mercati, riguarda le modifiche di alcuni limiti del precedente piano di acquisti (il limite del 33%, riferito ai titoli con vita residua da 1 e 30 anni dovrebbe essere alzato intorno al 50%).
Cosa farà la Fed sui tassi?
Lo scorso 31 luglio la Federal Reserve, dopo 10 anni di pausa, ha ripreso a tagliare i tassi Usa, che ora sono tra il 2% e il 2,25%. Sul futuro però Jerome Powell non è stato chiaro: prima afferma che quello deciso a fine luglio "non è l'inizio di una lunga serie di tagli" ma rappresenta "un aggiustamento di metà ciclo economico". Poi corregge il tiro: "Permettetemi di essere chiaro. Ho detto che non è l'inizio di una lunga serie di tagli dei tassi. Non ho detto che è solo uno o qualcosa del genere", spiega. Insomma prima chiude e poi apre a più tagli dei tassi Usa, che probabilmente quest'anno saranno altri due. Ma secondo gli esperti l'unica chiave per evitare il peggio è annunciare una tregua tariffaria con la Cina: anche un taglio di altri 50 punti base non sarebbe sufficiente a contrastare una spirale discendente del commercio e del caos valutario, dicono gli economisti.
La Bank of England taglia le stime
La riunione della Bank of England del 1 agosto ha confermato le attese del mercato, lasciando i tassi fermi allo 0,75%. La Boe ha anche tagliato le stime di crescita: si stima un aumento del Pil dell'1,3% nel 2019 e nel 2020, contro un +1,5% e +1,6% precedente. Da agosto 2018, il costo del denaro nel Regno Unito è stabile. La politica monetaria della Banca d'Inghilterra è strettamente legata allo scenario della Brexit. Nel caso in cui il 31 di ottobre dovesse palesarsi una 'hard Brexit' la Boe sarà costretta a intervenire pesantemente a sostegno dell'economia britannica, con un ampliamento del Qe.
La Banca del Giappone rimane ultra-accomodante
Lo scorso 30 luglio la Banca centrale del Giappone ha rinnovato la sua politica monetaria molto accomodante e ha lasciato i tassi d'interesse invariati, nonostante la debolezza dell'inflazione e le tensioni commerciali con gli Usa. La Banca del Giappone non dovrebbe rivedere la sua politica già oggi ultra-accomodante, piuttosto, secondo gli esperti, l'Istituto di Tokyo potrebbe mettere in atto altre opzioni, come riaccelerare gli acquisti di obbligazioni.