Restiamo in ritardo sul fronte della competitività, ma godiamo di buona salute e campiamo di più rispetto al resto del mondo. Secondo il Global Economic Competitiveness Report 2018, l'Italia è al 31esimo posto nel mondo, e 17esimo in Europa, per competitività e la sua posizione resta stabile rispetto all'anno scorso.
Tale graduatoria, compiuta su 140 economie a livello globale, consiste in una valutazione messa a punto ogni anno dal World Economic Forum, dei fattori che determinano la produttività e la prosperità dei Paesi. Quest'anno la metodologia è cambiata, chiamando in causa altri elementi quali ad esempio la diversità della forza lavoro, i diritti dei lavoratori, l'e-government e la forza innovativa delle imprese cosicché se l'anno scorso il Belpaese mostrava una tendenza al rialzo (collocandosi al 43esimo posto, al top da 10 anni), per quest'edizione - nonostante il 31 esimo posto - la posizione resta sostanzialmente stabile.
Italia quinto paese al mondo per aspettativa di vita
Ma una buona notizia c'è: nel fattore della 'salute' ci collochiamo al sesto posto, e addirittura quinti al mondo come aspettative di vita. Insomma, siamo poco competitivi come economia ma perlomeno possiamo vantare un buono stato di salute (al primo posto c'è il Giappone) e siamo pure longevi.
Tornando alla classifica globale, la nostra competitività insomma non è cresciuta, e pur riconoscendo i suoi punti di forza - tra i quali le eccellenti condizioni di salute, la grande dimensione di mercato, una capacità innovativa di alto livello e buone infrastrutture - l'Italia viene spronata a fare di più: questo perché restiamo "l'economia avanzata che sta crescendo di meno". Nel rapporto, si sprona quindi il paese a "dare priorità al suo programma di competitività e crescita, rafforzando la sua forza e affrontando le sue debolezze".
Ma tra le economie europee siamo al posto più basso
Al primo posto della classifica globale, nella top ten si collocano gli Stati Uniti, seguiti da Singapore, dalla Germania, dalla Svizzera e dal Giappone. Seguono i Paesi Bassi, Hong Kong, il Regno Unito, la Svezia e la Danimarca. Prima di noi, la Francia (al 17esimo posto), la Spagna (al 26esimo) e anche la Cina (al 28esimo). Tra le economie europee, insomma, abbiamo il posto più 'basso': peggio di noi stanno il Portogallo (34esimo), Slovenia (34), Polonia (37esimo), Ungheria, Bulgaria e Romania (rispettivamente 48, 51 e 52esimo) e la Grecia (57esimo).
Per aumentare al massimo il suo potenziale di innovazione, l'Italia dovrebbe ulteriormente espandere la sua adozione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ITC), mentre il settore privato dovrebbe essere più aperto a nuovi modelli di business e a idee dirompenti assumendo in tal mondo un atteggiamento più positivo nell'assunzione di rischi.
Cosa dovrebbe fare l'Italia per migliorare sull'economia, secondo il WEF
Per il World Economic Forum, "il miglioramento dipende principalmente dalla modernizzazione del suo sistema finanziario e dell'amministrazione pubblica. Le ridotte prestazioni in questi pilastri si traducono in risorse insufficienti per finanziare investimenti innovativi e un alto livello di burocrazia che soffoca l'attività imprenditoriale". Non solo, ma gli esperti dell'organizzazione invitano anche a prestare un'attenzione particolare alla stabilità macroeconomica. Questo perché "anche se le finanze pubbliche sembrano essere sotto controllo, nel complesso, l'elevato debito pubblico e le incertezze sulla futura gestione della politica fiscale possono aumentare ulteriormente il costo dell'accesso al capitale per il settore pubblico e per le società private".
Nel dettaglio, le aree maggiormente considerate di forza, oltre alla salute sono le infrastrutture (siamo al 21 esimo posto) e il mercato del prodotto (siamo 30esimi) ma scendiamo al 79esimo posto come mercato del lavoro, come qualifiche (40esimo), per non parlare della stabilità macroeconomica (58esimi), delle istituzioni (56esimi) e dell'adozione di ICT (52esimi).
Italia bocciata anche sulle competenze digitali
All'interno poi di queste macroaree di studio sulle quali viene redatto il Rapporto, lasciamo a desiderare per quanto riguarda le competenze digitali della popolazione (siamo 64esimi), per non parlare della criminalità organizzata (crolliamo al 122 esimo). E, a proposito di infrastrutture, siamo scarsi per la qualità delle strade (54esimi) e dell'efficienza dei servizi ferroviari (49esimi). Siamo poi 64esimi come utenti Internet, e ancora peggio per il prolungamento della formazione del personale (104esimi) e per l'efficienza del sistema legale e giudiziario (137esimi).
Nel rapporto tra paga e produttività nel mondo del lavoro, scivoliamo poi al 127esimo, e per i costi elevati necessari ad avviare un'attività non andiamo oltre il 90esimo posto. Invece, per diritti dei lavoratori, ci collochiamo al 6 posto anche se per la partecipazione femminile al mercato del lavoro siamo al 60esimo: per pubblicazioni scientifiche al settimo. E come stato generale di sviluppo addirittura al quarto: ma non basta.