La crisi non è ancora finita, e per gli italiani ci vorranno ancora 4 anni e mezzo perché accada, ma il clima di fiducia migliora. Il 2017 mostra un "lento ritorno alla normalita'": paura e preoccupazioni, pur ancora presenti, lasciano via via spazio a un atteggiamento piu' ottimista rispetto al futuro. Il quadro emerge dal tradizionale Rapporto dell'Acri, realizzato con l'Ipsos in occasione della Giornata mondiale del risparmio, secondo cui tuttavia restano ampi divari territoriali, con il Sud in costante difficoltà, e si allarga la forbice tra le famiglie che se la cavano e quelle che affondano. In generale, aumenta chi riesce a 'galleggiare' o a migliorare lievemente e si riducono un poco le situazioni problematiche.
I fiduciosi battono gli sfiduciati
Il numero dei fiduciosi sul miglioramento della propria situazione personale è nettamente superiore a quello degli sfiduciati. In particolare, i pessimisti sono il 12%, contro il 22% di ottimisti, con un saldo positivo di 10 punti in linea con quello dell'anno scorso. Il maggior recupero di fiducia si registra nella classe di età compresa tra i 31 e i 44 anni, dove il saldo positivo sale a 19 punti.
Famiglie: cresce il divario tra chi se la cava e chi no
La situazione economica delle famiglie mostra un andamento positivo, ma si allarga la forbice tra chi se la cava e chi invece non ce la fa: coloro che si dichiarano gravemente insoddisfatti della loro situazione economica restano inchiodati al 15% da tre anni. Le famiglie colpite direttamente dalla crisi sono meno di una su cinque (19% contro il 28% del 2016). La soddisfazione generale per la propria situazione economica si colloca ai massimi dell'era post-euro: i soddisfatti salgono di 5 punti al 56% contro il 44% di insoddisfatti. Il miglioramento è però concentrato soprattutto nel Nord: al Nord Ovest è addirittura di 16 punti al 69%, mentre al Nord Est è di 6 punti al 64%. Il Centro e il Sud arretrano di 3 punti, rispettivamente al 52% e al 43%.
Più facile mantenere il tenore di vita
Coloro che migliorano la propria situazione sono il 6%, come nel 2016 (erano il 5% nel 2015, il 4% nel 2014, il 2% nel 2013), mentre sono in aumento di 3 punti quanti dichiarano di aver mantenuto con facilità il proprio tenore di vita (35%, nel 2016 erano il 32%). Si riducono lievemente quanti dichiarano di avere sperimentato qualche difficoltà nel mantenere il proprio tenore di vita (42% contro 44%). Prosegue, seppur lievemente, il calo della quota di famiglie che segnalano difficoltà serie a mantenere il proprio tenore di vita (sono il 17% nel 2017, mentre erano il 18% nel 2016 e nel 2015, il 23% nel 2014).
Una famiglia su 5 in crisi con una spesa improvvisa da mille euro
Una famiglia su 5 rischia di andare in crisi se deve affrontare una spesa improvvisa da 1.000 euro. Il dato è in leggero miglioramento rispetto al 26% rilevato l'anno scorso. Se però la spesa imprevista fosse di 10.000 euro, potrebbe farvi fronte con le sole proprie forze appena una famiglia su 3 (il 34%, 6 punti percentuali in meno rispetto al 2016).
Torna la fiducia nella Ue
In uno dei momenti più difficili per l'Ue, gli italiani divengono meno negativi rispetto all'Unione, pur criticandone l'eccesso di regole (56%). Quelli che hanno fiducia nell'Ue tornano a essere maggioritari, seppure di poco (51%). Inoltre, secondo gli intervistati, senza l'Unione Europea l'Italia sarebbe più arretrata (62% contro il 30 che pensa il contrario, l'8% non si esprime) e meno importante sulla scena internazionale (60% contro il 31% che pensa il contrario, il 9% non si esprime), avrebbe un minore livello di sicurezza (54% contro il 37% che pensa il contrario, il 9% non si esprime) e meno giustizia sociale (51% contro il 34% che pensa il contrario, il 15% non si esprime); per i più sarebbe anche più povera (48%), ma sono molti coloro che la pensano diversamente: il 41% ritiene che sarebbe più ricca, l'11% non si esprime.
E anche l'euro piace un po' di più
Due italiani su 3 continuano a dirsi insoddisfatti dell'euro (il 65%, dato in leggero calo rispetto al 68% del 2016). Il numero dei soddisfatti cresce però di 3 punti percentuali sul dato 2016, di 6 punti sul 2015, di 8 punti rispetto al 2014. La maggior parte degli italiani (54%) e' convinta della sua utilità nel lungo periodo e il numero di coloro che ritengono l'euro uno svantaggio fra 20 anni diminuisce significativamente: sono il 33% contro il 36% nel 2015 e il 42% nel 2016.
Alta la propensione al risparmio, ma senza troppi sacrifici
Il numero di italiani propensi al risparmio rimane estremamente elevato: sono l'86% (nel 2016 erano l'88%), di questi sono il 37% quelli che non vivono tranquilli senza mettere da parte qualcosa e il 49% coloro che ritengono sia bene fare dei risparmi senza troppe rinunce. Torna ai livelli pre crisi la quota di coloro che preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare: sono il 12% (+1 punto percentuale sul 2016).
Solo il 37% ha rimpinguato il salvadanaio
Dopo quattro anni consecutivi di crescita, diminuiscono di 3 punti percentuali gli italiani che affermano di aver risparmiato negli ultimi dodici mesi: passano dal 40% del 2016 al 37% attuale e aumentano coloro che consumano tutto il reddito (41%, erano il 34% nel 2016). Al contempo diminuiscono le famiglie in saldo negativo di risparmio: dal 25% del 2016 al 21% attuale, perché decresce il numero di coloro che intaccano il risparmio accumulato (dal 19% dello scorso anno al 16% attuale) e diminuisce lievemente anche chi ricorre a prestiti (sono il 5% contro il 6% del 2016). Tra coloro che hanno risparmiato di più nel 2017 ci sono i giovani (il 41%) mentre le persone fra 31 e 44 anni hanno risparmiato meno (6 punti meno della media della popolazione). Combinando l'andamento del risparmio delle famiglie italiane nell'ultimo anno (2017) e le previsioni per quello futuro (2018), si nota che aumenta il numero di coloro che riescono a "galleggiare" o a migliorare lievemente e si riducono un poco le situazioni problematiche.
Investimenti: due italiani su tre restano liquidi
La preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda più di 2 italiani su 3; chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. Sembra che l'investimento ideale non esista più. Gli italiani si dividono in 3 gruppi quasi omogenei: il 33% ritiene che proprio non ci sia (maggioranza relativa, +1 punto rispetto al 2016 e +6 punti percentuali rispetto al 2015), il 31% lo indica negli immobili (+1 punto sul 2016), il 29% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri. Ultimi, con il 7%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (-1 punto percentuale sul 2016).
Ripartono i consumi
Sembra essere tornata la voglia di consumare, anche se rimane un'alta selettività delle spese. Diverse tipologie di consumo scontano ancora una notevole attenzione del consumatore, in primis viaggi e fuori casa (ristorazione e attività culturali). La spesa per i medicinali rimane invece elevata presso tutte le categorie.